L'espressione del suo viso era indescrivibile. Non avevo la certezza che fosse arrabbiata, non avevo la certezza che fosse felice, in atteggiamento di sfida, né triste. Sembrava provasse tutte le emozioni immaginabili, che esercitate insieme le avevano conferito quell'apatia quasi struggente. Mi ha chiamata, e adesso non proferisce neanche mezza parola. Non sapevo se affrontarla o darmela a gambe verso la libreria a pochi passi, ma qualcosa mi intratteneva. Anche se quella storia non mi piaceva affatto, mi sentivo in dovere di indagare, d'altra parte io stessa ero stata chiamata in causa da lei. Incrociai le braccia, in attesa che succedesse qualcosa. L'improvvisa suoneria del mio cellulare mi fece sussultare. Thomas. Stavo facendo ritardo, e ciò a causa di una donna che probabilmente aveva seri problemi e attaccava il filo con tutti i passanti che le capitavano a tiro. Decisi di andarmene. Camminai a passi veloci e decisi, con la costante paura di essere seguita o aggredita. Il telefono squillò di nuovo. - Sono quasi arrivata, davvero, scusa il ritardo - correvo senza neanche guardare avanti per controllare se mi stava seguendo. Non avrei voluto che questo si notasse dall'altra parte del telefono, ma era troppo evidente. - Tutto bene?
- Sì, non preoccuparti - Entrai in libreria e mi abbandonai sul primo posto a sedere. Thomas, a una decina di metri da me, fece cenno con la mano e si avvicinò. - Ce l'hai fatta. Hai una faccia, però ... sembri sconvolta. - Tira troppo vento - tentai di evadere. Thomas inarcò un sopracciglio studiando i miei movimenti. Non era affatto stupido, ma non avevo di certo motivo di raccontargli quello che era successo solo cinque minuti prima, non avrebbe avuto senso fare conoscenza in un modo così inquietante, dopotutto. - A giudicare dalla voce al telefono e dalla tua situazione attuale hai fatto una bella corsa. Con questo freddo è la cosa peggiore, ti saresti potuta ammalare, lo sai? - Ma chi è, mia madre? - Non è un ritardo così esagerato, sono solo dieci minuti.
- Cercavo solo di essere puntuale - feci spallucce. Sorrise, e si sedette accanto a me. Anche da seduto, lasciava trasparire quanto fosse realmente alto. I suoi capelli color rame erano avvolti da un piccolo codino; la sua pelle era bianchissima, quasi color latte, mentre gli occhi grigi e chiari risaltavano su tutto il corpo. - Guarda questo - intimò all'improvviso, interrompendo il silenzio imbarazzante. Mi porse un libro dall'aspetto decisamente antico, viste le pagine completamente gialle e l'odore, e mi indicò una foto. - Un castello. Wow.
- Esatto, a mezz'ora di macchina da qui, nel Tipperary. E non è un semplice castello, al giorno d'oggi attrae una marea di turisti per via della sua storia. Immagino dunque che tu non la conosca. - feci cenno di no. - Un tempo era una sontuosa villa appartenuta a clan, famiglie potenti e in seguito consegnata alla chiesa divenendo un luogo di culto, accolse diverse generazioni fino al diciottesimo secolo - aggrottai la fronte. - E ciò dovrebbe attrarre una marea di turisti?
- Direi che "ciò" sia dovuto al fatto che la tomba di San Patrizio sia collocata proprio lì. Ma è famosa anche per le sue leggende interessanti, come quella della Strega e della Cavia, ad esempio. - Improvvisamente volevo saperne di più. - Strega e Cavia? - il mio improvviso interesse sembrava divertirlo. - Sì. Ma non c'è sui libri, è stata portata avanti tramandandola oralmente, come tutte le altre finora - Il suo sguardo si spostò verso la finestra più vicina. - Sembra che il tempo si sia calmato. Usciamo? - mi guardava con aria di intesa, come se quello che stava per dire fosse vietato ad orecchie altrui. - D'accordo.
L'aria era ancora gelida, ma il cielo era aperto e il vento aveva diminuito la sua potenza. Thomas si accese una sigaretta. A volte mi lanciava occhiate strane, come se mi stesse studiando, e la cosa mi metteva a disagio. - Avremmo sicuramente dato spettacolo se te ne avessi parlato tra tutta quella gente. Molti la considerano una storia finalizzata a spaventare i bambini, altri una superstizione, e altri ancora credono sia tutto vero. Nel diciassettesimo secolo la città di Cashel fu saccheggiata. L'intera popolazione si rifugiò all'interno del castello, ma i soldati nemici diedero fuoco all'intero monumento, uccidendoli tutti insieme. Fino a qui non c'è niente di strano, fa parte della storia ... anche se molto brutale. Per una decina di anni, quando il castello fu abbandonato e ridotto quasi in rovina, una strega venne a rifugiarvisi con suo figlio, avuto da un essere umano. Scelse proprio un castello consacrato per nascondere con un involucro di purezza la malvagità del suo essere e della sua anima, di modo che nessuno potesse accorgersi di loro. Ma non solo - deve smetterla con questa suspense. - In molte versioni raccontate il piccolo era oggetto di esperimenti da parte di sua madre. Era sottoposto a strazianti torture ogni giorno, fino a diventare un mostro dall'anima nera, come lei. Ma una volta tale, non ci mise molto a ribellarsi, lasciarla in fin di vita e scappare.
- Sembra la trama di un film! - scoppiammo a ridere. - Pensa che molta gente sostiene di avvistare la strega per la città, o di sentire le urla del bambino passando da quelle parti. Sono ossessionati.
- Beh a dire il vero mi è sembrato di vedere una strega prima di incontrare te! - non potevo non dirlo. - Ti prego, non ti ci mettere anche tu, Daisy Scott.
Non era male, in fondo.
Involontariamente, ci stavamo avviando verso casa mia. - Thomas, sai una cosa? Fuori dalle mura di quella classe sei una persona totalmente diversa - lo guardai dritto negli occhi. Era impossibile decifrare le emozioni di quel ragazzo. In circostanze normali gli occhi parlano al posto della persona, ma i suoi occhi non mi dicevano proprio niente. - Posso dire lo stesso di te, e credo che il motivo accomuni entrambi. - scrocchiò le dita. - Un branco di imbecilli senza cervello, affamati di moda e voglia di apparire, capaci di dannarsi l'anima per sopprimere il loro essere e cercarne un altro incompatibile. Volano maschere dello stesso tipo.
Avrei voluto abbracciarlo nonostante la poca confidenza, non solo perché questa volta percepivo un misto di rabbia e rancore da parte sua. La pensavamo allo stesso modo, e prima d'ora non mi era mai successo. Gli misi una mano sulla spalla. - Pensaci bene. Che importa degli altri adesso? In solitudine non si fa altro che pensare in continuazione al mondo esterno. Ma ora non siamo più completamente soli, o sbaglio? - si addolcì, e sorrise lievemente. - Non sbagli affatto.
Una volta arrivati al cancello, riuscimmo a intravedere mia madre in lontananza. - Daisy! Non credevo fossi ... - ad un tratto si irrigidì. - Ciao mamma, com'è andato il colloquio?
- Bene, sì ... è andato bene - ma i suoi occhi erano puntati su Thomas, che indubbiamente se ne accorse, e ricambiò il suo sguardo. - Ci vediamo domani, Daisy. Buona serata, signora Scott. - se ne andò, quasi stordito. Quando entrammo in casa, sbottò. - Non mi avevi detto che saresti uscita. - si mise a braccia conserte, come se avessi fatto chissà quale errore madornale. - Tanto meno con quel ragazzo. - Mi tolsi la giacca con rabbia. - Come se il problema fosse davvero questo! Si può sapere per quale motivo lo guardavi come se fosse un emarginato?
- Torno da un colloquio importante, e non solo te ne freghi. Ti fai trovare con un Flynn, membro della famiglia criminale più famosa della televisione! - era impazzita. - Mi pare di averti chiesto poco fa del colloquio, mentre eri occupata a fare una figura di merda con Thomas! - sto esagerando. - Ho passato un bel pomeriggio, e ce ne saranno tanti altri a prescindere da quello che pensi. In mia presenza non è un criminale, come lo definisci tu, e se dovesse far parte di questa fatidica famiglia, ciò non toglierebbe comunque la possibilità di essere diverso da loro! - cazzo, avevo esagerato per davvero. Avevo praticamente urlato a squarciagola.
Ci fu un attimo di silenzio. - Molto bene, te ne accorgerai tu stessa. E quando lo farai, non provare a venire da me. Va' di sopra, e non ti azzardare a scendere.
Salii le scale e chiusi a chiave la mia stanza. Avevo finalmente trovato qualcuno che mi assomigliasse. Avevo finalmente passato un pomeriggio nella più totale tranquillità, senza visioni, paure, cose che levitavano. Ma lei non poteva capire. A lei basta rovinare tutto.
Abbracciai il cuscino e mi addormentai, sfinita.
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OBSESSION (in revisione)
FantasyLei è piccola e fragile, ma è sempre avanti di un passo. Lui è un mostro, la personificazione del male. Lui la odia, vuole ucciderla. Ma lui la ama, come può ucciderla?