Non mi piaceva quel posto, e fin da subito, iniziai a pentirmi di essere arrivata li.
Forse non meritava nemmeno la mia presenza, il mio voler essere parte della sua vita ma, malgrado gli anni passati, non sapevo essere menefreghista, non con lui.
Era steso, in una camera d'ospedale sterilizzata, alla quale avevano accesso solo i medici, in coma. Non sapevo bene cosa l'avesse portato ad una simil cosa, ma i dottori erano stati chiari, o moriva o si sarebbe risvegliato con danni al cervello. Lo potevo vederlo attraverso un vetro, non sapevo cosa sentisse o capisse ma non mi importava, volevo solo sapere le sue condizioni.
Enric Foster non era stato un uomo, non era stato una persona da poter chiamare con quell'aggettivo.
Della sua vita e nella sua vita, non aveva mai fatto nulla, era sempre stato nel soggiorno di una casa popolare mentre leggeva qualcosa, credo un libro sulla nascita dell'universo o astronomia in generale.
Era intelligente, eccome se lo era, prima di iniziare a drogarsi. Forse non ti rispondeva col tono giusto, forse tendeva a non darti peso e forse non ti aveva mai abbracciata ma quel grande figlio di puttana, mi mancava. Infondo, se non fosse stato per il suo cibo in scatola o per i finti riscaldamente che riusciva a farmi immaginare nelle fredde giornate di un inverno passato, non sarei stata li, non sarei stata in nessun posto.
Non sapevo bene come sentirmi o cosa sentire, non sapevo bene come gestire le mie emozioni. Un lato di me avrebbe voluto ammazzarlo ma un altro lato, forse il più grande, avrebbe voluto vederlo vivere, di nuovo.
'Signorina Nicole, giusto?'
Una voce maschile mi distrasse, mentre usciva dalla stanza di mio nonno.
Alzai gli occhi e cercai di capire cosa volesse ma prima che potessi farlo, mi si avvicinò.
Credo fosse un medico abbastanza giovane, uno dei soliti che alle superiori sapeva come essere il primo della classe con i suoi occhiali enormi e con il suo maglione a quadri.
'Sì?' risposi, mentre lo ritrovai a pochi metri da me.
'Dovrebbe fornirci il suo numero di cellulare..' Il tono con cui pronunciò quella frase non era del tutto sicuro, come in quelle prima. Sapevo perchè lo volesse ma volevo chiedergli il motivo, comunque. Per un attimo abbassò gli occhi e si aggiustò con una mano il suo camice bianco. Era abitudinaria quella domanda ma non credo c'avesse fatto l'abitudine.
'Perchè?' mi limitai a dire.
'In caso di complicazioni..' Divenne rosso in volto, forse era troppo incerto di se stesso per quel lavoro. Non ne sapevo molto ma non credo bisognasse esprimere i propri sentimenti ai pazienti o ai loro familiari.
'Complicanze? La chiami morte e basta.' Mi stavo innervosendo, sentivo il sangue scorrermi più velocemente nelle vene. Avevo sempre odiato quei momenti, perchè lui non ci avrebbe rimesso nulla, sarebbe tornato dalla sua famiglia, da sua madre o cosa ne potessi sapere, ma io, avrei perso l'unica persona che aveva cercato di accudirmi, di crescermi e il suo essere dispiaciuto, per me, era così patetico.
'Potrebbe migliorare nel corso delle settimane.'
'Oh andiamo, sa meglio di me che non migliorerà, sa meglio di me quanto il coma possa essere bastardo, sa meglio di me quanto le sue condizioni peggioreranno di giorno in giorno, per non parlare del suo stato a sè, di quello che faceva quindi la prego di non trattarmi come se fossi una bambina che vede per la prima volta un ospedale.'
Il ragazzo non rispose, si limitò a darmi un pezzo di carta ed una penna, su cui poi scrissi il mio numero.
Non dissi altro, ero sfinita, in tutti i sensi. Mi chiedevo perchè le cose peggiori capitassero sempre a chi già stava male, a chi già aveva sofferto abbastanza.
'Migliorerà, lo giuro!' urlò il medico 'sfigato' mentre scendevo le scale d'uscita, mentre scendevo le scale di un vicolo buio.
Non sapevo cosa fare, non riuscivo a distogliere l'immagine di mio nonno dalla mente, mi faceva male la testa, sentivo le tempie scoppiarmi e gli occhi bruciarmi. Stavo piangendo, e non lo facevo da tanto. Mi sentivo debole, inutile, avevo bisogno di qualcosa ed era a due passi da li.
Uno dei locali più famosi di Chicago, ma famoso non per quante persone lo conoscessero, ma per quante sbronze si concludessero ogni
notte.
All'inizio tentennai ma poi andai, non avevo niente da perdere, non più.
STAI LEGGENDO
Different ||Louis Tomlinson
FanfictionNon è mai stato facile vivere, trovare il proprio posto nel mondo, dove sentirsi a casa, al sicuro, soprattutto per Nicole, 17 anni, da Chicago, Vancouver, sempre in fuga e in più paesi, ladra non professionista e alcolista non per scelta. Nata da g...