Capitolo 11
Non sono proprio fatta per lavorare, ma se Teebe dice che mi devo nascondere lo farò. Non perché abbia un debole per Teebe, ma perché lui è un tipo sveglio, ovvio. Non che lui non mi stia simpatico.
Sono alla cassa, e non c'è nessuno, quindi fisso il vuoto senza fare nulla.
"Perché non prendi uno scatolo di latte e lo sistemi sugli scaffali? Quando non c'è molto da fare di conviene chiudere la cassa e fare altro..." mi dice un cassiere. La cassiera dell'altra volta, oggi non c'è.
Vado in magazzino e prendo alcune scatole di latte, aiutandomi con un carrello.
Arrivo allo scaffale del latte e cerco di aprire lo scatolo ma non ci riesco, quindi sfilo il coltello dalla scarpa e taglio il nastro adesivo.
"Davvero un bel coltello," dice una voce vicino a me.
La consigliera rachitica.
Mi si avvicina.
"Ti ho trovata," mi sussurra nell'orecchio, e quasi non la sento neanche io.
Non ho idea di cosa voglia fare ora, ma non sa il mio nome.
È la prima volta, da quando sono qui, da quando ricordo, da quando mi sono svegliata, che ho paura di perdere la vita, di mandare a monte tutto.
"Vorrei chiedere di essere trasferita in un altro supermercato," dico, al ragazzo dietro al computer, che distoglie lo sguardo da ciò che stava facendo e comincia a guardarmi.
"Ma signorina, è appena arrivata," dice. Se sapesse quante persone ho ucciso, non mi tratterebbe così, ma il fatto è che non sembro un'assassina, e la gente ti valuta per quello che sembri, non per ciò che sei, e nel mio caso potrebbe anche essere pericoloso...
"Non mi interessa, devo essere trasferita, la prego," dico.
"Vedrò cosa posso fare, massimo una settimana e sarà trasferita," dice premendo qualche tasto del computer.
"La ringrazio," giro i tacchi e me ne torno a casa. Dovrei essere apposto.
Quando torno a casa non vedo Teebe.
"Come si è permesso di uscire senza dirmi niente?!" sbotto.
"Okay forse è un po' cattivo da dire," dico, trattenendo una risatina.
Dopo aver detto questo, mi accorgo che è dietro di me, appoggiato al muro, che mi guarda.
Mi schiarisco la voce.
"Ehehm... scusa," dico abbassando la testa.
Mi mostra due biglietti per il treno.
"Dove andiamo?" chiedo.
Dobbiamo organizzare la nostra fuga romantica nel regno dei lupi, no?
"Ma sarai scemo!" dico irritata.
Okay okay calmati!!!
Scrive.
"Per quando è prevista la partenza?" chiedo.
La settimana prossima
"Perché ci prepariamo così in anticipo?"
Vuoi andare ad uccidere dodici lupi senza un minimo di preparazione? Vuoi essere sbranata?
Ha ragione.
Voglio imparare a combattere sul serio, e a questo punto non so nemmeno se una settimana mi basterà.
Ho un amico che ti può addestrare, scrive, come se mi avesse letto nel pensiero.
Puoi andare da lui anche subito, di ci accompagno,scrive.
Annuisco, non voglio perdere neanche un secondo
Non mangi? Scrive, su quel squadernino che ormai si porta sempre appresso.
"No," dico, senza neanche voltarmi verso di lui, scendo le scale.
Mi siedo davanti sul furgoncino, e aspetto che salga anche Teebe.
Quando sale, mette in moto, mi porta davanti ad una casa, con un garage aperto. Entra nel garage ed io lo seguo. C'è un ragazzo di quelli che sembrano usciti dai film.
Muscoloso e con un taglio di capelli stupido. Preferisco di gran lunga quelli di Teebe, che sono lunghi, neri, e vanno sul viso.
"Questo tizio qui mi deve allenare?" chiedo, sorpresa.
Lui ride, proprio come quello dei film.
"Perché? Non vado bene?" dice aprendo leggermente le braccia , con un sorrisino.
"Sembri uscito da un film di surfisti!"
Senza nemmeno farmi capire quello che sta facendo, con un movimento veloce, mi fa cadere.
"E tu sembri una cassiera di un super mercato, invece a quanto pare hai ucciso parecchie persone, sei un'assassina," dice, e ha ragione. Mi accorgo anche di non essermi cambiata, e ho ancora l'aderente t-shirt rossa del lavoro, con il logo del super mercato e il cartellino con il mio finto nome.
"Probabilmente ti andrà grande, è mia," dice, porgendomi una larga maglietta nera.
