I will try to fix you.

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16 Gennaio.

Ashton si svegliò presto quella mattina, forse perché sapeva che oggi Grace sarebbe uscita o forse perché un Calum ubriaco stava bussando alla porta di casa sua.

-Cosa cazzo ci fai ubriaco davanti casa mia alle sei di mattina Calum?!- gli chiese vedendolo accasciato sulle scale.
-Ho perso le mie fottuitissime chiavi di casa amico.- disse ridendo.

Calum affogava i suoi dispiaceri nell'alcol pensò il biondo che intanto si era avvicinato all'amico, l'aveva preso per le spalle e aiutato ad alzarsi.
-Puzzi d'erba e di alcol!-Gli urlò-Dove cazzo sei stato?-
-Solito.-rispose l'altro facendo riferimento al Bar che Ashton conosceva bene.

Salirono le scale ed entrarono in casa, il biondo poi aiutò l'amico a stendersi sul divano e dopo avergli portato un bicchiere d'acqua parlò.

-Oggi viene a casa mia e non voglio che lei ti trovi qui in queste condizioni quando arriva.-

Calum spostò i suoi occhi nocciola su quelli grano dell'amico e un espressione divertita gli si dipinse sul volto.

-La ragazzina? Hai paura che si traumatizzi?-

Ashton lo fulminò con lo sguardo poi-Non parlare così di lei- gli disse a denti stetti.

Il moro non sapeva mai quando parlare e quando star zitto e in quel momento come sempre sbagliò.

-Oh il paparino è geloso per caso?-disse ancora ridendo

E la risposta era si, lui era geloso, ma non sapeva nemmeno perché e poi era troppo orgoglioso per ammetterlo così-Fatti i cazzi tuoi Hood!- rispose all'amico che sembrava essere collassato sul divano.

La giornata di Grace invece iniziò con il biglietto di Ashton, che la fece diventare rossa in viso proprio come il ragazzo aveva predetto. Un'infermiera poi l'aiutò con le valigie, così che alle otto la ragazza con le sue stampelle era nel corridoio pronta ad aspettare il biondo e zia Madison, come sempre in ritardo.

Il ragazzo intanto, dopo aver buttato fuori casa un Calum ormai ripreso dalla sbornia, era salito in macchina e aveva iniziato a guidare in direzione dell'ospedale e ora stava girando come un matto per cercare parcheggio mentre inveiva contro le macchine parcheggiate male.

-Ma come cazzo parcheggia la gente.- disse furioso correndo verso la porta scorrevole dell'ospedale che si aprì appena lui ci si trovò davanti.

Corse ancora per i vari reparti cercando la camera 26 e quando si fermò per riprendere fiato, una voce lo chiamò.

-Ash!-

Lui le corse incontro e quando le fu abbastanza vicino, lei gli saltò addosso con così tanta forza che il biondo faticò a mantenere l'equilibrio. Era così felice e anche il ragazzo lo era, perché quando lei lo stringeva fra le braccia lui si sentiva tornare indietro a quando ancora non aveva mai messo piede nell'ospedale, a quando ancora non conosceva quella dannata camera che ora forse dannata non poteva definire più, perché era solo grazie a quella che ora si ritrovava fra le braccia di Grace.

Quando arrivò, zia Madison, trovò i due ragazzi ancora abbracciati e subito ridendo chiese spiegazioni.

Ad ogni domanda la mora arrossiva violentemente e così la donna capì subito che quella non era una semplice amicizia, come aveva detto Ashton, ma ben altro.

-Oh su giovanotto, aiutami a portare le valigie che qua io ti devo fare un bel discorsetto.- aveva detto poi fra un sorriso e l'altro.

Così il biondo aveva preso le valigie e si era affiancato alla donna che ancora sghignazzava mentre Grace li seguiva sperando che sua zia non dicesse niente di vergognoso.

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