Two.

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In realtà quella serata passò lentamente, ma per entrambi questo fu un vantaggio;
Stavano maledettamente bene insieme, forse si scordarono persino di essere fidanzati. Le due ragazze chiamarono, ogni tentativo era inutile.
Quella sera scherzarono, sì, ma parlarono principalmente in modo serio.

Era davvero raro sentir parlare Ronaldo - perlopiù leggermente ubriaco - parlare con tale serietà e disponibilità con una persona conosciuta quello stesso giorno.
Era una persona riservata, in realtà. Forse anche più di James.
Stranamente non parlarono di calcio, cosa che in effetti era più logica: parlarono invece di paure, dubbi, parlarono di Irina.

Ironicamente Cristiano si era confidato con James, ma mai - letteralmente mai - con Irina.
Quella sera furono molto vicini, sia sentimentalmente che fisicamente. Si abbracciarono un paio di volte, James non si era mai sentito in quel modo.

Poi non parlarono più. Passarono due anni, e le loro vite cambiarono molto:
James si era trasferito al Monaco ed ebbe una bambina da Daniela, Salomé;
Cristiano si riscattò individualmente, vincendo il secondo pallone d'oro. Poi col Real vinse la copa del rey e la Champions League. Un anno perfetto, no?
Poi arrivò il mondiale. Si era infortunato, ma lui voleva giocare.
Era fatto così, lui: avrebbe giocato un mondiale anche con una gamba rotta.

Sfortunatamente l'eliminazione per lui arrivò presto.

Per James la storia era diversa: portò i suoi cafeteros ai quarti a suon di goal.
I suoi goal erano serviti a tante cose: primo, portare la Colombia a livelli altissimi, secondo, far realizzare uno dei suoi sogni che fino a qualche anno prima era irrealizzabile.

Cristiano quella calda mattina di luglio non aveva voglia di andare a correre come era solito fare, così restò nel suo letto. Era così furioso per l'eliminazione che si chiuse in sé stesso per giorni, non voleva sapere più niente del mondo intero; gli bastava stare a casa col piccolo junior, l'unico che avrebbe potuto strappargli un sorriso.

Aprì gli occhi quando sentì la voce delicata del bimbo risuonare nella stanza.
"Buongiorno papà!" Esclamò il bimbo lanciandosi sul letto.
Cristiano lo abbracciò forte, poi lo baciò sulle labbra come era solito fare.
"Ciao piccolo. che ne dici se oggi restiamo a casa a giocare invece di correre?" Chiese al piccolo, passandogli una mano tra i capelli ricci.
La risposta del bambino fu naturalmente positiva, amava giocare col padre. Scappò nella sua stanza a prendere le sue macchinine e tornò in un baleno.

Cristiano prese il telefono e aprì whatsapp, ritrovandosi una miriade di messaggi dai suoi compagni.

Cristiano: buongiorno eh

Marcelo: salve ronnie

Cristiano: ma perché devi chiamarmi così?

Marcelo: zitto, io posso.

Iker: ragazzi, ho appena conosciuto i nuovi. Sono davvero simpatici!

Cristiano: I cosa?

Sergio: QUALCUNO SVEGLI RONALDO DAL SUO SONNELLINO GRAZIE

Cristiano: fanculo

Gareth: i nuovi compagni Cris

Karim: arriva mister ovvio

Gareth: sempre socievole di prima mattina mi dicono

Karim: ti dicono malissimo

Cristiano: okay, ma chi sono?

Iker: beh, sono qui con me, quindi ti faccio un audio.
 

Cristiano aspettò impaziente quell'audio, aveva un buon presentimento.
Iniziò ad ascoltarlo.

"Ciao, io sono Toni Kroos" disse il primo. Cristiano aveva già sentito quel nome, giocava nella Germania, quella Germania che ha battuto il suo Portogallo 4-0. Però niente rancore, è il calcio.
"Ciao a tutti! Io sono Keylor Navas."
Poi esordì il secondo. Anche lui aveva brillato in Brasile, era un grande portiere. Ma sarebbe stato difficile togliere Casillas dal suo trono.
"Io sono James, James Rodriguez." appena sentì quella voce così timida, staccò l'audio. Si coprì la faccia con le mani, poi sorrise. Non è possibile, ripeté sottovoce per non farsi sentire dal figlioletto.

Il giorno dopo era il primo allenamento ďopo la pausa estiva. Non aveva fatto altro che pensare al suo nuovo compagno di squadra, e lo stesso valeva per James. Sapeva bene la squadra in cui giocava Cristiano e si era divertito parecchio a fantasticare su come sarebbe stato il loro primo incontro dopo tanto tempo.

In fondo si volevano bene. Sì, era improbabile, dopo una serata non si può provare affetto per qualcuno.
Ma c'era chimica tra i due, sarebbe stato bene usare quella chimica in campo.

Non riuscivano a dimenticarsi in realtà.

James quella mattina voleva fare bella figura davanti al mister, così si presentò a Valdebebas due ore prima del previsto.

Entrò in spogliatoio calmo, sapeva non ci sarebbe stato nessuno. Sorrise e, come un bambino, ruotò gli occhi per scrutare il posto.

"Oh, ciao" si girò di scatto all'udire la voce di Cristiano, che rise ala vista della sua faccia spaventata.
"Mi dispiace di averti spaventato" aggiunse.
James sorrise timidamente. "Non mi hai spaventato, pensavo fossi solo, tutto qui."
Cristiano annuì. "Benvenuto in squadra."

I due iniziarono ad allenarsi: inizialmente da soli, ognuno per conto suo.
Dopo qualche tempo, James rientrò nello spogliatoio.
È semplice, quando era imbarazzato creava casini;
Per sbaglio inciampò e ci mancava davvero poco che cadesse per terra. Fortunatamente si aggrappò a qualcosa, ovvero il giubbotto di pelle di Cristiano, dal quale cadde qualcosa.
Una fotografia. Quella fotografia.

La guardò bene, poi sorrise.

»Photograph ||Crismes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora