10- sangue

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Essere astuta in presenza di un demone era una scelta saggia? Questa domanda le tormentava la mente mentre si trovava in quella situazione intricata.

Aveva davanti a sé due alternative: poteva fingere di fidarsi completamente di lui, comportandosi come una preda sottomessa, oppure poteva reagire e affrontare le conseguenze, rischiando di morire sotto la falce di uno shinigami.

Sebastian era un demone, un essere sfuggente e imprevedibile. Che cosa aveva in mente? Questa domanda faceva sorridere ironicamente la ragazza.

Non esisteva alcun patto che li legasse, ma quel simbolo sulla sua pelle rappresentava qualcosa di molto più profondo e complesso. Era intrappolata in una situazione che odiava profondamente.

Aveva scoperto tutto ciò che c'era da sapere, ma non poteva permettersi di condividere quelle informazioni con nessuno. Doveva tenere segreto tutto, e il pensiero di fingere di essere sotto contratto con quel demone non le sarebbe stato facile da portare avanti. Tuttavia, era disposta a provarci con tutta la sua forza.

mercoledì, 21:45

Si trovava nel suo letto, freddo come sempre. La mente vagava tra le parole di Oscar Wilde e la storia di Dorian Gray, un uomo subdolo, viscido, manipolatore, e ipocrita, destinato a un destino poco invidiabile. In quel momento, si sentiva simile a lui.

Il libro magenta giaceva chiuso tra le sue mani. Cosa avrebbe dovuto dire a Sebastian? Avrebbe mentito? Si sarebbe presa gioco di lui? Le gambe le tremavano, e aveva la sensazione che le lacrime fossero pronte a sgorgare. Perché aveva accettato di vivere? Era già morta in partenza.

Sembrava essere solo una preda appetitosa per Sebastian, e per Grell era solo un'altra anima da raccogliere. Era una persona senza importanza, senza legami, e per la millesima volta nella sua vita, pensò che andava bene così.

I suoi genitori erano morti? Va bene così. I suoi tutori la maltrattavano? Va bene così. I suoi amici la tradivano? Va bene così. "Va bene così," sussurrò tra sé, rifugiandosi sotto le coperte.

All'improvviso, il letto si inclinò sotto un peso e una mano le si insinuò tra i capelli. "Grace, Grace," disse Sebastian, accarezzandole la testa. "Sei davvero testarda e troppo curiosa, non è così? La curiosità è un pericolo, lo sai?" Le sue parole erano taglienti come lame.

Grace si sottrasse alle coperte e lo guardò negli occhi. "Non c'è nulla che tu possa nascondermi. Io so tutto, vedo tutto, sento i tuoi tremori, le tue insicurezze, i tuoi sentimenti..." Continuò a sfiorarle il viso pallido e delicato. Grace deglutì. "Cosa vuoi fare? Scappare da me e morire sotto una falce della morte oppure restare in questa piacevole illusione?"

La ragazza sgranò gli occhi alle parole del demone. Non avrebbe dovuto mentire a nessuno, si rese conto. Che cosa sperava di ottenere? Ingannarlo? Era stata ingenua.

"Aspetto una risposta," disse Sebastian, avvicinandosi al suo viso, ancora parzialmente coperto dalle coperte. "Sebastian," sussurrò Grace. Lui sorrise. "La tua anima ora è di chi?" chiese, convinto che avrebbe ottenuto una risposta soddisfacente.

"È tua," rispose lei, a voce bassa. Sebastian la scoprì completamente, tirandola a sé e facendola sedere sulle sue gambe. "E chi è che ha perso il gioco?" chiese lui, soddisfatto.

Grace abbassò il viso sulla spalla del demone, sconfitta. Aveva perso, aveva già perso prima ancora di rendersene conto. Aveva scoperto tutto, ma sembrava essere stata destinata a perdere.

"Ironico, vero?" sussurrò.

"Ora," disse Sebastian, "voglio una cosa da te." Le sue mani scorrevano lungo la schiena di Grace. "Stai qui tranquilla tra le mie braccia, e non ti succederà nulla di male," disse con un accenno di eccitazione nella voce. "Ti scoprirò a tratti," promise, prima di affondare i denti nella sua spalla.

Grace urlò forte, non aveva mai provato un dolore così intenso, così acuto. "No! Sebastia-nhh!" La mano di Sebastian le coprì la bocca, mentre il sangue scorreva copioso, incanalato nel solco del suo seno.

Il demone staccò i denti dalla sua pelle e cominciò a leccare avidamente il sangue. Poi, strappò con rabbia la maglietta di Grace, seguendo con la lingua i piccoli rivoli di sangue che scendevano nel suo seno. "Sei così buona," mormorò. "Sei dolce e appagante."

La strinse avidamente a sé mentre continuava a leccare il simbolo demoniaco sul petto. "Tu sei mia," dichiarò con fermezza.

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