2- Elen

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"La classica drogata del cazzo"

"La cosa che mi sorprende è che ci sono voluti due giorni per trovarla..."

" fossi stata sua madre non mi sarei nemmeno sprecata"

"Sapete... non mi sorprende che sia morta, poi questa morte le si addice proprio, in un vicolo"

"come un topo di fogna".

Dieci e trenta.
Il tempo si è riavvolto ed è quella stessa sera ma non sono in un vicolo e non sto morendo.
Sono a casa, casa mia.
Mia madre non c'è, ma quando mai c'è stata?

Primo giorno della mia nuova vita,
il tempo non mi fará più invecchiare. Non potrò morire fino a quando non lo deciderò io.

"Posso aspettare per sempre, Elen".
Mi voltai per poi vedere Sebastian sulla soglia della mia camera. Non gli avevo ancora parlato dopo quel "sogno", ascoltavo ma non rispondevo. Sapevo che lui sentiva i miei pensieri.

"Alla fine la tua anima sará così piena di sentimenti che sarai tu stessa a porre fine a tutto"
Mi si avvicinò con passo elegante fino a quando non me lo trovai di fronte.
Io seduta nel balconcino della finestra mi sentii estremamente piccola.
Lui mi guardava negli occhi con una certa bramosia e uno sguardo furbo.
Mi voltai a guardare la pioggia.

"Lo so, Sebastian"

Lui sorrise.

" gradisce del tè signorina?"

Annuii alzandomi e andando verso il letto. Mi levai la felpa rimanendo in canotta.

" mi permetta".
Sebastian prese gli orli della mia canotta e la alzò prima scoprendomi il bacino poi il seno e infine mi passò dalla testa. La canotta era sfilata del tutto.

Sentivo il suo sguardo bruciante sul mio corpo quasi nudo.

" potevo farlo benissimo da sola" dissi immobile.

"La mia padroncina non si dovrebbe stancare a fare certe cose" disse abassandomi i pantaloni aderenti. Il suo viso si abbassò e me lo trovai esattamente alla mia sinistra nella spalla. Il suo respiro mi spostava i capelli corvini provocandomi brividi in tutto il corpo.
Potevo immaginare giá il suo sorriso inquietante..
ma daltronde cosa mi lamentavo?
Lui non avrebbe posseduto solamente la mia anima, prima o poi avrebbe posseduto anche il mio corpo e il primo sarebbe stato di sicuro il corpo.
Faceva parte del contratto.

Prese la camicia del pigiama infilandomela, gentilmente mi fece girare e con aviditá cominciò a guardare il simbolo che ci legava posto sopra il mio seno destro.
Mi sentivo abbastanza imbarazzata da questa situazione.

Cominciò ad abbottonare accuratamente il mio pigiama fino all'estremitá.
Il mio respiro era accelerato e il cuore sembrava volesse uscire dal petto. Non volevo pensarlo ma... ero attratta da lui, davvero tanto.

"Signorina ci conosciamo da poco, non è ancora il momento di pensare a certe cose" di nuovo quel sorriso.

Bruscamente voltai il viso da una parte facendo uscire un grugnito.

Mi misi finalmente a letto, sotto le coperte, con la schiena apoggiata allo schienale del letto.

"La sua tazza di tè".
Presi in mano la tazzina sorseggiando guardando fuori dalla finestra.
"Voglio andare via da qui, domani".
Sebastian era in piedi ai piedi del letto e potevo sentire il suo sguardo insistente nel mio volto.
"Yes, my lady". Mi prese le mani con cui stavo tenendo la tazzina del tè, alle erbe orientali penso, dato il profumo. Con delicatezza me la portò via dalle mani appoggiandola sul mio comodino.
Sempre con estrema delicatezza mi prese il volto tra le mani guardandomi negli occhi.
Era serio, non aveva lo stesso ghigno di pochi minuti fa.
Ad un tratto chiusi gli occhi, forse per la troppa vicinanza e a quel punto sentii due labbra premere sulla fronte. Erano calde e morbide.
Si staccò e si rimise in piedi prendendo il vassoio e la tazzina.

"Buonanotte signorina"

"Elen" dissi in preda ad un certo imbarazzo cercando di nasconderlo.

Sorrise.
"Elen" disse per poi chiudere la porta della mia camera.

In cosa mi sono cacciata?

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