8.

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'Signorina, si sente bene?' ripeteva qualcuno mentre fissavo il vuoto in cerca di qualcosa che mi facesse distrarre dai pensieri.
Il mio sguardo si diresse, poi, verso uno dei quadri che erano presenti in quel bar del centro. Raffiguaravano due case completamente rosse, una bimba di una tinta verde ed il sole arancione.
'Lo dipinse mio zio qualche anno fa, ma non capii mai cosa volesse comunicare.' continuò il ragazzo dietro al bancone del thè.
'È strano.' dissi, guardando il biondino.
'Già, non capisco il perchè dei tre colori, perchè dominano solo quelli?' iniziò a pensare ad alta voce quando mi alzai in direzione della porta.
'Concentrati sugli oggetti, non sui colori.' esclamai per poi uscire.
Era una giornata di sole a Chicago, ma faceva pur sempre freddo. Non rubavo da un po, non sapevo che fine avesse fatto Louis, non accendevo mai il cellulare poiché non volevo contatti con i media, avevo iniziato a lavorare per Meck e Jhon, non andava così male e quando non c'era nulla da sistemare al supermercato, ero sempre quella ragazzina che camminava per la città col cappuccio in testa, le mani in tasca e il viso basso. Quella parte d'America la conoscevo già, non volevo riguardarla sempre, la lasciavo a più occhi che ancora non la conoscevano. Non aveva senso continuare a guardare qualcosa di cui già ne sapevo tutto, le mie pupille volevano sapere di più.
Osservai per un attimo l'orologio che mi regalò Meck qualche mese prima e segnava le 9.04 pm, dovevo tornare a casa ma prima volevo andare da Enric.
Il centro dall'ospedale non era molto lontano, sarei arrivata prima dell'orario di chiusura.

'Nicole! Che piacere vederti!' urlò due reparti prima Sammy, il medico sfigato ma che stava salvando la mia ragione di vita.
'Ehi ehi Sam, come stai?' e, come di routine, prima che finissi la frase, mi abbracciò.
'Tutto bene, anche il nonnetto sta meglio, sai, ieri ha iniziato a muovere le sopracciglia ed è un segno troppo positivo!' mi urlò nelle orecchie.
Iniziai a piangere per poi scappare via senza nemmeno spiegarne il motivo a Sam, senza nemmeno spiegarlo a me stessa.
Correvo verso casa con le lacrime che mi rigavano il viso, ero felice da star male. Forse non avrei riavuto lo stesso nonno ma il coma stava iniziando la sua fine, ed io mi sentivo bene.
Iniziai a capire il quadro del bar, il rosso era l'amore della famiglia, della casa, il suo calore.
E la bambina era verde per la speranza che non avrebbe mai lasciato nessuno, e, forse, ero io, indirettamente.
'Meck!' urlai mentre entravo.
'Nicole?' risposero dal reparto delle chips.
Non era possibile. Non lo era affatto. Improvvisamente mi si gelò il sangue, tutta la gioia svaní assieme al mio sorriso.
Dei passi si stavano avvicinando all'entrata ed io, impulsivamente, uscii fuori.
Avevo il respiro corto, mi girava la testa, forse per quanto avevo corso o per quanto mi era mancato, nonostante non volessi ammetterlo.
Avrei voluto scappare via ma non lo feci, mentre gli occhi di Louis stavano rincontrando i miei.

Oi oi personcine!
Vi sono mancata, vero?
Tralasciando queste stronzate, mi scuso per l'assenza, per aver cancellato gli ultimi capitoli ma la piega che aveva preso la storia, non mi stava piacendo affatto.
Non avevo idee però spero che questo ritorno vi possa piacere, a presto. x

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2016 ⏰

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