Capitolo 1 - The first time

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La famiglia Raia era un casino. Forse per questo Gennaro era uscito fuori così: un casino. E gliene davano pure la colpa. Gennaro aveva lasciato la scuola, perché proprio non faceva per lui, non perché fosse stupido. Anzi, possibilmente un calcolo del QI non gli avrebbe dato un punteggio minore di 140. Ma la sua intelligenza non stava scritta sui libri di testo. Andava a lezione tenendo gli spartiti sopra i quaderni per gli appunti, spostandoli solo se gli veniva in mente un testo e aveva bisogno di scriverlo.
La famiglia Raia era così tanto un casino che quando Gennaro aveva deciso di lasciare la scuola, i suoi avevano deciso di non mantenerlo più. Quindi si era rimboccato le maniche, e si era chiesto "quale lavoro figo posso fare?". Pensò di avere solo 18 anni, pensò che doveva essere grato se lo avessero preso come cameriere da qualche parte. Ma si è capito, Gennaro non seguiva quello che avrebbe fatto la maggior parte dei ragazzi della sua età. Lui prese la situazione come un'occasione per tirare fuori quegli spartiti tenuti nascosti tra i libri tanto pesanti.
All'inizio, sì, lavorò davvero come cameriere. Per un anno. Pensava spesso che forse sarebbe stato meglio restare a scuola. Ma per essere felice gli mancava una cosa: una chitarra nuova. Ne aveva una di quando era bambino, e gli servivano i soldi per comprarne un'altra. Quindi per un anno sopportò a denti stretti.
Dopo l'ultimo turno di lavoro entrò in un negozietto di musica e prese una chitarra acustica, nera, che aveva adocchiato da un po'.
Il negozietto non era affollato. C'erano solo lui, il negoziante e un altro ragazzo, più o meno dell'età di Gennaro, che guardava una tastiera. Il ragazzo notò subito gli occhi raggianti di Gennaro mentre pagava fieramente quella chitarra che si era guadagnato. Lo guardò uscire con lo strumento già sulla spalla, diretto verso il centro con un sorriso stampato in faccia. Sorrideva male, si capiva che non era abituato. Forse aveva anche dimenticato come sorridere.
Gennaro era così perso nel suo mondo che nemmeno si accorse dell'autobus che passava, quindi camminò per quasi mezz'ora. Teneva la testa bassa, ma sotto il ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sugli occhi si nascondeva uno sguardo pieno di aspettative.
Si ritrovò, senza accorgersene, in centro. Era il posto più affollato di Somma Vesuviana e non c'era comunque molta gente. Gennaro si guardò intorno come se avesse le visioni. Immaginò di stare su un palco di fronte a migliaia di persone, invece si era semplicemente seduto su un marciapiede sporco.
Tirò un sospiro ad occhi chiusi e prese in mano la chitarra nuova, già accordata. Suonò il primo accordo, e vide che un paio di persone si erano girate a guardarlo. Questo lo fece bloccare. Si rese conto che effettivamente non stava strimpellando qualcosa in camera sua, ma si trovava davanti ad altra gente, e quella gente ora aspettava il secondo accordo. Nascosto dietro l'angolo, aspettava anche il ragazzo del negozio di musica.
Gennaro cambiò fantasia: adesso aveva otto anni e stava suonando di fronte alle sue macchinine e ai suoi scacchi di Harry Potter. Era tutto ciò con cui si sfogava. Quindi pensò di partire proprio da questo.
La melodia di Oceans iniziò a comporsi da sola sotto le sue dita graffiate, le parole del ritornello che lo rispecchiava così tanto uscirono spontanee.
Ogni giorno tornava in quel punto del centro e guadagnava pochi soldi. Dietro lo stesso angolo stava sempre il ragazzo del negozio. Lo aveva seguito il primo giorno e non riusciva a smettere di tornare là per sentirlo suonare. Stava nascosto per non dare dell'occhio,perché se lo avesse visto probabilmente lo avrebbe preso per stalker. Da dietro quell'angolo osservava come si muoveva sulla chitarra e al secondo giorno aveva già imparato tutta la canzone. Nella sua testa gli venivano in mente alcuni suggerimenti che avrebbe potuto dargli, e nello stesso tempo trovava ogni volta qualcosa di buono che poteva prendere da lui.
Gennaro suonava inconsapevolmente per quel ragazzo ormai da una settimana. Quello, il settimo giorno, stava tornando al suo solito posto, invece trovò la stradina sbarrata da un paio di transenne. Dei cartelli avevano scritto "lavori in corso". Stava quasi per andarsene,ma in quel momento arrivò Gennaro a sedersi al suo solito posto. Iniziava ad avere un piccolo pubblico,e quel giorno si aggiunse il ragazzo del negozio, perché davvero non riusciva a rinunciare all'ascolto monotono di quella canzone. Anticipava i versi che Gennaro doveva ancora cantare, solo mimandoli, ma per sbaglio si lasciò uscire "this water mixed my blood" a voce troppo alta. Gennaro smise di suonare, e la gente che lo circondava si girò verso il ragazzo che aveva cantato. Lo guardavano male, come se fosse il brutto anatroccolo. Ma non Gennaro. Lui gli sorrise, e riprese a suonare tranquillamente. Con una differenza, però. Non distoglieva gli occhi da quelli del ragazzo del negozio.
Quando iniziò a fare buio, Gennaro si alzò, sistemando le sue cose per tornare alla sua casa infernale. La folla iniziava a disperdersi, ma il ragazzo era ancora lì. Aspettava che Gennaro finisse di prepararsi. Aveva finalmente trovato il coraggio di rivolgergli la parola, e trovare il coraggio non era affatto una cosa semplice per uno come lui.
Quando Gennaro si girò con la chitarra in spalle sussultò vedendo di essere in compagnia. Istintivamente arretrò per lo stupore, ma poi capì presto che era un gesto insensato, quindi tornò sui suoi passi.
-Conosci la canzone,quindi.- disse al ragazzo del negozio.
-Veramente, conosco te.
Da qui Gennaro capì che lo aveva ascoltato ogni giorno. Aveva un fan. E non sapeva ancora che sarebbe diventato molto più importante di un semplice fan.
-Mi chiamo Gennaro Raia, per gli amici Genn.-e gli porse la mano.
-Mi chiamo Alessio Iodice, per gli amici Alex.-e strinse la mano che aveva davanti.
Una scossa li percosse entrambi.

we wagliò (restiamo in tema baell). seguo gli urban strangers da abbastanza mesi da definirmi pazzamente innamorata di loro e della loro musica, e come per la newtmas ho pensato che il modo migliore per sclerare fosse...scriverci su. Quindi, scriverò della Gennex, ma ci tengo a precisare dall'inizio che non intendo la Gennex come coppia ma solo COME AMICI. Non li shippo assolutamente come fidanzati. Comunque, so bene che alcuni tratti della città e delle famiglie che scrivo sono inventati e infondati, anche alcuni tratti del loro carattere non posso esprimerli con certezza perché ho parlato con loro solo relativamente. Quindi,prego tutte le fangirl di non uccidermi se qualcosa non combacia,perché questa è una fan fiction, non la loro biografia. E spero che se un giorno questa arriverà ad Alex e Genn non se la prenderanno se ho immaginato una qualche vita per loro. Detto questo, spero vi piaccia la storia!

Urban Strangers || GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora