Mercoledì

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L'azzurro di quel cielo infinito faceva da sfondo a quel corpo vivo, ma allo stesso tempo inanimato di colore giallo. I suoni che lo contornavano erano in netto contrasto con quella anonimatezza, nulla scaldava più dei suoi raggi. E pure, quella luce,quel calore non mi impedivano di sentire il gelo che lo avvolgeva o che forse mi avvolgeva. Presto il buio prese il sopravvento su l'azzurro del cielo, e le stelle lo adornavano come solo un diamante abbellisce e arricchisce un anello. Dopo quella che mi sembrò un eternità adagiai il mio corpo sul manto verde del parco, il vento era dolce ma tagliente allo stesso tempo, amavo il modo con il quale mi accarezzava e come contemporaneamente con più forza cercava di appropriarsi del calore del mio sangue. Quel calore di cui le mie mani non nutrivano, avevo la speranza che un giorno qualcuno le potesse stringere senza allontanarle dalle mie perchè troppo fredde, volevo semplicemente che qualcuno le prendesse e le riscaldasse, che le amasse. Era quello di cui avevo bisogno sentirmi amata. I miei occhi presero a guardare un pó dovunque, poi si posarono su un volto, quando lo studiai meglio mi resi conto che si trattava di Andrea. L'enorme felpa bordoux attutiva i colpi di quel leggero vento autunnale, i suoi occhi azzurri erano rivolti verso non so dove probabilmente ripercorrevano quei momenti che da un po' sembravano essere dimenticati,messi li per paura che scappassero,consenzienti del fatto che tardi o prima l'avrebbero fatto comunque. Solo i suoi lunghi capelli biondi sembravo sfuggire a quella pesantezza che opprimeva l'azzurro delle sue irridi, i fili dorati arricchiti da diverse sfumature di giallo rincorrevano il vento non posandosi mai sul suo viso,sulla sua fronte. l'unico limite che avevano non gli era dettato dal vento ma da una fascia nera riposta sul capo; era tranquilla nonostante dentro di lei vi fosse un circolo vizioso di rabbia,odio e indifferenza probabilmente la nicotina le faceva questo effetto, diventava nebbia capace di confondere,nascondere quel composto avaro e far si che la sua tranquillità potesse essere prodiga. Quando rinvenne dal suo luogo senza tempo si avvicinò e mi porse una sigaretta, l'accettai senza esitare e lasciai che questa facesse il suo corso ; quando fui giunta a gli ultimi tiri il fumo si impossesso dei miei occhi come ogni volta d'altronde e Andrea scoppio a ridere. Prendendomi in giro ci dirigemmo verso la pista da skate. Ad accoglierci furono le note di Eminem la sua voce reppava più velocemente delle corse degli skate, procurando più rumore di una probabile e imminente caduta di ognuno di loro. Nessuno di questi era capace, almeno non al meglio. Andrea l'amava per questo, lì avrebbe potuto sbagliare senza che qualcuno le insegnasse qualcosa. Io dal mio canto amavo terribilmente quell'affare , ma non ero assolutamente capace più di una volta caddi con il culo per terra e da lì,il mio sedere si rifiutò di far amicizia con quell'oggetto per non parlare del mio equilibrio che continua a farci a botte. An mi lasciò le sue cose, e si catapultò verso la rampa. Accesi una sigaretta e nel fumarla mi guardai attorno, quell'ambiente era cosi simile ad uno americano, a dei raduni che avevo visto in qualche film. Il chiosco in lontananza dava il ritmo facendo ballare anche il grigio del cemento, le urla dei ragazzi seguivano quelle dello skate. I loro volti pullulavano di passione, pericolo energia e la carica che avevano addosso ti entrava fin sotto la pelle.

"Femminuccia, hai già messo fine alla tua tenacia?"

"Marcota ci siamo date una pausa di riflessione."

"allora è il momento di svegliarla , su vieni con me."

Lo seguii lungo un sentiero ruvido, sporco, pieno di ciottoli, dall'aria fredda. Il colore del terreno aveva ormai colorata le mie All Star di un arancione sudicio, ma poco importava , le sue erano anche peggio. Arrivammo in una parte remota della pista o forse del parco , le mie scarpe avevano ormai assunto la caratteristica del camaleonte; ovvero la mimetica, si confondevano così bene con quel terreno privo di asfalto che a tratti sembrava sabbia. Dopo aver scorto il cespuglio vidi quello che doveva essere uno scivolo, uno di quelli grandi munito di corda e altalena la pittura era ormai sbiadita, consumata e qualche tegola delle torri era staccata o addirittura assente,assente come me. Ogni tanto mi capitava di avere visioni di un luogo,macabro e tenebroso all'interno del quale non vi è tempo ma solo silenzio. Nel mio silenzio c'è solo una voce. Questa echeggia all'interno di esso, senza farsi sentire; è leggiadra e si sofferma sull'enorme peso che il non dire raccoglie. Tanti passi eppure nessun rumore, nessun impronta bianca impressa nel nero che cosparge il suolo. Un silenzio ricco ma privo di espressione,una nota stonata, gridata, ma non sentita.. il bagliore tenue viene raccolto da un cielo grigio tendente al marrone: il cielo del temporale,il firmamento del male. Tutto scorre veloce seguendo i canoni di un fermo immagine incurante del peso che il tempo lascia,la verità è che non le importa. Non le importa di essere definita in una stanza indefinita, non le interessa di seguire un tempo inesistente, che scorre nella sua staticità essendo già impostato siccome sa che finirà. Verrà divorata anch'essa , come qualsiasi cosa bella che non esiste, si esaurirà poiché il suo vagare non ha meta, ma solo soste prima di tempeste; Si sgretolerà nella rabbia conoscendo così la solitudine che il silenzio lascia. Non c'è compagna per coloro che hanno sofferto nel silenzio, per chi ha conosciuto il suo buio e l'ha dovuto affrontare inerme, con uno sguardo rivolto verso il basso e la mancanza costante di un sorriso. Per chi ha vissuto il dolore nella solitudine sa che non c'è forza se non la sua. Ciò che avrà di concreto saranno solo le sue braccia, perchè l'astratto l'ha conosciuto in braccia altrui. Non mi fu difficile apprezzare quella vecchia,sudicia e deteriorata struttura : era stata infranta ,uccisa da dentro senza la lama di un coltello, lasciata ad una vita senza senso, in balia di pensieri senza fondo, di sangue che scorre senza che gli venga posto un limite perchè in verità non si smette ma di sanguinare.

"è bellissimo" fu tutto ciò che riuscii a dire ma per Rian fu abbastanza, per prendermi in spalla e fiondarmi sul suo skate e lanciarmi direttamente da quella " rampa". La velocità con cui sfrecciavo era al dir poco spaventosa, non sapevo gestirla per nulla!, ad ogni passo dello skate una tegola si allentava finii per vomitare, ma badai bene dal farlo addosso al mio amico dai capelli rosso/arancione, che prese a ridere senza sosta.

"smascellatrice non mi deludi mai, la mia ammirazione per le tue capacità accresce sempre di più"

"come il mio odio per te marcota!"
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Ha intravisto soldati partire e ritornare vincenti, ha visto adulti e bambini sperare e combattere per la loro vita, ha assistito a maratone e al trionfo di chi le correva e tutte le volte si è detta di poterlo fare anche lei, di poter partire e vincere la sua guerra, di sperare e combattere per il suo sogno o comunque per qualcosa che le desse la forza per affermare " io c'è l'ho fatta" o, più semplicemente di alzarsi e urlare è il mio giorno, il mio podio. Ma ad oggi non è ancora così. Più che sentirsi quel vincente si sente il testimone dei loro risultati, delle loro soddisfazioni. E' più la platea che li acclama, lo spettatore che li guarda buttato su un divano o peggio ancora un medico che cerca in tutti modi di salvare il suo paziente ma, non ci riesce e con rammarico , rabbia dice addio ad una vita, e in quel momento si sente un fallito perché dentro se stesso sa, sa di non averci provato abbastanza. lei non è ancora un fallito ma un perdente si, ed è stanca, nonostante la voglia di correre e vincere bruci sulla pelle è stanca. E ora si ritrova ad ascoltare i silenzi della notte. Tutto intorno a lei tace, a parte i suoi pensieri quelli non lo fanno mai. Ha perso il sonno. Ne ha fatto uno troppo burrascoso e ora non riesce più a dormire. L'immagine di quei cani che la mordevano con tanta foga, prima uno e poi l'altro lasciandola lì in un barlume di sangue, è ancora nel suo campo visivo. Non ha fatto assolutamente nulla, ascoltava il suo dolore, sopportava in silenzio. Quando ha cercato di riprendersi era già troppo tardi. Non è riuscita a liberarsi, ha fallito ,e questo è l'incubo peggiore non riuscire a proteggere te stessa da una vita che ti divora, e ora quella foga di volerla finita le sta uccidendo le viscere! Sono del tutto infuocate. Ha bisogno dell'acqua per placare il suo inferno mentale, decide di alzarsi e andare in cucina. Prende un bicchiere d'acqua , lo versa all'interno dell'oggetto e beve, poi si siede. Resta lì in quella cucina per una buona mezz'ora, il silenzio la circonda, poi si rende conto di star ascoltando l'ennesimo camion passare, ascolta le ruote che strisciando sulla strada fanno rumore, si fanno ascoltare, mica come lei . Ora sono le ruote di una macchina a segnare l'asfalto, dopo questo decide di alzarsi , ha bisogno di evadere da quelle mura, si veste ed esce non curandosi del fatto che siano le due. Dopo esser uscita dalla finestra la sfida più grande è scavalcare il cancello, aprirlo significherebbe esporre le sue orecchie a un rumore assordante e di conseguenza strappare dalle braccia di Morfeo ogni sognatore e lei, non vuole questo. Dopo essere riuscita nella sua impresa, si gode l'aria fresca di settembre, i fari dei lampioni illuminano le strade silenziose, sole ,ma ,non fredde. La notte è così semplice, la musica che suona è malinconica ma con delle sfumature di divertimento, la melodia che accompagna quel tedio e quasi taciturna ma si aggrega ai battiti del cuore di quella ragazza che non sa dove andare, cosa pensare l'unica cosa che sa è che vuole perdersi, smarrirsi in quel buio così affascinante che ha abbandonato qualsiasi cosa reale e accolto ogni barlume di pazzia, passando attraverso la fantasia e l'inesistenza della vita. Adesso è una bimba sperduta nell'isola che non c'è.

Without Time.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora