Le mie giornate erano sempre molto monotone: la mattina pulivo la casa, il pomeriggio badavo a mio nipote e la sera cucinavo per me e per mia madre, perché Alfredo cenava sempre dai genitori di Silvia. Mia madre soffriva un sacco: aveva paura di perdere l'altro uomo della sua vita, perché era consapevole del fatto che dopo il matrimonio lei sarebbe uscita definitivamente dalla sua vita, proprio come aveva fatto lei con sua madre. Lei e mia madre non si parlavano da circa vent'anni ormai. Cinque anni prima della mia nascita, mia madre aveva soltanto diciassette anni e mio padre ventuno e avevano deciso di sposarsi. Erano giovani, avevano dei progetti. A quell'epoca eravamo degni soltanto di sognare. Mia nonna non accolse volentieri mio padre nella sua famiglia e, dopo che seppe che mia madre rimase incinta, non volle più parlare con nessuno dei due, così i miei genitori decisero di scappare e di occupare una casa. Quella sera mia madre disse che doveva dirmi una cosa molto importante.
≪Christine≫
≪Sì?≫
≪Oggi ho conosciuto un uomo a lavoro. Si chiama Mauro, ha quarantatré anni, è divorziato e ha due figli, proprio come me. Sono sicura che andrete d'accordo!≫
≪Senti, mamma. Vuoi la mia benedizione? Hai dimenticato papà, giusto? Bene, allora vai avanti e non coinvolgere me nelle tue stronzate. Sì, perché di stronzate si tratta, e lo sai≫
Mi alzai da tavola e corsi subito nella mia stanza. Ero consapevole del fatto che ero stata davvero brusca nei suoi confronti, ma non potevo accettare il fatto che un altro uomo entrasse nella nostra famiglia e prendesse il posto di mio padre. Lui aveva sbagliato, sì, ma era pur sempre mio padre. Non lo vedevo e sentivo da sette anni ormai, e mi mancava veramente tanto. Ricordo quando non era capace di cambiarmi il pannolino e chiedeva aiuto ad Alfredo che ne sapeva meno di lui, ricordo quando mi portava il sabato pomeriggio a comprare il gelato al pistacchio, ricordo quando la domenica andavamo tutti e quattro in spiaggia. Quei ricordi me li sarei portata dentro per sempre, ormai ne ero consapevole. Nessuno poteva sostituirlo, nessuno. Ovviamente c'è chi non la pensava come me: Alfredo. Alfredo soffrì più di tutti quando seppe che mio padre decise di andarsene. Loro erano una cosa sola, inseparabili. Ogni anno mio padre gli inviava una lettera e 10.000 lire, ma Alfredo prendeva i soldi e buttava tutte le lettere, non le apriva nemmeno. Quando le buttava, ero io che le raccoglievo e le leggevo. Mio padre scriveva del fatto che gli mancava tanto e di quanto fosse fantastica la sua famiglia. In tutte quelle lettere, non mi ha mai menzionata una sola volta, nemmeno una. Eppure, nonostante ciò, lui mi mancava. Mi mancava veramente tanto. Smisi di pensarci quando decisi di andare a parlare con mia madre. Stava lavando i piatti in cucina:
≪Scusa, mà≫
≪Non fa nulla. Mi aiuti?≫
≪Invece fa qualcosa, mà. Ti fai sempre mettere i piedi in testa da tutti, per questo papà ti ha lasciata ed è andato via≫
≪..≫
≪Scusa≫
≪Christine, ho quasi quarant'anni, devo andare avanti≫
≪Lo so. Se vuoi uscire con questo Mauro, puoi farlo. Io resterò in disparte≫
≪Domani verrà a cena con i suoi figli. La ragazza si chiama Paola e ha sedici anni, il ragazzo si chiama Daniele e ne ha venti≫
≪Ah≫
≪Sono sicura che ti piaceranno≫
"Convinta tu" pensai.
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Ciò che non siamo mai stati
General Fiction1977. Erano gli anni di piombo, Christine aveva quindici anni e viveva in un palazzo comunale insieme a sua madre e suo fratello Alfredo. Le sue giornate erano sempre molto monotone, fino alla sera in cui incontrò Davide: un vicino che non aveva ma...