I traumi della vita

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  Kurt controllò per l'ennesima volta i posti dei loro biglietti, poi si guardò un'ultima volta, con il suo completo nuovo nero Givenchy e la sua cravatta di seta, e infine si sedette soddisfatto sul divanetto della sala.
Lizzy saltò in braccio al padre, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, e lui ricambiò l'abbraccio –approfittandone per sistemare il vestitino che, altrimenti, si sarebbe stropicciato-.
"Papà sei bellissimo stasera!"
"Ma io sono sempre bellissimo" ribattè il ragazzo, soffermandosi ad ammirare il viso radioso di sua figlia. "E tu, essendo mia figlia, hai ereditato i miei geni e quindi sei inevitabilmente bellissima."
Sorrise soddisfatta e poi saltò giù per andare da Blaine, intento ad aggiustarsi il nodo della cravatta. Era concentrato davanti allo specchio, i capelliovviamente incollati con il gel –Kurt avrebbe maledetto fino alla fine dei suoi giorni l'inventore di quel coso- e i suoi grandi, limpidi occhi nocciola fissi davanti a sè; quando quegli stessi occhi si posarono su quelli di Elizabeth, illuminandosi di colpo, rivolgendogli un sorriso tenero e sincero, Kurt si ritrovò a sorridere di rimando immergendosi in tutto l'amore incondizionato che provava per entrambi.
"Daddy! Sbrigati!"
"Ho quasi finito. Ringrazia il cielo che non avrai mai bisogno di fare un nodo alla cravatta."
"E perchè?"
"Perchè sei una femminuccia, Lizzy."
"E allora?"
"E allora le femminucce non mettono cravatte."
La bambina rimase paralizzata: per lei era una rivelazione fondamentale, come se le avessero detto che i Barbapapà non esistevano o che non sarebbe mai potuta andare a trovare il Fauno di Narnia. Lei adorava le cravatte, pensava che fossero incredibilmente belle –anche se, effettivamente, inutili: che senso aveva appendersi una cosa al collo?-, poi erano molto morbide, e più di una volta si era ritrovata ad accarezzare per ore il fresco tessuto di seta, o ad ammirare tutti i moltissimi colori che variavano di volta in volta. E ora, suo padre le aveva appena detto che non avrebbe mai potuto essere come lui, e che non avrebbe mai potuto imparare a farsi bella e mettersi una cravatta; ok, quest'ultima cosa sembrava un'impresa piuttosto difficile, Papà le aveva detto che era cento volte più difficile di imparare il nodo per i lacci delle scarpe, ma insomma, lei aveva quasiimparato ad allacciarsele da sola!
E così Blaine la guardò, incerto sul ridere o continuare a traumatizzarla con quelle informazioni, ma alla fine si limitò ad accovacciarsi verso di lei accarezzandole gentilmente una guancia; la bimba mise il broncio, ma di fronte a quello sguardo perso e a quelle dita che la cullavano dolcemente si limitò a sbuffare in modo teatrale, forse anche troppo, vista la piccola giravolta che fece su se stessa prima di correre in cameretta: sul serio, come faceva ad aver ereditato tutte quelle piccole cose di Kurt?
Blaine fissò la porta socchiusa con stupore, e poi decise di restare in quel piacevole dubbio –ogni tanto pensava che Kurt le desse qualche consiglio, una sorta di ripetizioni sull'essere incredibilmente adorabile- finendo di sistemarsi la cravatta.
Kurt emise un sospiro che assomigliava molto ad un gemito: più che altro, era un mix di tante cose, e una, in particolare, riguardava il bellissimo fondoschiena del marito, del quale aveva una perfetta visuale, e che in quel completo risaltava ancora di più.
Blaine dapprima assunse un'aria confusa, ma subito dopo intuì i suoi pensieri e sul suo volto si dipinse un sorriso, che non aveva niente della dolcezza di poco fa; infatti, con tono provocatoriamente basso, e sensuale, si avvicinò di qualche passo a suo marito, e sussurrò "visto qualcosa di tuo gusto?"
Kurt scoppiò in una leggera risata prima di alzarsi in piedi e ricambiare la cortesia: "sì, in effetti questo abito è davvero splendido" rispose, facendo scaturire una risata anche da parte di Blaine "devo farti i complimenti per la scelta".
"Infatti me l'hai comprato tu." Ribattè, e detto quello lo afferrò per i fianchi e si soffermò ad ispirare profondamente il suo profumo.
"Oh Kurt, facciamola finita: mandiamo a monte lo spettacolo di Broadway e trasciniamo Lizzy a casa di Rachel. Non diceva di voler fare la babysitter a tempo pieno?"
Kurt ci mise qualche secondo di più a formulare qualche frase, dal momento che il suo collo stava venendo baciato e succhiato con una minuziosità alquanto eccitante. Alla fine, stupendosi lui stesso, si ritrovò a dire: "vorresti ripudiare Chicago per una notte con tuo marito?"
"Ripudierei anche New York per una notte con mio marito. Non abbiamo un momento di intimità da mesi..."
"Blaine, l'abbiamo fatto due settimane fa." Bisbigliò, non facendosi sentire dalla bambina.
"Appunto, che ti dicevo? Mesi."
Il castano ridacchiò, ma smise tutto d'un colpo non appena sentì la bocca calda del marito indugiare sulle sue labbra fresche.
In effetti era passato tanto, troppo tempo.
Ok, Kurt non avrebbe mai ammesso a se stesso che, se fosse dipeso da lui, sarebbe stato a letto con Blaine per tipo 36 ore su 24; anzi, poteva anche averlo ammesso a se stesso, e magari qualche volta gli era scappato detto perfino di fronte al marito, ma di sicuro quei maledetti ormoni e impegni coniugali non gli avrebbero fatto ripudiale il musical, l'arte, la sua fonte di vita.
Ma in quello stesso momento Blaine si era fatto più vicino ed aveva passato delicatamente una mano sul suo collo e beh, effettivamente, la sua vera fonte di vita era proprio davanti ai suoi occhi.
"Ripensandoci..." sussurrò, facendo fibrillare Blaine di emozione "in teoria passo gran parte della giornata a teatro, quindi, è legittimo che mi prenda una sorta di pausa".
"Assolutamente legittimo", annuì, "anzi, sai che ti dico? E' quasi doveroso. Frequenti più il teatro che tuo marito, non è legale."
Risero ancora una volta e indugiarono ad osservarsi dritto negli occhi, fronte contro fronte. Inevitabilmente, appena sentirono il rumore di passetti avvicinarsi alla porta, si scambiarono un sorriso sghembo e pensarono immediatamente alla stessa cosa.
"Dopotutto, Rachel e Finn amano Broadway."

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