IX

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Capitolo 9

Nel frattempo penso a come ucciderli. Ho portato soltanto il mio coltello e la pistola. La prossima volta forse dovrei portare armi più originali, come delle forbici, o magari potrei cavare gli occhi a qualcuno con delle pinzette per le sopracciglia.

Decido di tenere il coltello con la mano sinistra e con quella destra tenere la pistola.

Torno nella casa della tizia che ho legato alla sedia prima e prendo ago e filo per cucire la ferita alla pancia. Fa un po' male, ma stringo i denti e sopporto.

"Tu..." sento dire alle mie spalle.

Mi giro e vedo la consigliera sirena uccisa in quella caverna.

"Non sei ancora morta?" chiedo.

"Qui, la mortale sei tu..." dice, con una voce diversa dal solito, mostruosa e inquietante.

"Ehm... ehi penso che tu abbia bisogno di una pizza" dico, cercando di trattenere le risate.

"Tra poco smetterai di ridere," dice. Fissa una sedia che comincia a volteggiare e mi arriva addosso.

Dopo poco mi arriva un calcio sulla schiena.

Soffoco un urlo. Mi guarda ancora con quegli occhi.

Mi tira un calcio nella pancia.

"Avevo appena finito di mettermi i punti, e tu me li hai fatti strappare, non si fa," dico con un ghigno sul viso.

Le tiro un calcio nella pancia, grida e cade a terra.

"Sei arrabbiata perché ho ucciso la tua amichetta?" chiedo.

"Ahah, povera bimba," dico. Le tiro un altro calcio sulla schiena.

"Penso che mi divertirò con te, non voglio ucciderti, quindi ti do il permesso di scappare," nemmeno il tempo di dirlo ed è già scappata dalla finestra.

Devo sbrigarmi, ho ancora tanto lavoro e tanta gente da uccidere, non ho il tempo di rimettere a posto i punti.

Mi arrampico sugli alberi per capire dove si saranno riuniti.

Decido di entrare nella casa più grande.

Apro la porta e vedo gente che litiga, grida, fantastico.

"Signori, che piacere," sorrido.

Molti si mettono ad urlare. Che femminucce, mi avvicino salto sul tavolo e lancio il coltello nella testa di un uomo, tiro fuori la pistola e sparo ad altri due.

Scendo dal tavolo ed estraggo il coltello dalla testa dell'uomo.

Due uomini mi attaccano uno da destra e l'altro da sinistra. Punto il coltello al petto dell'uomo a sinistra e la pistola in testa all'uomo di destra.

Prima spingo il coltello nel petto del primo, poi premo il grilletto e uccido l'altro.

Me ne mancano quattro più il re.

Uno sta cercando di scappare dalla finestra. Lo spingo sotto e quando è a terra lo sparo.

Qualcuno mi afferra dai fianchi e comincia a premere sulla ferita. Grido, è ancora dietro di me.

Gli pesto un piede, questa volta è lui a gridare.

Mi giro e gli tiro un calcio che gli arriva in faccia. Lui me ne tira uno in pancia, proprio dove sono ferita. Deve aver capito che sono ferita.

Forse perché ho la camicia piena di sangue? Ma che genio.

Me ne tira un altro, poi un altro e un altro, finché non cado sul pavimento di legno. Tiro fuori la pistola, ma con un calcio me la allontana.

Mi alzo e tiro fuori il mio coltello. Prima che possa fare qualcosa, si ritrova con un coltello nel petto.

Mi avvicino ad uno che è paralizzato su una sedia a guardare la scena.

Metto una mano sotto il suo mento e l'altra alla nuca, gli spezzo l'osso del collo.

Me ne rimangono due, ma decido di uccidere prima il re, che si è nascosto sotto un tavolo, è convinto che non l'abbia visto. Tiro fuori la pistola, e lo sparo tre volte. La punto poi verso un altro consigliere, ma quando provo a sparare, mi accorgo che sono finiti i proiettili.

"Accidenti!"

Okay, dovrò fare con le mie delicate manine, prendo ancora una volta il mio coltello, e con un tiro preciso, lo faccio arrivare in testa dell'unica persona rimasta nella camera, non sapevo di essere in grado di farlo.

Ma... l'unica persona rimasta? Mi accorgo che un consigliere disgraziato è riuscito a scapparmi, ma lo troverò e si pentirà di essere nato.



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