Capitolo 8 - So why don't you kill me?

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Gennaro camminava solo per le strade di Somma. Era il suo compleanno e per le strade circolavano solo i gatti in cerca di cibo tra i bidoni della spazzatura. "Bel compleanno di merda" pensò. Eppure, se l'era cercata, e lo sapeva bene. Ma per quanto si sforzasse di cambiare, non riusciva mai a diventare una brava persona e questo era il primo motivo per cui la sua amicizia più lunga era durata-forse- un paio di mesi.
Si rifugiò in un vicolo dove sapeva che avrebbe trovato ciò di cui aveva bisogno.
-Vuoi roba forte?- disse una voce avvolta nell'ombra.
-No, grazie, per adesso solo fumo.- rispose Genn, avvicinandosi a quell'angolo scuro della strada.
Una mano pallida quanto quella di Gennaro si protese verso di lui, tenendo un pezzo grigio di fumo grande un paio di centimetri quadri. Genn lo prese e con l'accendino iniziò a farlo sciogliere, e così si riscaldò anche le mani in quella fredda notte di febbraio.
-Hai bisogno d'aiuto?-chiese la figura misteriosa. Genn gli rispose con un cenno del capo, facendo capire che se la cavava da solo. Reggeva in bocca un filtrino che già aveva preparato durante la strada. Con la mano libera si asciugò il naso e prese la cartina e il tabacco, a cui mischiò il fumo ormai spezzettato. Gli tremavano i polsi mentre cercava di rullare il tutto.
-Prima che sprechi la mia roba, dammi i soldi.
E Gennaro cacciò fuori dalla tasca tre euro, beccandosi l'occhiataccia del ragazzo.
-È tutto quello che ho, ti cerco domani per il resto.- si giustificò, tirando la prima boccata. Assunse quasi subito un'espressione meno tesa, e vedendo quanto stesse male il tipo lo lasciò in pace.
Gennaro si mise seduto su un gradino, fumando con tiri profondi. All'ennesimo colpo di tosse, notò una sagoma leggera sedersi accanto a lui. Provò a non farci caso fin quando non parlò.
-Brutta giornata, eh? Hai da accendere?
Genn evitò la prima domanda e semplicemente passò l'accendino. La fiamma illuminò il volto truccato di una ragazza con la frangetta.
-Allora? Sei sordo?- insistette quella.
Gennaro sbuffò, appoggiando la testa sulla porta della casa abbandonata alle sue spalle.
-Ho litigato con una persona.
-La tua ragazza?-chiese Frangetta ridendo.
Gennaro scosse la testa.
-Un mio amico.
-Farete pace, voi maschi fate sempre pace.
Genn non le disse più nulla.
-Comunque, io sono Erica.*- disse, porgendogli una mano che Gennaro non strinse, col suo solito atteggiamento di superiorità.
-E io Gennaro.
Genn iniziò a canticchiare la canzone che aveva scritto con Alex, così, per istinto. Era andato a rifugiarsi per non pensare a lui e lui, invece, faceva capolino prepotentemente dal suo subconscio. Mimava il gesto di suonare la chitarra, s'impegnava negli acuti come quando cantavano insieme e voleva renderlo fiero del lavoro.
-È carina la canzone.
-L'abbiamo scritta io e Ale.
Erica gli si avvicinò ancora di più, sporgendosi in avanti per guardarlo in faccia.
-E chi è Ale?
-Il mio amico.- rispose ridendo. Era vero. Alessio era il suo amico, l'unico che avesse e lo aveva trattato come merda sotto le scarpe.
-Fumerai ancora per tanto?
-Veramente, pensavo di andare a bere un certo punto.- disse con fare da saggio. Il sarcasmo era la sua unica difesa**.
Erica si alzò il piedi e invitò Genn a fare lo stesso. Quando la guardò riluttante, lei gli indicò un bar poco oltre il vicolo, dall'altra parte della strada. Gennaro si convinse quindi a seguirla.

-Vodka liscia. Un'altra.
Gennaro continuava a bere nonostante avesse già bevuto con Alex. Ma non gl'importava. Sperava solo di dimenticare quella serata. Erica, invece, sembrava intenta solo a fare conversazione, anche se si vedeva che non le importava davvero delle risposte che riceveva.
-Quindi, quanti anni hai?
-Oggi 20. È il mio compleanno. Woh-oh!- disse con finto entusiasmo.
-Allora il prossimo lo offro io.- e con un cenno della mano disse al barista di versare altra vodka nel bicchiere di Genn, e lui accettò senza farsi pregare. Scosse la testa con gli occhi strizzati per la gola che gli bruciava.
-Forse è meglio che smetta.- disse scendendo dallo sgabello. Stava per allontanarsi quando Erica lo prese per la spalla, tirandolo di nuovo verso di sé.
-Aspetta, il tuo compleanno è appena cominciato.
Dicendo così gli mise le mani attorno al collo e, avvicinandosi a lui in modo sensuale, leccandosi il labbro inferiore e guardandolo negli occhi, lo bacia. Prima delicatamente, poi sempre con più insistenza. Gennaro inizialmente oppone resistenza, restando fermo come un bastone. Ma man mano che l'alcol fa il suo effetto le poggia le mani sui fianchi e accetta la sua lingua baciandola con la stessa passione di lei.

Alex stava seduto sul divano, picchiettando col piede sul pavimento, le mani sulla testa reclinata oltre la spalliera del divano. Aveva fatto bene? Gennaro era ubriaco e spaventato, forse per questo aveva agito d'impulso. Non era il suo Genn ad agire, erano tutti gli shot che aveva bevuto. Ma ogni volta che si convinceva di questo, si ricordava del loro primo incontro. Anche se, pure là, lo giustificava: non si conoscevano ancora abbastanza per pretendere spirito di sacrificio. Ed era il suo compleanno. Erano i suoi 20 anni ed era senza una casa e solo, come un barbone sotto un ponte.
Non ci pensò due volte. Pochi minuti dopo aver cacciato Genn, si mise il giubbotto e uscì per cercarlo. Sapeva benissimo dove poterlo trovare. In poche settimane era riuscito a conoscerlo, forse, meglio di quanto Gennaro conoscesse se stesso.
Andò dritto verso la strada principale, e da lì cercò vicolo per vicolo un segno del passaggio di Gennaro, fin quando trovò vicino ad un angolo delle siringhe e pezzi di fumo sparsi, insieme ad una miriade di cicche. "Questo posto deve piacergli,senza dubbio." , si disse.
Chinato su quello stesso gradino dove -a sua insaputa- era stato seduto il biondo, notò una striscia di luci di colore cangiante. Si rimise in piedi e, seguendo quelle luci, vide il bar dall'altro lato della strada. L'istinto gli suggerì di entrare, e seguì quel consiglio con una brutta sensazione nel petto.
Aprì la porta del locale e suonò il campanello che avvisava dell'arrivo di un cliente.
Gennaro ed Erica si baciavano davanti a quell'entrata da cui era arrivato Alex. Lui vide tutto. La scena lo lasciò paralizzato. Lui lo credeva triste e solo, invece era in buona compagnia e spensierato. Un mix letale di indignazione, stupore, delusione e un pizzico di gelosia gli travolse il cervello.
Alessio andò con passo pesante verso di loro e li staccò con brutalità.
-Che cazzo...- Gennaro stava per urlare in faccia a chiunque li avesse interrotti, ma si trovò Alex davanti. E questo cambiava tutto. Tentò di aprire gli occhi sbarrati dalla vodka e dall'erba che aveva in corpo, suscitando solo una risata in Alessio.
-Sei un coglione, Gennà.
Erica osservava la scena, in realtà anche con un ghigno soddisfatto in faccia.
-Io...Tu...
-Nemmeno riesci a parlare! Sei così strafatto a merda che non sai mettere due parole in fila! Peró a farti le puttane ci riesci, eh Gennà? E tu sei più puttana di quelle che ti fai! Non impari dagli errori, vero? Sei solo un bambino, uno schifoso...
-Basta!- sbottò Genn. -Basta! Sono un disastro, sono la feccia della terra, l'ho capito. Ma se faccio così schifo...uccidimi, cazzo. Metti fine a questa vita di merda. Perché non mi uccidi, Alex? Perché non mi uccidi...
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*so benissimo che Frangetta non si chiama Erica, ma tutte le "Erica" delle serie tv che seguo mi stan sulle palle quindi...ahahah

**"Sarcasm is my only defense": Teen Wolf, Stiles Stilinski

Ehh premio capitolo lungo perché non aggiornavo da tanto!

Urban Strangers || GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora