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Capitolo 10

Devo trovare il consigliere che mi è scappato, ma la cosa più intelligente da fare ora, è tornare da Teebe. In realtà non so cosa faccia Teebe, se sia uno scienziato, ma se ne esce sempre fuori con uno stanotte ho scoperto... o stamattina presto ho scoperto ... che chissà cosa significa stamattina presto per lui, non so, le due di mattina. Ma alle cinque di pomeriggio il cervello è disattivato? Quel ragazzo è ancora un mistero per me.

Prima di fare qualsiasi cosa però entro in casa della signora che ho legato prima.

"Sono ferita," dico.

Mi sbottono la camicia.

"Voglio che tu mi cucia".

Lei annuisce e la slego. Ubbidisce, e chiude la ferita, precedentemente fatta da suo marito, che ora è morto. Cosa fa fare la paura di morire...

Prendo il treno e lascio le colline del sud. Chissà perché lo chiamano regno dei tramonti, se il sole tramonta ad ovest...

Dopo un viaggio molto lungo, arrivo a casa. Teebe sta studiando, deduco da tutte le carte sparse sul tavolo.

Mi siedo sulla sedia di fronte a lui.

Prende un foglio e lo gira al contrario.

Credo che dovresti trovarti un lavoro, scrive.

"Un lavoro?" mi metto a ridere.

"E perché mai?"

Presto cominceranno a cercarti, non devi rivelare il tuo vero nome né il tuo indirizzo in giro, e devi cercare di condurre una vita il più normale possibile, scrive .

O pensi che sarà sempre così facile?

Faccio una smorfia.

Mi mostra un giornale e ne indica un annuncio.

"Un supermercato?" dico.

Lui piega la testa.

"Okay okay, non ci posso credere, quindi potrò uccidere solo nei giorni feriali?" chiedo. Teebe annuisce.

Mette a posto le carte e mi porge un piatto di zuppa, che sembra più una cremina.

"E ti presenti con 'ste pappette?" dico, con tono ironico. Lui fa spallucce.

"Teebe, mi è sfuggito un consigliere, è andato a nascondersi, e una consigliera è magicamente risorta, va bene se li uccido più avanti?" chiedo.

Teebe fa spallucce, di nuovo, deduco che voglia dire una cosa tipo "Certo, non fa differenza,".

Vado a dormire.

Il giorno dopo trovo un biglietto sulla porta:

il tuo nuovo nome è Alicia.

Fuori dalla mia porta c'è il gatto, quello strano. Gli accarezzo un po' la testa.

"Allora, piccolo, non si ripeterà più la cosa dell'altro giorno vero?" Prendo un pullman e vado al supermercato.

"S-salve, sono qui per il posto di cassiera,"dico, ad un'altra cassiera.

"Oh bene, se vuoi, puoi cominciare anche subito,"dice lei, sorridendomi.

Annuisco.

"Bene, sai come si fa, devi passare i prodotti dalla parte del codice a barre, se non ci riesci, senza stare a perdere troppo tempo, copia il codice di numeri che si trova sotto al codice a barre, e prima di passare i prodotti, chiedi sempre se hanno la scheda, altrimenti non si attivano le offerte, ah e questi sono i turni," disse infine porgendomi un foglietto.

Pomeriggio- riposo – mattina – pomeriggio- riposo – mattina- riposo

"Ah grazie," dico. Ho cercato di sembrare normale, ho legato i capelli e indossato una camicia nera infilati dentro dei jeans, e mi sono anche truccata un po', e non ho gli occhi neri, è impossibile riconoscermi.

Mi sorprendo vedendo che gente di altri mondi viene a fare la spesa qui, sarà che nei loro mondi non ci sono i supermercati

"Buongiorno, ha la scheda?" chiedo, ma appena alzo lo sguardo mi congelo.

È la consigliera rachitica.

"Oh si certo," pare scrutarmi un po', ma poi riprende a concentrarsi sulla sua borsa. Cerco anch'io di concentrarmi, non mi ha riconosciuta.

Ha preso dei tortellini ripieni di zucca, dell'acqua frizzante, e un sacco di roba di soia, avena, farro, cereali vari... insomma, tutto, fuorché vero cibo.

Uno dei prodotti non passa, perciò prendo a digitare il codice. Per sbaglio suona il campanellino, e lei se ne accorge.

"E quello?" mi chiede.

Non andare in panico, non ora.

"Me l'ha fatto mia cugina, all'asilo..."

"Oh, molto dolce..." dice. Prende i suoi sacchetti e se ne va.

Se l'è bevuta. No, non se l'è bevuta, affatto.



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