Capitolo 7 - It's too late for turning back

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Alex deglutì mentre i quattro ragazzi si avvicinavano a lui. Avrebbe voluto indietreggiare, ma sapeva che non sarebbe servito. Ormai non aveva più nemmeno paura quando Tony, dopo che gli altri lo avevano messo fuori gioco, caricava per l'ultimo pugno che -ogni volta- minacciava di spezzargli il collo. L'unico timore che aveva era per il dopo: come nascondere i lividi, come far passare il dolore cercando di non intossicarsi con le medicine...ora, il problema era anche giustificare Gennaro per averlo lasciato solo un'altra volta. Era un codardo, ecco la verità. Scappava dai bulli come scappava dalla vita.
Allargò le spalle, cercò di farsi grosso per dimostrare di essere pronto ad affrontarli.
-Oh oh, il frocetto non ha paura, Tony.- fisse un ragazzetto magro ma più alto di Alex, scheletrico che sembrava poter volarsene via con un soffio di vento. Alessio si chiese perché, contro di lui, non avesse mai reagito.
-Zitto, Due.- lo zittì Tony. Solo lui era autorizzato per le offese verbali, e chiamare gli altri con i numeri rimarcava questo suo inalienabile diritto. Effettivamente, proprio lui probabilmente era il più fragile. Arrivava si e no alla spalla di Alessio, aveva le gambe storte e l'unica cosa che lo rendeva minaccioso era il dente spaccato che mostrava tanto fieramente. Lui sosteneva di esserselo rotto facendo a pugni con un gruppo di studenti, ed era stato il prezzo per aver avuto la meglio. Alex sapeva bene che se lo era rotto andando in bicicletta. Offendere a parole era la sua unica abilità.
-Allora, ti sei trovato il fidanzatino, ho notato.- continuò Tony.
-Non...non è il mio fidanzatino. Non sono gay.
Il gruppetto esplose in una risata.
-Sì, certo, come no. Ragazzi,-si voltò verso gli altri-ricordiamo al nostro amico cosa succede ai frocetti come lui?
Alessio cercò di restare calmo, di respirare regolarmente mentre sapeva già cosa lo aspettava. Stringeva i denti, si mordeva la lingua. Perché aspettavano per colpirlo? Quella parte, quando gliene dicevano di tutti i colori, era ancora peggio dei pugni. Tre -grassottello ma maledettamente forte- si schioccò le dita, come un segno di avvertimento.
-Vai prima tu, Uno.
Lui era una specie di comandante in seconda, l'unico che quando Tony era di buon umore aveva la speranza di essere chiamato per nome. Si fece strada tra i suoi compagni, piantandosi davanti ad Alessio. Un sorriso sgorbio, un semplice ghigno formato dall'angolo della bocca, gli solcava il viso mentre si divertiva a tormentare Alex con l'attesa del primo colpo.
-Facciamola finita, per favore.- sussurrò. E Uno lo accontentò.
Il primo colpo andò dritto sullo stomaco, come i successivi, resi più insopportabili dalla mano che spingeva Alex verso il pugno chiuso del suo avversario. Nemmeno il tempo di rimettersi dritto che una ginocchiata gli arriva potente sui genitali. Tra i suoi confusi che recepì c'erano le parole "ora vediamo come te lo scopi". Piegato in due dal dolore, una gomitata sulla schiena lo stende, facendolo crollare con la faccia per terra. "mi sono rotto il naso" pensò.
Tony si avvicinò ad Alex, ancora accasciato a tenersi il naso sanguinante.
-Questo succede a chi si diverte a fare il frocetto in giro.- per rimarcare il concetto, gli pestò la schiena con forza, rigettandolo al suolo, dopo che aveva faticato tanto per alzarsi di una ventina di centimetri. Poi, se ne andarono senza dire nulla, semplicemente ridacchiando tra di loro.
Alessio cercava di nascondere il telefono, quando un paio di Converse gli si piantò davanti.
-Tu...che cosa vuoi.
Gennaro era rispuntato dal suo nascondiglio, e ora gli stava di fronte, con le mani che si torturavano a vicenda.
-Scusami.
-Non di nuovo.- si alzò, ignorando il dolore, sovrastato dalla rabbia. Genn lo guardò che si allontanava zoppicando, con una mano sullo stomaco e l'altra sul naso. Uscì dal locale, e Gennaro si sedette sul gradino che portava al palco. "Non merito una persona così". La testa tra le mani, il cellulare in tasca. Iniziò a tremare, come la prima sera a casa di Alex. Ma stavolta nemmeno ci provò a resistere.

Circa un'ora dopo, tornò a casa di Alex, ancora con la testa incasinata dalla sua via di fuga. Trovò il portone aperto, ma la porta d'ingresso era chiusa e Genn provava la brutta sensazione che Alessio non gli avrebbe aperto.
Iniziò a suonare compulsivamente il campanello, fin quando l'altro non andò ad aprirgli. Era arrabbiato, si vedeva lontano un miglio. Non lo salutò, ma lasciò la porta aperta -secondo Genn- per lasciarlo entrare. In realtà, Alex aveva già portato all'ingresso la roba dell'amico e la stava buttando sul pianerottolo.
-Alex...che stai facendo?...
-Ti voglio fuori di qui.- gli rispose freddo.
-Che cosa ho fatto di male...
Alessio smise per un attimo di trascinare l'amplificatore. Guardò Gennaro negli occhi e scoppiò in una risatina isterica. Davvero non capiva quale fosse in problema? Poi notò la sua espressione...era fatto, di nuovo. Non avrebbe più tollerato quella situazione.
-Esci.- disse, spingendo l'amplificatore contro le gambe di Genn per portarlo fuori dalla sua casa.
-Alex, mi dispiace!
-Ti dispiace cosa?!- la voce si alzava di tono, iniziava ad incrinarsi... -Di avermi lasciato solo, di nuovo, o di aver perso una bella casa, di nuovo?!
Gennaro restò in silenzio. Deglutì la risposta che avrebbe voluto dare, implorando che la droga non prendesse il sopravvento sulla sua mente. Ma il silenzio stesso diede ad Alessio la risposta che aspettava.
Gli lanciò un ultimo zaino, dove aveva messo anche il testo da loro composto. Ce n'era anche un altro, che Genn ancora non aveva visto perchè Alex ci aveva lavorato da solo, di nascosto, per fargli una sorpresa. Lo spinse ancora un po' oltre l'uscio. Disse un'ultima cosa prima di chiudere, con tutto il veleno che aveva in corpo.
-Buon compleanno, Gennaro.
Erano le 00:13.
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scusate per l'attesa, come ho già detto è stato un periodo un po' così...
cooomunque volevo chiedervi una cosa davvero importante:
c'è la mia amica xbooksaddicted che sta scrivendo una storia davvero molto bella e sarebbe ancora più bello se la leggeste. la storia si chiama "air shadow", e per chi mi segue sin da "wanderwall" saprà perché mi sta a cuore anche questa storia,a parte il fatto che è scritta benissimo! non faccio praticamente mai pubblicità, ma lei merita. e un bacino glielo dedico u.u
http://w.tt/1T9LPVn

Urban Strangers || GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora