Bua

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  Quando Elizabeth aveva la febbre era sempre un problema molto grave; diventava isterica, irascibile, piagnucolante e lanciava le cose addosso a tutto e tutti e non esiste terapia in grado di curarle quel terribile mal di orecchie che le viene ogni qual volta le viene un raffreddore; tra tutti i mali possibili, soltanto il mal di denti era paragonabile a quello. Le orecchie fischiavano ininterrottamente e sembravano perforarla dall'interno. Elizabeth odiava tutto quello, ed avendo preso da Kurt, le veniva un raffreddore ed un'inevitabile mal di orecchie ad ogni cambio di stagione, con conseguenti piagnistei interminabili e strilli capaci di far scattare l'allarme di casa.
Eppure, con il passare degli anni, il padre aveva imparato bene a dosare il suo malessere, e poteva vantare di un ottimo autocontrollo e di un sano rimedio a base di sonno e medicine omeopatiche.
Il problema, però, diventava una sottospecie di equazione di secondo grado quando si trattava di Blaine.
Perchè Blaine non solo diventava isterico, irascibile e piagnucolante, ma cominciava a spararsi per ore ed ore di fila tutti i film della disney esistenti sulla faccia della terra, in un ordine che era sempre uguale: La Bella e la Bestia, Hercules, la Sirenetta e poi via dicendo fino ad arrivare ad Aladin. Era il suo preferito.
"Non voglio Aladin!"
Lizzy guardò torva suo padre togliendogli di mano il telecomando.
"Elizabeth Anderson, ridammi immediatamente quell'aggeggio."
"MIO!"
Blaine si massaggiò le tempie, sospirando. No, ok, era lui il maturo trai due, doveva trovare un rimedio diplomatico.
"Lizzy, amore, Daddy è molto malato e vorrebbe tanto vedere il suo film preferito. Ti va di vederlo con me?"
La sua risposta fu rapida ed indolore. "Puffi."
Di tutti gli stramaledetti cartoni animati, esattamente quello che Blaine detestava. E no, il vago riferimento ad una bassa statura non lo toccava affatto. Quindi, da maturità fatta persona, la fulminò con lo sguardo limpido per il raffreddore e rispose schietto.
"Scordatelo."
"Puffi!"
"Oh Lizzy, guarda chi c'è, Babar!" (*)
La bambina si voltò di scatto, con sguardo sognante, e il padre ne approfittò per sfilarle via il telecomando, accompagnato da una risata malefica.
"E adesso ci guardiamo Aladin."
Elizabeth incrociò le braccia, facendo la linguaccia, e lo stesso gesto venne imitato dal padre, mentre con il pollice premeva il tasto play sul telecomando.
Ma sua figlia era una bambina dieci volte più cocciuta, e trenta volte più scaltra.
Come se dovesse prendere un respiro per andare in apnea, gonfiò immediatamente il petto e le guancie, e poi urlò.
"PAPàààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààà! Daddy non mi fa vedere i puffi!"
Blaine si irrigidì.
Una parte del suo cervello –quella irrazionale, senza ombra di dubbio- sperò che quella sottospecie di urlo di Tarzan non fosse stato udito.
Ovviamente, si sbagliava. Perchè avrebbe riconosciuto tra mille i passi di suo marito quand'era arrabbiato, e a giudicare dal tonfo che facevano quando toccavano il parquet, era molto arrabbiato.
"Non vi sopporto più." Dichiarò, le occhiaie di chi non dormiva da giorni e lo sguardo omicida che saettava da uno all'altra.
"Non me ne frega niente se siete stanchi, deboli o affaticati, io ho bisogno di dormire e voi avete degli anticorpi che fanno invidia ad un furetto. Quindi, non ho intenzione di sorbirvi le vostre lamentele per un'altra settimana."
Detto quello, fece per prendere cappotto e sciarpa, ma non appena si avvicinò all'attaccapanni il marito saltò giù dal letto correndo verso di lui.
Kurt si voltò lento, non mutando di una virgola la sua espressione seccata: "Che c'è?"
Blaine abbassò appena lo sguardo, parlando con tono pacato. "Dove...dove stai andando?"
E in quel momento, il ragazzo sorrise, intenerito da quei sensi di colpa, e si avvicinò velocemente per lasciare un bacio sulla guancia di suo marito.
"A prendere delle aspirine. Non ti preoccupare, non divorzierò da te per così poco."
Il volto del ricciolo si illuminò di colpo: si avvicinò per avere un altro bacio, ma fu ostacolato da delle mani premute contro il suo petto.
"Non ci tengo ad unirmi al coro di ammalati, grazie."
Ridacchiò, annuendo appena. Gli augurò una buona uscita e senza aggiungere altro si rimise comodo nel letto, accanto a sua figlia. Era ancora arrabbiata per la questione dei puffi, ma visto che Blaine era tornato improvvisamente di buon umore, decise di togliere la videocassetta e mettere il canale pieno di cartoni animati che le piacevano tanto.
E quando vide la piccola scoppiare a ridere per una di quelle gag assurde, dove uno cadeva sulla buccia di banana, e l'altro si spiattellava al muro diventando parte di quello, si limitò a stringerla contro di sè baciandole delicatamente la fronte.
Senza neanche volerlo, si addormentarono in quella posizione, cullati dai loro respiri sincronizzati.

Quando Kurt tornò a casa, si immaginò di trovare i due bambini – quella reale, e quello troppo cresciuto- litigare per chi dovesse prendere per primo quell'orribile sciroppo che sapeva di gomma di masticare avariata.
Invece, con sua immensa sorpresa, si ritrovò di fronte una scena del tutto diversa.
"No, no Lizzy, devi fare così..." Blaine spostò il peso da un piede all'altro, accompagnandosi con degli schiocchi delle dita, ondeggiando sotto il suono di una musica che conosceva sin troppo bene.
Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata: era la loro prima canzone.
E sebbene una parte di sè fosse decisa a sciogliersi nei suoi ricordi, l'altra parte era effettivamente concentrata a cercare di capire che cosa stesse succedendo.
Perchè sua figlia aveva una cravatta a righe rosse e blu che le arrivava fino ai piedi, e degli occhiali da sole fucsia?
E perchè Blaine sembrava intento ad insegnarle i passi di un balletto che –lo ricordava a malapena- aveva ideato tantissimi anni fa insieme agli Warblers?
"Daddy! Lo faccio bene?"
"Esatto Lizzy, così sei perfetta!"
In quel momento alzò la testa, trovandosi, di fronte a sè, Kurt. In verità, la sua faccia era un misto tra la risata e la perplessità assoluta.
"Vedo che state meglio."
I due ammalati si fermarono di colpo. Blaine, però, non parve cogliere la sottile ironia nelle sue parole.
"Merito del tuo bacio guaritore." Ammise, avvicinandosi a lui con un sorriso che avrebbe illuminato una stanza. Kurt, però, dopo anni di fidanzamento aveva imparato bene a difendersi da quel gesto fatale, e lo fissò con fare ancora più autoritario.
"Che stavate facendo? Voi due dovreste essere a letto."
"Noi...hem...la maratona Disney era finita, i cartoni non ci andavano più, così ci siamo rimessi a guardare il video delle Regionali. Mi ha chiesto di insegnarle qualche balletto..."
"Papà! Guarda!"
Elizabeth cominciò ad ondeggiare, canticchiando le note di Teenage Dream di Katy Perry. I suoi occhi smeraldini, così simili a quelli del padre, erano fissi sui suoi e il padre ebbe all'improvviso un enorme dejà-vù.
Come se si trovasse di nuovo ad attraversare quel lungo salone della Dalton, mano nella mano con quel ragazzo sconosciuto.
Come se stesse ricevendo una serenata per la seconda volta, il sorriso solare, l'improvviso calore di serenità che avvampava lungo tutto il suo cuore.
Era incredibile. Eppure, dopo dieci anni, erano ancora lì. E poi, non erano da soli.
"Kurt?" Blaine si avvicinò a lui, afferrandolo dolcemente per le braccia. "Kurt, che hai?"
Eccolo, l'uomo che aveva sposato. L'uomo che non aveva mai smesso di tenergli la mano, sin dal loro primo incontro.
Senza neanche pensarci, affondò le mani nei suoi riccioli e lo baciò con passione, intrecciando le labbra, cullandosi in quel calore che amava così tanto.
Quando Blaine si staccò, un po' sorpreso, ma estremamente deliziato, sfoggiò un caldo sorriso.
"Pensavo che avessi detto di non volerti ammalare."
Si strinse nelle spalle. "Correrò questo rischio."


"Papà...mi fanno male le orecchie!"
"Coraggio Lizzy, resisti un pochino, Daddy è andato a prendere le medicine per tutti e due..."
"Ma Papàààà mi fanno male!"
Il ragazzo fece per rispondere, ma fu interrotto da uno starnuto. Odiava con tutto il suo cuore i cambi di stagione. E poi, odiava anche quel maledetto Karma che aveva fatto guarire suo marito, appena in tempo per far ammalare lui.
"Papà?"
"Sì?"
"Sei tutto rosso." Ridacchiò.
"Anche tu, signorinella."
"Siamo tutti rossi. Come due pomodori!"
"Sì, due pomodori malaticci."
"Guardiamo i puffi?"
"Di nuovo?"
"Eddai edddai eddai eddai!"
Il ragazzo sbuffò, per un secondo, riuscendo perfino a comprendere la scarsa pazienza del marito quando si trattava di quelle cose. Alla fine, però, afferrò di nuovo il telecomando e fece partire il videoregistratore.
"Sappi che questa è l'ultima volta."
Così facendo finirono per guardare lo stesso episodio per altre otto volte di fila.


Pochi minuti e tante lamentele dopo, Blaine entrò con fare agitato nella stanza portandosi dietro una busta piena di medicine.
"Quanta roba hai comprato!?"
"Tutto."
"Che vuoi dire, tutto!?"
"Voglio dire che se non le passerà la febbre entro un giorno sono pronto a chiamare Dottor House."
"Blaine, è una normalissima influenza passeggera...che ha colto anche me, a quanto pare." Aggiunse, asciugandosi il naso umido con un fazzoletto.
Blaine si soffermò ad ammirarlo, accarezzandogli dolcemente le guance arrossate.
"Papà sei buffissimo!" Si apprestò allora a dire la bambina, avvinghiandosi al suo braccio sorridendo soddisfatta non appena ricevette un occhiolino di compiacimento da parte del padre.
"Sì, e il tuo commento è di parte."
Blaine sorrise, sporgendosi un po' di più per baciarlo a fior di labbra.
"Secondo me sei bellissimo."
Kurt sviò lo sguardo, arrossendo ancora di più – per quanto fosse umanamente possibile, dal momento che stava letteralmente scottando-: "Beh, il tuo commento è assolutamente di parte."
"Coraggio – disse, dopo una breve risata , parlando con tono caldo e confortante– prendete lo sciroppo, e poi andate a dormire. Penserò io a sistemare casa ed avvisare il teatro, non ti preoccupare."
L'ammalato gli rivolse un'occhiata piena di gratitudine, e stracolma di amore.
"Com'è possibile che tu cambi da bambino polemico a uomo dei miei sogni?"
"Pensavo di essere sempre l'uomo dei tuoi sogni."
Kurt si lasciò scappare un sorrisetto, con appena una punta di malizia: "Beh, ci sono dei lati di te che mi capita di sognare più spesso e volentieri."
"Daddy...Papà..."la bambina li guardò con i suoi grandi occhi stanchi, e stavolta la sua voce era veramente incrinata dal dolore.
"Bua."
Kurt la abbracciò all'istante. Blaine saltò sulle lenzuola e si mise sotto le coperte assieme a loro, posando la busta a terra ed estraendo soltanto lo sciroppo necessario a curare il mal d'orecchie.
Ci vollero diversi tentativi prima di riuscire a mandarlo giù – molti dei quali compresero un trenino che non entrò in galleria ed una nave che non si fermò sul porto-, ma alla fine, grazie al sostegno dei due genitori, e all'amore che dimostrarono attraverso parole e baci, la bimba si fece forza e ingoiò l'amara medicina tutto d'un colpo.
Subito dopo, assunse un'aria schifata ed affondò la testa nell'incavo del collo del padre ammalato, che si limitò a baciarle i capelli tutti arruffati – tali e quali ai suoi-.
"Visto? Non era così difficile."
La bimba non volle sentire ragioni.
"Daddy, più vicino."
Blaine si accoccolò dietro di lei circondandole la vita con le braccia; immersa completamente nel calore dei due genitori, divenne sempre più calma fino a sentire piano piano il pesante mantello del sonno che arrivava.
Kurt e Blaine si guardarono, intuendo esattamente la stessa cosa. Così, piano piano, come un sussurro, le cantarono la loro ninna nanna, e la bimba cadde nel dolce mondo dei sogni.

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