6.

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- Daisy! Scendi immediatamente da quel letto, non te lo ripeterò un'altra volta! - la voce di mia madre rimbombava in testa, dio, se pulsava.

No, non di prima mattina.

Aprii gli occhi controvoglia, e mi guardai attorno. Probabilmente si era divertita a mettermi a soqquadro la stanza, d'altra parte trovare un pacco di sigarette nascoste sarebbe stato un buon pretesto per farmi automaticamente passare alla parte del torto e vendicarsi per ciò che è accaduto ieri. Richiusi gli occhi, la coscienza mi stava riabbandonando. Altri cinque minuti. - Devo buttare giù la porta? - questa volta le parole, che prima erano ovattate, sembravano molto più vicine e assordanti. Soprattutto assordanti. Ripresi coscienza e di colpo scesi dal letto. - No, sono sveglia. Che ore sono? - È ora che ti imposti una sveglia sul telefono. E apri questa porta, non sei mica in un albergo! - okay, è decisamente più seccante di ieri. Assecondala. - Sì, hai ragione, scusami. Farò più attenzione. - ma non servì a molto. Non me l'avrebbe fatta passare liscia, me lo sentivo... non dovevo stupirmi, comunque. Non le avevo mai parlato così prima d'ora, e questo deve averle fatto molto male. - Guardati intorno, è passata una tromba d'aria qui dentro? Hai anche lasciato la finestra aperta. - ma che ... - Cos'è questa faccia adesso?

La mia stanza ... mia madre non l'aveva nemmeno toccata, la mia stanza. Sono stata io a chiuderla a chiave. - Quindi non sei stata tu. - mi affacciai di fuori, e scossi la testa più volte. Dovevano essere entrati i ladri, non c'era dubbio. - Mi prendi in giro? - la sua maschera da madre isterica e piena di rancore svanì in un attimo. - Perché dovrei? Ricordo perfettamente di non aver lasciato la stanza in disordine, la finestra era chiusa quanto la porta. - si accarezzò la fronte - Stai scherzando, vero?

- Ho la faccia di una che sta scherzando? - era difficile che si scomponesse, ma questa volta la vulnerabilità le si leggeva negli occhi. - Mah, è possibile che io soffra di sonnambulismo, nessun ladro arriverebbe a tanto per una stanza come la mia. Certo, se la loro intenzione fosse quella di rubarmi la maglietta dei Bullet For My Valentine avrei già chiamato la polizia. - alzai le spalle e uscii dalla stanza.

[...]

Trovai un posto in fondo all'autobus e tirai fuori le cuffiette. Ho sempre amato ascoltare la musica ad alto volume mentre il mondo scorre all'indietro, è l'unico motivo per cui salirei su quella mezza carretta rossa. Paradossalmente, però, è anche in questi momenti che i pensieri più profondi tornano a galla. Quello della notte precedente era l'incubo più reale della mia vita. La Strega e il figlio mezzosangue. Che razza di fantasia avevo? Thomas deve avermi davvero coinvolta sulla sua storiella da quattro soldi, quasi quasi glie l'avrei raccontata.

Sono nella tua testa da un pezzo.

Mi si gelarono le vene. Era semplicemente un sogno.

So tutto di te.

Uno stupido sogno, eppure qualcosa non andava.

Aspetterò.

No, non ha senso. Spaventarsi della propria immaginazione è da idioti, perché dannarsi l'anima per una finestra accidentalmente aperta quella stessa notte o per qualche cosa fuori posto in camera? Almeno a questo, ci deve essere una spiegazione razionale.

[...]

- Thomas, buongiorno. - in classe al momento non c'erano altri che lui e la sua sigaretta, e la cosa non mi dispiaceva affatto. Una nuvola di fumo uscì dalla sua bocca, lo sguardo fisso sul mio. - Tutto bene? - staccò gli occhi da me e si sedette. - Sei in ritardo. - Era distaccato, freddo, come se gli avessi fatto qualcosa di male. - Che stai dicendo? Non c'è ancora nessuno! - Un sorriso provocatorio comparve sul suo volto, cominciava a farmi paura, non era più lo stesso. - Vedo che gli impegni scolastici non hanno la minima rilevanza per te. Oggi la classe partecipa ad un sopralluogo al castello di Trim, vicino Dublino. Sono già partiti.

OBSESSION (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora