II

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Capitolo 2

"Da dove comincio?" chiedo.

"Credo che la cosa più saggia da fare, sia andare subito nel regno delle acque e, possibilmente, cercare di uccidere la regina delle acque oggi, altrimenti dovrei rispiegarti tutto domani," spiega.

"Ma io non so uccidere..." dico.

"Intanto sai avvicinarti a una persona senza che nessuno se ne accorga," dice. Ha ragione.

"Metà del lavoro è fatta,"dice. "Ma dobbiamo sbrigarci, il tempo è prezioso, vai a prendere il coltello e la pistola nella tua camera da letto, ci deve essere una cassettiera. In uno di quei cassetti troverai ciò che ti serve, io devo uscire, tornerò fra poco, tu preparati," dice, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle. Prendo la bustina di the tutta accartocciata e me la metto in tasca. Spero che mi porti fortuna.

Nel lavandino c'è una tazza, probabilmente quella in cui ha bevuto il the. Salgo di corsa le scale e torno nella camera dove mi ero svegliata. Apro il primo cassetto. È pieno di fogli.

"Ricorda che sei diventata vegetariana!"

"Fai attenzione al gatto fuori dalla porta"

"Oggi devi tagliare i capelli!"

"Nel frigo c'è dello yogurt"

"Il kebab confezionato fa schifo!"

Ce ne sono decine, con tutte le possibilità anche centinaia, ma niente armi.

Allora apro il secondo cassetto, anch'esso pieno di fogli, ma sotto ad essi, avverto qualcosa di duro e freddo. È un coltello e affianco c'è una pistola. Li prendo. Mi vesto, mettendo il coltello dentro agli anfibi e la pistola nei pantaloni. È un modo un po' arrangiato, ma per ora va bene. Scendo le scale. Teebe non è ancora tornato, quindi decido di lavare la tazza che c'è nel secchiaio.

Sento Teebe entrare.

"Ho preso la macchina," dice.

Gli vado incontro e scendiamo le scale. Parcheggiato davanti casa, c'è un furgoncino. Ci sediamo entrambi davanti.

Il viaggio sembra non finire e io non faccio altro che preoccuparmi. Il tempo non è mai stato più essenziale.

Abbiamo preso una piccola zattera per attraversare il mare.

"Devo andare sott'acqua per ucciderla?" chiedo.

"No. Anzi, non lo so. Il suo castello è sulla terra ferma, ma lei ovviamente essendo una sirena, va anche sott'acqua" risponde Teebe.

"Ma... dopo che uccido la regina il regno diventa mio?" chiedo.

Ci pensa.

"Teoricamente... sì"

"Penso che lo ribattezzerò da-nessuna-parte landia" dico. Mi guarda strano.

" Orribile" dice.

"O è meglio in inglese? Nowhere land?" chiedo.

"Ehm è orribile, ma è già meglio."

Arriviamo su una piccola isola, dove sorge uno strano, ma imponente palazzo. Intuisco che è il palazzo della regina.

"Vai" mi incoraggia Teebe.

Comincio a camminare verso il portone del castello.

"Eshja" mi chiama Teebe. Mi giro.

"Ti conviene entrare dalla porta dal retro. Ah e non uccidere la regina. Uccidi prima i consiglieri meno importanti. Ah e... ti ho portato una mappa, ci sono anche scritti i nomi e le stanze dei consiglieri, in ordine di importanza" dice. Gli sorrido e comincio ad andare dietro l'edificio, e la figura di Teebe diventa un piccolo puntino.

Non c'è una vera porta, bensì una piccola finestrella, devo trovare un modo per arrampicarmi. Mi trovo esattamente nella sala del trono, ma fortunatamente non c'è alcuna possibilità che qualcuno mi noti: sono dietro il trono, e ad ogni lato di esso c'è una piccola tenda, in più, lo sguardo di tutti è concentrato sulla regina, che parla circa i bambini poveri che si ammalano. C'è una porta a destra, quando la apro trovo una guardia che mi salta addosso e mi blocca con un braccio al muro. Non capisco come abbia fatto a capire che non avevo buone intenzioni, forse ha visto la pistola. Non ho altra alternativa, devo ferirlo. Prendo il coltello dagli anfibi e glielo pianto poco sopra il ginocchi. Comincia a gridare, ma io gli tappo la bocca, mentre estraggo il coltello dalla sua gamba.

"Non piangere..." gli sussurro all'orecchio, e lo metto a sedere.

Quella frase suona bene.

Comincio a salire delle scale, guardando la mappa. L'ultima consigliera in ordine d'importanza sta al primo piano, ma c'è un passaggio dietro ad un quadro che mi permette di entrare in camera sua dal basso, stando alla mappa. Lo trovo subito, e questo mi porta dietro il suo specchio con il tavolino, dove la consigliera sta facendo qualcosa, probabilmente sta sfoltendosi le sopracciglia, non ho problemi a non farmi sentire, dato che sono sempre stata silenziosa. Il fatto che si stia facendo le sopracciglia è un punto a mio favore, perché è troppo concentrata su quello per accorgersi del pericolo imminente, ma io faccio suonare il campanellino attaccato al mignolo di proposito. Lei si raddrizza e io sbuco leggermente fuori dal tavolino. Molla la pinzetta sul tavolo e si porta le mani alla bocca. Spingo il coltello contro il suo petto e un gridolino strozzato esce dalla sua bocca. Provo una strana sensazione, non risentimento, non tristezza o cose del genere, ma felicità, divertimento.

Mi viene in mente la frase di prima. Nei suoi ultimi secondi di vita le sussurro "Non piangere," e estraggo il coltello dal suo petto.

Guardo la donna e sorrido, non sembra affatto una sirena.

Mi pulisco il coltello alla maglietta e lo rimetto negli anfibi.



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