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Mauro andò via verso le sette, quando tornò Alfredo. Sapeva di non andargli proprio a genio, così cercava sempre di evitare di incontrarlo o di evitare una conversazione con lui.
Mia madre mi disse, anzi, mi ordinò di preparare la cena.
Non obiettai ed iniziai a cucinare.
Quella sera controllai l'orologio un sacco di volte, in attesa di scendere nell'androne per incontrare Davide.
Non ero sicura che lo avrei incontrato, ma dovevo provarci.
Prima di uscire, vidi che mia madre stava guardando un programma in televisione. La nostra era una delle poche case del quartiere in cui ce ne era una, perché costavano veramente tanto. In quegli anni il denaro era usato soltanto per il cibo ed alcuni ragazzi lo usavano soprattutto per le sigarette e per la droga. La nostra era un regalo di Alfredo: l'aveva acquistata fuori città con i soldi che gli spediva ogni anno mio padre.
Ogni tanto la vedevamo insieme, altre volte la vedevo da sola.
Adoravo le telenovelas e gli spettacoli in diretta.
Non avevo voglia di interromperla, era così persa in quelle immagini che se fossi uscita non se ne sarebbe neanche accorta!
Avevo pensato di farlo, però era meglio avvertirla.
≪Io esco, mà≫ urlai.
≪Adesso? Ma è tardi, Chris≫ mi rispose.
≪Resto nell'androne, tranquilla≫
≪E che cosa farai lì?≫
≪Nulla, ma voglio uscire di casa≫
≪Va bene, a dopo≫
≪Ciao≫
Chiusi la porta e scesi le scale.
Iniziai a sentire un vuoto dentro, sentivo moltissime emozioni.
Queste emozioni le provavo per una persona che avevo visto soltanto cinque minuti la sera precedente.
"Che stupida" pensai.
Stavo per andarmene, quando vidi Davide spuntare dalla porta d'ingresso.
≪Ehi! Ormai ci incontriamo sempre qui, eh?≫ mi disse.
Finsi un sorriso.
≪Eh già≫
≪Come mai sei qui?≫
"Oddio, e se avesse capito che lo stavo aspettando?"
≪Nulla, volevo stare un po' fuori casa≫
≪Qualcosa non va?≫
≪No, tranquillo≫
Cambiai discorso.
≪E tu, invece?≫
≪Io cosa?≫
≪Come mai sei qui?≫
≪Beh Christine, io qui ci vivo, lo sai..≫
Mi feci tutta rossa.
Lo notò.
≪Sono appena tornato dal lavoro≫
≪Lavoro?≫
≪Sì, faccio il muratore insieme a mio padre e a mio zio≫
≪Capisco≫
≪Tu invece vai a scuola?≫
≪No, non ho voglia di studiare. Mi basta la mia terza media≫
≪Neanche io ne ho voglia, per questo ho deciso di andare a lavorare. Perché non provi anche tu a cercarti un lavoro?≫
≪Nessuno mi assumerebbe e, anche se lo facessero, non potrei andarci≫
≪Come mai?≫
≪Mia madre lavora tutta la giornata e tocca a me badare alla casa≫
≪Ah, sei figlia unica≫
≪No, ho un fratello. Si chiama Alfredo≫
≪E perché non ci pensa lui?≫
≪Perché ha un figlio e non ha tempo. In fondo lo capisco: mio nipote è una vera peste, non sta fermo un attimo≫
Sorrise.
≪Perché non ci sediamo?≫
≪Oh, va bene≫
Ci sedemmo al solito posto in cui i bambini la mattina giocavano a carte.
≪Christine≫
≪Chiamami Chris≫
≪Okay. Allora, Chris≫
≪Sì?≫
≪A te questo posto non fa schifo? Voglio dire, guardati intorno: la gente sta tutto il giorno a fumare o a drogarsi, sta tutto il giorno al bar a bere o guardare le partite di calcio, nessuno che prende in mano la propria vita e cerca di cambiare≫
Iniziai a ridere, ma notai che era serio.
≪Davide, siamo tutti così. È come se fossimo marchiati a vita: qui ci siamo nati e cresciuti, siamo come loro≫
≪Io voglio essere diverso≫
≪Non puoi. Sei come loro. Io sono come loro≫
≪Perché non proviamo a cambiare?≫
Non sapevo che cosa rispondere.
≪Chris, ti rendi conto che sto parlando di queste cose con una persona con la quale ho parlato sì e no dieci minuti in tutta la mia vita?≫
Iniziai a ridere e lui mi seguì con una forte risata.
Guardai l'ora: era passata la mezzanotte e sicuramente mia madre mi stava aspettando.
≪Qualcosa non va?≫ mi chiese.
≪No, è solo che dovrei andare≫
≪Allora vado anche io≫
≪Ciao, Davide≫
≪Ciao, Chris≫
Salì per primo, ma si fermò a metà delle scale.
Si girò a guardarmi.
≪Ah, Chris≫
≪Sì?≫
≪Domani allo stesso posto e alla stessa ora≫
Sorrisi.
Sorrise.

Ciò che non siamo mai statiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora