I'm Ashton.

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10 Gennaio

La camera era bianca e si sentivano i soli respiri di Grace accompagnati dal Bip del misuratore di battiti.
La ragazza era nel suo letto seduta in attesa dell'infermiere, i capelli corti le solleticavano appena il collo.
Non le erano mai piaciuti i capelli lunghi, li aveva sempre portati sopra la spalla, più comodi diceva.
Era assorta nei suoi pensieri quando qualcuno bussò alla porta.
-Avanti.- disse quasi in un sussurro.
Un ragazzo entrò e subito Grace capì che non poteva essere l'infermiere, era troppo giovane.
-Oh scusami tanto, credo di aver sbagliato stanza...- disse freddamente e con una punta di acidità.

I suoi occhi erano assenti, come persi in un ricordo e lei se ne accorse subito.

-Non preoccuparti.- disse imbarazzata.

Lui spostò finalmente lo sguardo sulla ragazza e notò  gli occhi stanchi delineati da occhiaie scure, in contrasto con quella punta di rosa che le aveva tinto le guance. Improvvisamente sorrise assuefatto dai ricordi e si avvicinò al letto della ragazza porgendole la mano-Beh, io sono Ashton.-
Lei annuì stringendogliela debolmente e sussurrando il suo nome ancora più imbarazzata pera confidenza che tutt'un tratto aveva tirato fuori quello sconosciuto.
Il ragazzo sorrise ancora, stavolta con una punta di malinconia, pensò a quanto fosse bella con quei capelli nero corvino, corti e ribelli e quegli occhi verdi e si chiese cosa ci facesse lì, in quel letto d'ospedale.

I due si osservarono per momenti interminabili, apparentemente ignari del fatto che si stessero fissando. Grace si sentiva attratta dallo sguardo di lui, magnetico, ma che nascondeva pensieri indecifrabili. Pensò al fatto che non le aveva nemmeno chiesto il permesso di restare in camera, ma in fondo, pensò, che un po' di compagnia non le dispiaceva.
Si concentrò suoi particolari, sulla bandana rossa messa ad incorniciare il suo viso, sui riccioli biondo scuro, sugli occhiali grandi che gli nascondevano appena gli occhi color grano.

-Cosa ci fai qui Grace?- chiese il biondo forse inopportunamente.

La ragazza pensò a cosa rispondere, cercando di cacciare via le immagini dell'incidente.
La macchina che sbandava, l'urlo acuto di sua madre e gli occhi di suo padre.
Il silenzio riecheggiava nella stanza, Ashton osservava la mora male dicendosi per la domanda poco opportuno, ma aspettando al tempo stesso una risposta che mettesse freno alla sua curiosità.

-Un incidente.- rispose la ragazza velocemente.
-Mi dispiace.- disse lui di rimando.

La ragazza lo guardò, un sorriso sincero era dipinto sulle sue labbra.
Gli dispiaceva veramente per lei? O fingeva come tutti gli altri?

-E tu? Come mai qui?- chiese Grace.

Il biondo rimase impietrito, "di certo non posso dirle la verità", pensò. Quella verità che ancora lo torturava la notte e di cui non aveva mai parlato. Mentì.

-Analisi.-rispose prontamente e senza lasciar trasparire emozioni.

La ragazza lo osservò confusa non capendo come possa essere capitato lì in quella stanza, ma un "toc toc" le impedì di porgere la domanda.

-Avanti!-esclamò lei.

Una donna sulla quarantina varcò la soglia con dei medicinali in mano e un espressione interrogativa in faccia, sicuramente si stava chiedendo cosa ci facesse un ragazzo qui.

Le si colorarono di nuovo le guance, stavolta di un rosso intenso, a testimoniare l'imbarazzo di quel momento. Ashton si lasciò andare una risata composta e decise di dileguarsi.
-Ci vediamo presto, Grace.- la salutò lui.
-Oh, beh, si a-a presto.-gli rispose lei con le guance ancora arrossate per la vergogna.

Così Ashton uscì dalla camera con un sorriso contagioso, pensando a quanto fragile e bella fosse la ragazza della camera 26 e ripromettendosi di scoprire ogni piccolo dettaglio di lei.

Hurricanes [5SOS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora