Quattro giorni dal grande colpo, ed io, in quei tempo, ero sempre rimasta chiusa nel piccolo ufficio di Jhon, dove controllava tutte le statistiche dei guadagni e si preoccupava di gestirli al meglio.
Mangiavo patatine in busta e bevevo Pepsi da troppo tempo ma, finchè sarebbe stato cibo gratis, me l'avrei fatto bastare ma credo che il mio stomaco volesse il contrario.
Avevo passato albe e tramonti a guardare la Tv ed era arrivato il momento di uscire e godersi un po di città con quei soldi che avevo rubato. La notizia arrivò anche a Meckenzie che all'inizio fu turbata ma alla fine non ci diede tanto peso, infondo, non erano fatti che potevano interessarle.
Spensi quel dannato televisore e, dopo essermi tolta la coperta dalle gambe, mi alzai ed andai ad aprire leggermente la finestra che dava sul parcheggio.
L'inverno in America era davvero stupendo, soprattutto alle 7.30 del mattino. Gli alberi erano completamente spogli, le poche auto che vi si trovavano erano ricoperte di neve come tutto il resto e, nonostante l'essere isolata e davvero poco conosciuta, l'7 mile di Bronzeville sapeva essere meraviglia lo stesso.
'Buongiorno Nicole, ben alzata, dormito bene sulla poltrona?'
Sapeva quanto fosse scomoda quella dannatissima cosa che mi stava rovinando la schiena ma Meckenzie voleva sempre essere spiritosa, e irritante.
'Benissimo.' le risposi, voltando poi verso di lei.
'Dalla tua espressione potrei capire il contrario, ma comunque, cosa ci facevi affacciata alla finestra?'
'In realtà nulla di importante.' dissi, per poi uscire da quello stanziono e dirigermi ad uno degli scaffali che contenevano il latte.
Sentii la porta dell'ufficio chiudersi e delle ciabatte venire verso di me.
Non avevo ma capito la cosa del 'sono vecchia e quindi non indosso piú le scarpe', sinceramente.
'Meck dai, mangio patatine da anni, concedimi del latte!' presi a dire prima della solita ramanzina.
'No Nicole, devi pagare per averlo.'
Il suo tono di voce era serio, volevo quasi pagarlo con i soldi che avevo ma, date le circostanze, si sarebbe insospettita troppo.
Non le risposi, ma da brava ragazza, le diedi un bacio sulla fronte e, dopo aver preso zaino e cappotto di jeans oversize, mi fermai sulla porta.
'Sei antipatica, ma hai ragione, quindi andrò a fare colazione fuori.' accennai un sorriso furbo, impaziente di una sua risposta.
'Stai lontana dalla spazzatuara altrui, non vorrei che qualcuno ti portasse via da noi.' e poi sorrise, appoggiando una spalla sul muro di fronte alla cassa.
'Finchè non troverò un lavoro, mi ritroverete sempre.' accennai, per poi farle segno di salutarmi Jhon appena sarebbe arrivato anche lui, credo stesse ancora a casa, dormendo.
'A dopo allora.' replicò Meck, io la salutai con la mano e mi incamminai per arrivare alla metro.
Quella mattina non c'era tantissima gente, quasi in tutti i vagoni ma eravamo a pochi giorni da Natale e, di solito, le persone tendevano a viaggiare durante quel tempo. Non si andava a scuola, non si lavorava, era il momento perfetto. Anch'io avrei voluto viaggiare, fotografare il mondo ma non potevo permettermelo come mille altre cose.
Tra una canzone e l'altra arrivai in centro, entrai in una caffetteria e odinai un cornetto alla marmellata di fragole. Non avevo tanta fame ed uno dei motivi che mi spinse ad entrare era l'aria calda che vi si trovava.
Mi servì una ragazza davvero gentile e, dopo averla ringraziata, pagai ed uscii.
La prossima tappa sarebbe stato un negozio di Steet Style, mi serivano nuove felpe e il Gold Things avrebbe fatto al caso mio.
Scattai un po di foto a tutto ciò che mi circondava e poi imboccai la strada per il negozio.
Amavo la fotografia, la trovavo arte, un modo per ricordare nel tempo, per non smettere mai di guardare. Mi sarebbe piaciuto diventare una fotografa o qualcosa che stesse a contatto con il mondo delle immagini ma quando provenivi da un ceto sociale povero, quasi nessuno ti dava attenzione. Avevo provato in qualche studio fotografico della zona ma cercavano chi aveva già esperienza. Mi chiedevo come avrei dovuto farla se non me l'avessero proposta, ma il mondo girava ai piedi dei ricchi, non certo intorno a me.
Tra un pensiero e l'altro mi ritrovai davanti agli occhi il mio paradiso e ci entrai.
Era un posto meraviglioso, pieno di skate, graffiti sulle pareti e, ovviamente, vestiti.
Il mondo della strada e della street art mi aveva sempre affascinato, lo trovavo un modo d'essere diverso.
Adocchiai una felpa semplice sulle tonalità del grigio ed una sul blu.
Non amavo i colori, ero una persona molto noiosa che conosceva solo poche sfumature di verde, l'unico vero colore che le piaceva.
Un commesso mi si avvicinò e mi accompagnò al camerino per provarmele, nonostante sapessi che mi sarebbero andate larghe, ma era quello che volevo.
Decisi di prenderle assieme a due pantaloni di tuta e due skinny jeans. Avevo denaro, volevo spenderlo e solo in quel momento mi resi conto di non averli nemmeno contati ma la cosa non mi interessava affatto.
Nonostante tutto, a me i soldi non importavano, nemmeno un po.
Dopo una breve pausa caffè, ritornai in centro soddisfatta dei miei acquisti. A Meck e Jhon avrei detto la solita balla cioè di averli trovati nei soliti cassonetti di vestiti destinati ai bambini africani.
Mentre camminavo per i vari negozi, vidi in una vetrina, una gonna bordeaux piena di strass e borchie. Odiavo quelle cose tutte brillantinate ma a Meck sarebbe andata fin troppo bene. Volevo regalarle qualcosa, e quindi, dopo non averci prensato nemmeno due volte, la presi.
Era Natale e volevo fosse felice.
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Different ||Louis Tomlinson
FanfictionNon è mai stato facile vivere, trovare il proprio posto nel mondo, dove sentirsi a casa, al sicuro, soprattutto per Nicole, 17 anni, da Chicago, Vancouver, sempre in fuga e in più paesi, ladra non professionista e alcolista non per scelta. Nata da g...