-Genn? GENN!
Alex si trovava sopra Gennaro, disteso nel mezzo del marciapiede. Chissà come gli era arrivata quella gomitata, ma lo aveva steso completamente. Aveva perso i sensi senza nemmeno accorgersene. E Alessio non se la passava meglio. Un'ombreggiatura viola gli circondava l'occhio sinistro,scendendo fino al labbro, da cui usciva del sangue. Non era svenuto per miracolo. Ricordava poche volte in cui aveva avuto questa fortuna.
Iniziò a dare schiaffetti leggeri a Gennaro, poi sempre più forti, per farlo svegliare. Lo chiamò un'altra volta, e lui si mise a sedere urlando. "Sono ancora qua", pensò. "Quando i cani ti attaccano,urla.". Così gli avevano insegnato da bambino. Quando lo avevano picchiato le prime volte, aveva assimilato i bulli ai cani da cui aveva imparato a scappare. Urlava il più possibile ogni volta che li vedeva. Smise di farlo quando, crescendo, capì che bulli e cani non erano la stessa cosa. Ma ancora non riusciva a liberare tutta la sua voce quando li sognava. Sentendo le mani di Alessio che colpivano la sua faccia, Genn ebbe tanta paura da fargli avere gli incubi.
Alex cercò di tenerlo dalle spalle, e gli urlò in faccia anche lui per risvegliarlo del tutto. Vide il viso di Genn che si rilassava prima di assumere ancora un'espressione tra la tristezza e la paura. Ma stava bene, a parte qualche graffio. Alex sentì, a quel punto, di potersi lasciar andare. Si prese la testa pulsante tra le mani, cercando di farla smettere di minacciare di scoppiare e allo stesso tempo cercava di non toccarsi i lividi doloranti. Genn lo guardava senza parole. Quasi si sentiva in colpa per esserne uscito solo con una botta alla testa, mentre Alex era stato picchiato a sangue. Sapeva bene che non gli sarebbe andata così male se lui non fosse stato così...egoista da lasciare che se la prendessero soltanto con lui, pur di salvarsi la pelle. Ormai poteva solo consolarlo.
-È finita, Alex. Sono andati via.
Gli mise una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo. Alex alzò gli occhi verso di lui. Non era deluso. Era troppo buono per esserlo. Non aveva pensato per un solo secondo che Gennaro si fosse nascosto per cattiveria. Probabilmente, sarebbe scappato anche lui se ne avesse avuto l'occasione.
Si alzò da terra, rifiutando la mano che Genn gli stava porgendo. Nemmeno si accorse che questo gli fece pensare che se la fosse presa. Alessio voleva solo dimostrare di essere forte, non di essere arrabbiato. Capì di essere stato frainteso solo quando Gennaro giró i tacchi, allontanandosi da lui.
-Dove vai?
Genn si girò di nuovo verso Alex. Perché lo stava chiamando? Lo vide aprire il portone e fargli cenno di entrare. Lo fece con un sorriso smorzato dalle ferite, ma pur sempre un sorriso sincero. Vedendo che Gennaro non si muoveva, andò direttamente Alessio a prenderlo. Voleva davvero che stesse da lui. Quel ragazzo gli ricordava così tanto sé stesso che avrebbe fatto tutto quello che avrebbe voluto facessero gli altri quando era stato lui ad averne bisogno. In effetti, ne aveva bisogno anche in quel momento. Ma ancora una volta non riuscì a pensare con malizia: non fece caso all'indifferenza di Genn. Che poi, in realtà, indifferente non lo era affatto. Era solo che non sapeva come migliorare le cose.
Salirono a casa di Alex. Una casa non tanto grande, ma accogliente, che si apriva su un soggiorno con il camino finto.
-I miei sono fuori città. Fa come se fossi a casa tua.-disse lanciando il giubbotto di pelle sintetica sul divano dello stesso materiale, come per confermare che in quel posto Genn avrebbe potuto finalmente rilassarsi e sentirsi il benvenuto. Poi andò in cucina a farsi un panino, lasciando il suo ospite ad ambientarsi.
Gennaro, guardandosi intorno, non poteva non fare caso a quanto fosse silenziosa quella casa. Gli scappò un sorriso che gli fece levare dalla testa anche la preoccupazione di cosa avrebbero potuto dire i suoi genitori. Anzi, forse gli avrebbero detratto quella notte dall'affitto. Si buttò a peso morto sul divano, scatenandosi un dolore alla tempia che aveva dimenticato di aver battuto, e si sforzò di sentirsi più leggero.
Dall'arcata che divideva la cucina dal soggiorno, Alex osservava il comportamento di Genn. Quella spensieratezza nel buttarsi sul divano gli fece venire da ridere. Chissà se oltre a pagare il suo stesso letto si era mai cucinato un pasto da solo. Effettivamente, almeno quello lo faceva sua madre. Diciamo che il pagamento includeva pernottamento e pensione completa. Istintivamente, Alessio preparò anche per Gennaro un panino salame e formaggio, sperando che gli piacesse. Non pensava al fatto che stesse peggio di lui. Non pensava quasi mai a sé stesso.
Tornò in soggiorno e porse il panino a Genn.
-Spero ti piaccia.
Ebbe la risposta quando i suoi occhi si illuminarono. A questo punto, Alex iniziò a pensare che sì, sua madre poteva anche cucinare per lui, ma cosa gli cucinava se un panino sembrava così allettante? Genn lo divorò in pochi minuti, tra un singhiozzo e l'altro per la troppa foga con cui lo aveva ingurgitato, e Alex era ancora a metà.
-Così starai male.-rise.
In tutta risposta, Gennaro si rimise disteso, senza curarsi di togliere le scarpe per non sporcare il divano bianco.
-Sei un buon paninaro. Se in futuro comprerai un furgoncino ci potremo mettere in società.
Scherzarono su un futuro da venditori ambulanti per tutta la sera. Poi Alex tirò fuori un DVD a caso dalla sua collezione di film e documentari. Guardò compiaciuto il titolo che aveva scritto lui stesso su quel disco.
-Ti piacciono i Nirvana?
Genn finse di essere indignato per quella domanda, e gli strappò il DVD di mano.
-Ma certo che no.- rispose ironico mentre accendeva il lettore.
"Rape me" risuonava a tutto volume mentre i due ripercorrevano la storia dei Nirvana dall'origine alla disfatta di Kurt Cobain. Alex arpeggiava in aria quella canzone che conosceva a memoria, canticchiando le semplici ma efficaci parole del testo. Del resto, lo faceva anche Genn, con più enfasi e meno misticità rispetto ad Alex. Guardando in basso, si soffermò sulle mani di Alessio.
-Tu suoni?
Alex gli sorrise. Venne a galla il desiderio che forse era stata la ragione più grande che lo aveva spinto a portare Gennaro a casa sua. Sperava si accorgesse delle sue mani che fingono di tenere un plettro.
-Sì. Veramente, mi piacerebbe suonare con te.ragaaa ho avuto un'idea. proveró a intitolare ogni capitolo, quando possibile ovviamente, con il titolo o una frase di qualche canzone degli US. che ve ne pare?
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Urban Strangers || Gennex
FanfictionLe storie di due ragazzi che s'incrociano irreversibilmente. Un'amicizia destinata a durare oltre i limiti immaginabili dall'essere umano. La strada per realizzare i sogni che avevano da bambini si aprirà per Gennaro e Alessio?