Quattro.

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In questi momenti più che mai sento la mancanza di mia madre. Lei avrebbe saputo dirmi cosa fare, mi avrebbe calmata e magari mi avrebbe prestato un suo vecchio top dicendomi che ormai era ora che lo prendessi io. Ma sono sola, sola in compagnia delle mie scarsissime conoscenze in ambito della moda.
Sono passati ben trentacinque minuti da quando mi sono chiusa in camera mia a lanciare sul pavimento ogni tipo di indumento che trovo nell'armadio. Qualsiasi cosa mi sembra inadatta, come ci si vestirà mai ad un falò? Sono frustrata, nervosa, disperata, stanca e... frustrata. Aiuto.

Mi sembra di rinascere quando sento qualcuno bussare alla porta.
Mi fiondo ad aprire e mi sento stranamente sollevata quando una chioma bionda mi si presenta davanti.

"Sophy!"
Deve aver notato la mia disperazione e il macello che è in camera mia perché si affretta a tirarmi una busta rosa.
"Tieni, permettimi di prestarti questi vestiti, li ho visti e ho pensato subito che a te starebbero da Dio!"
"Oddio grazie mille mi hai letteralmente salvata!"
"Si me ne sono accorta..."
I suoi occhi fissavano increduli il caos che dominava nella mia stanza. Un vestito era finito sul lampadario.

"Ma come ha ....?"
"Ehm meglio non saperlo."
Scoppiai a ridere e lei subito dopo di me. Dopo una lunga ora eravamo pronte. Sophy indossava una gonna chiara con un top rosa, i capelli raccolti in una lunga treccia a spina di pesce delicatamente appoggiata su una spalla e delle zeppe in corda con morbidi intrecci, rosa anche quelle.

Il suo abbigliamento rispecchiava perfettamente il suo carattere: semplice, solare e spontaneo. Io invece mi ero completamente affidata alle sue mani. Indossavo un top bianco con la scollatura a barca a mezze maniche che lasciava nude le spalle e degli shorts neri. I capelli li ho lasciati sciolti, morbidi sulle spalle e ai piedi delle semplici superstar, nonostante gli svariati tentativi di Sophy per convincermi a mettermi i tacchi.
Dei tacchi? Io? In spiaggia poi? Cos'é un falò o un campo di tortura?

"Sei bellissima Adel, bellissima ma testarda. Con i tacchi avresti rimorchiato molto di più" mi fece l'occhiolino e risi.
"Oh beh sopravviverò"
Non ero particolarmente interessata ad adolescenti in piena crisi ormonale ubriachi.

Lungo il tragitto per arrivare al falò Sophy mi fece ridere come una matta, si era levata le zeppe perché le davano fastidio con la sabbia. Io le rinfacciai il fatto di aver avuto ragione a non volermi mettere i tacchi. Continuammo così per circa dieci minuti.
Conobbi meglio che genere di persona era. Una ragazza semplice si, ma anche molto vivace. Ama i concerti, le feste, uscire e fare shopping. A scuola quasi tutti la conoscevano e quasi tutti ci provavano con lei. Mi ha detto anche che però a lei non interessavano quei corteggiatori. Voleva semplicemente godersi i suoi 17 anni, senza alcun impegno.
I suoi genitori la pensavano diversamente però, mi ha spiegato di come sua madre e suo padre la assillavano costantemente per farle trovare un ragazzo di alto rango, facoltoso che potesse assicurarle un futuro. Solo che lei, giustamente, se ne fregava dei ragazzi in polo e mocassini che il padre le presentava. "È tipico di mio padre, non vede l'ora che gli porti a casa un ragazzo benestante con cui possa condividere le sue conoscenze politiche e giocare a golf!" Continuava a dirmi. Compresi quindi le condizioni sociali ed economiche della sua famiglia e non erano affatto negative. Solo che lei preferiva essere accettata per quello che era e non per quello che possedeva.

"Eccoci qua, pronta a divertirti?"
Pronta? No. Ero curiosa però, non sapevo cosa aspettarmi anche se avevo visto qualche film che riguardava queste genere di cose. Si lo so, non è affatto normale. Non ho mai detto di esserlo.

Sophy si era subito lanciata contro il bancone in cui servivano alcolici e mi fece cenno di seguirla. Il tizio dietro al bancone era un uomo alto, robusto dai capelli e gli occhi neri come la pece. Indossava una canotta bianca sbottonata e una collana hawaiana. Guardandomi intorno capii che più o meno quello era l'abbigliamento di chi lavorava al bar. Non mi piaceva per niente il modo in cui ci guardava, ma la mia amica non sembrava infastidita. Mi passò un bicchiere, esteticamente molto originale. Il liquido era chiaro, l'odore molto forte, c'erano due cannucce e un ombrellino per completare il tutto.

Unreal ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora