Giovedì

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Capitava spesso che si contraddisse, non amava perdere il controllo, non le piaceva dipendere da qualcosa e pure amava ciò che il fumo le procurava. Era distesa su una gelida panchina del parco, quel posto aveva visto tanto e forse anche troppo, L'alba così quieta. I colori che portava con se , le ricordarono il compito che ancora doveva portare a termine per la scuola. Troppe cose da cui voler scappare e poche per cui voler restare. Tentò di alzarsi dalla panchina in cerca di qualcosa, magari di un ricordo di un indizio che la riportasse alla notte ormai passata, la testa era così pesante senza quell'effetto. Iniziò a cercare un dettaglio notturno , ma si abbandonò a quelli mattutini del parco: i colori, gli spazzi, le strade, l'atmosfera e le persone quelle poche che vi erano. Lì era tutto calmo e sereno, era differente da ciò che era abituata a vedere dal finestrino del pullman o da quello del treno. Nessuno partiva. Nessuno correva. Nessuno si guardava attorno con la certezza che quella che stava lasciando era la sua vita e che non correrà indietro per riprenderla ma, andrà avanti, per costruirne una nuova. Una migliore. Tra quegli alberi , nessuno aveva fame , nessuno sognava. Forse era per questo che le piaceva.. Perché libero dall'ipocrisia della vita, dalle maschere con cui la si affronta, è diverso dal mondo che ha scelto di frequentare dove la competizione, vince su tutto e devi correre qualora tu non voglia soccombere. Corri al disopra delle persone e del nero che le avvolge, qui corri per sentirti il vento in faccia, non per sputargli in faccia. Dopo un po si rese conto di quello che aveva combinato, un muro in lontananza nascosto dietro ad alberi e cespugli , era stato colorato. Un enorme scritta lo adornava, i contorni della scrittura erano neri, mentre le lettere portavano il colore di ciò che la scritta indicava ovvero "Smascellatrice" tutto in verde.
Scoppiò a ridere, rise talmente tanto e sguaiatamente che le scesero le lacrime e la pancia le faceva male. Doveva trovare assolutamente chi aveva fumato con lei quella sera anche se forse una vaga idea c'è l'aveva. Quando si rese conto che erano le 5:00 iniziò a correre come una matta verso casa. L'acqua calda aveva ormai vestito di vapore l'intero bagno, ma non aveva sfiorato ancora il corpo di Aria. Ella era inerme davanti allo specchio, fissava quel riflesso. Un corpo che all'esterno sembrava intatto ma che all'interno era sfasciato e pieno di toppe, il suo volto era bianco, un bianco cadaverico forse era dovuto alla canna o forse a quei respiri che si erano posati su di esso, alitando e strappandole via quel colorito roseo di cui rivestivano le sue guance piene. Entrando nella doccia ebbe finalmente il contatto con l'acqua, era ciò che desiderava ciò che le serviva per liberarsi di quel torpore e cancellare quei segni che ricoprivano il pallore insinuatosi sulla pelle, questo nascondeva delle tracce viola, rese più chiare, evidenti dal quel bianco apparentemente innocente e  nascoste dalla pesantezza del nero che le marchiava. L'acqua faceva male nello stesso momento in cui sfiorava i suoi piedi, le sue mani. era come se volesse evitarla o quanto meno farle sentire quelle parti, renderla viva; dopo che il vapore sfumò si vestì e avvolta da quella leggera nuvola calda, si truccò. Lorenzo dormiva ancora, di conseguenza si  prese un po di tempo per se stessa, non capiva dov'era e perché c'era. Si sentiva spaesata , senza un posto nel mondo e seguendo quella mancanza si addormentò abbracciando e ancorandosi a quel cuscino che più di una volta aveva smorzato il suo dolore. Il perchè lo tenesse stretto era poco chiaro, forse credeva che potesse essere un passaggio per il mondo dei sogni, una sorta di chiave per il paese delle meraviglie. Tuttavia quell'oggetto morbido, fatto di piume  , custodiva le sue paure e la sua sconsiderata e bramata voglio di andare via. Aveva voglia di vivere, bisogno di fantasticare, di innamorarsi e magari sbagliare; voleva vivere al 111% fregandosene di questa fottuta realtà , che strazia a tal punto da farti male.  Voleva sognare, ma fino a che punto?! sognare equivale a coraggio e poche persone hanno la forza di farlo, poiché quel mondo tanto bello e capace di farti respirare fino in fondo, ma poi?! Una volta svanito tutto, tornare alla realtà non è poi tanto incoraggiante e allora si che ci vuole coraggio. Si dice che la felicità sia solo un'istante , e se scegliessimo di credere che quell'istante fosse racchiuso nei sogni?

Without Time.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora