Capitolo8.

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"vadooo" Urlai per farmi sentire da mia madre che si trova al secondo piano,anche se non avrei fatto altrimenti neppure se stesse ad un metro di distanza da me.

Perché sono così acida con lei?

Beh mi ha mandata via dalla mia città, mi odia dal profondo del cuore, pensa solo a me per sapere di più sulla scuola o per sfogarsi di quanto papà la stia trascurando in questo periodo.
Lei non domanda nulla su di me, nemmeno un "come stai?" appena svegliata alla mattina.

È così okay, ma io non la sopporto ne tantomeno il suo carattere , non prova affetto nei miei confronti;ricordo Shasha e sua madre erano come due amiche si raccontavano tutto e non ho mai sentito un suo rimprovero per Sasha. E lei di cose pazze ne faceva: un giorno ritornò a casa con il ciuffo fucsia e il rasta viola, non la sgridò, le esclamò saltandole in braccio:" Figooo" mia madre nemmeno sotto pagamento me lo avrebbe concesso.

Ricordo la bellezza che avevo dinanzi sabato alla libreria, era un Dio, i suoi occhi penetranti, le sue labbra tutte da baciare, il suo sorriso così...
Oh Cristo, ma ti senti? I suoi occhi penetranti!? Le sue labbra tutte da baciare!? Il suo sorriso così... così cosa?! Shay quella minima percentuale di cervello funzionante sta andando a puttane o cosa!? Ricordi cosa ci siamo dette: niente ragazzi.

E per una seconda volta do' ragione alla mia coscienza, niente ragazzi.

Quel sabato ho avuto un culo straordinario, ho fatto in tempo di tornare a casa ,mettere a posto il nuovo libro acquistato, strappare il post-it e gettarmi sul divano, la signora madre aggiunse una sosta al supermercato è arrivò in ritardo a causa anche del traffico.

Entrata a scuola iniziai a camminare e senza sapere dove stessi andando visto che questa maledetta scuola più cammino più sembra diventare grande, mi fermo solo qualche secondo davanti ad un portone, per focalizzare il posto in cui mi trovo, mai visto prima, l'agitazione è sempre più incalzante pian piano si trasforma in panico, ansia di essermi persa, qui non c'è nessuno o credo , preferirei non aprire quest'enorme portone davanti a me e così per calmare l'ansia in me mi accascio sulla porta per scivolare verso pavimento, cercando di riacquisire il battito regolare del mio cuore.
Chiama Cam e chiedili di cercarti, suggerì la mia rompipalle di coscienza e per la terza volta consecutiva le do ragione.

Come se avessi avuto un lapsus di scatto afferrai la borsa a terra e cercai il telefono
"Ti sei persa?" Non appena sentì la sua voce, sussultai, girai il capo a sinistra e lo vidi appoggiato alla finestra che mi fissava. Il suo viso, inoltre aveva qualcosa di diverso, ma non riconobbi cosa.

Ma ignaro questo dettaglio la mia mente va in caos. Cosa ci fa qui? Non dovrebbe stare con i suoi amici?

La luce che filtra dalla finestra gli illumina il suo volto angelico mentre mi guarda negli occhi
"Ahhh Cameron! Mi hai fatto prendere uno spavento! Per fortuna che ci sei te!" Esclamai alzandomi d'impulso e il mio cervello mandò il comando al mio corpo di avvicinarmi a lui, senza mettere all' accorrente il cuore.
Lui indietreggiò lentamente abbassando lo sguardo.

Cosa succede?
"Stiamo già in ritardo. Andiamo. " Iniziò a camminare avanti a me, con le mani nelle tasche della felpa e il capo abbassato. 

-
Arrivati con un lieve ritardo ci sedemmo agli ultimi due banchi, il suo viso illustrava espressioni di frustrazione, o peggio d'indifferenza.
Le due ore interminabili di italiano finirono.
"Cosa succede?" Li domandai non appena uscimmo dall'aula,
"Nulla" Con la solita aria delle ore precedenti.
"Cam" esclamai quasi sorpresa, all'improvviso capii quale fosse la leggera differenza che avevo percepito sul suo viso
"Cameron ma tu non avevi gli occhi neri se non sbaglio?" Mi uscì dalla bocca, senza pensarci.
"No, ti sbagli"
"Ma certo che si! Mi sfotti?"Avevo un ricordo molto limpido dei suoi sguardi nei giorni precedenti, quel nero cupo come il carbone oggi la tonalità era completamente diversa: uno strano oca più scuro del colore di una caramella con i riflessi dorati.

Due erano le alternative: o mi stava mentendo per delle spiegazioni inspiegabili o stavo diventando pazza.

-

Nonostante il mio ritorno a casa, il mio pensiero fisso era su Cameron, su i suoi occhi, sul suo comportamento, volevo sapere di più, volevo sapere cosa li stesse accadendo e perché mi aveva mentito sulle lenti a contatto. Mi girai sul lato destro del letto per prendere il cellulare dal comodino, volevo e dovevo chiamarlo.

Cercai  il suo contatto e partì la chiamata... Uno squillo, due squilli,tre squilli, non appena concepì l'idea di riattaccare quel silenzio fu rotto dalla sua voce "Ciao, sono Cameron Dallas lasciate un messaggio dopo il bip" Così partì il solito suono acuto. Decisi di chiudere.

Dio ma che cavolo gli succede? Perché si comporta così?

Vorrei tanto uscire magari per prendere un gelato, o fare un po' di shopping, anche se preferirei rimanere a casa ad iniziare una serie tv. Che so Quantico?! Ma riflettendoci un po' su devo proprio comprarmi un po' di indumenti. Quindi abbandonai quelle vacue idee, presi alcune banconote dal salvadanaio soprannominato "Cosette", se ve lo state domandando: sì, suddivido i miei risparmi, è una delle mie tante fisse. Subito dopo che feci ingresso nel salotto mia madre seduta sulla poltrona con un libro fra le mani, alzò il suo viso smilzo e mi squadrò "Dove credi di andare?" Pff, che palle. "A fare un po' di shopping, posso?" Dissi a cantilena, guardandola torta, pregando tutti quei buoni dei che non inizierà a snocciolare le sue stupide richieste. Ho 17 anni cioè non mi pare normale queste sue reazioni.

"Vai" Disse con un tono scocciato. Senza salutarla uscì dalle quattro mure domestiche, ogni volta che varco la soglia di casa mi ritrovo con uno strano sollievo in petto, soprattutto da quando stiamo qui a Seattle. Se la mia mente non mi riportò ricordi erronei, mi ricordai di avere nella borsa una mappa con segnalati tutti i grandi centri commerciali. E dopo qualche prova di orientamento iniziai la ricerca.

Dopo venti minuti

Secondo la carta locale tra poche altre svolte arriverò in un grande centro commerciale, una delle cose positive del trasloco è la posizione della mia abitazione, poco lontana dal centro. Ma insomma stiamo pur sempre a Seattle, e di conseguenza le prossime volte sarebbe bene prendere un bus.  

Una volta sfilate le cuffiette, prestai attenzione al mio lato destro. 

Cosa? Ciò che sto vedendo è reale?

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Molto probabilmente leggerete questo capitolo domani mattina, spero che vi piacerà.

Innanzitutto vorrei ringraziarvi ognuno di voi per le mille visualizzazioni! Gracias! ❤

Poi vorrei TANTO sapere cosa pensate di questi misteri, che si susseguono e si susseguiranno *rido*.

Grazie di tutto. Un bacio. ❤











everything is a disaster {Cameron Dallas}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora