I tre spioni

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CAPITOLO 5: I tre spioni

Ben Stuart d'altronde se lo sentiva. Lo aveva capito dal primo istante che aveva aperto gli occhi la mattina, che quella sarebbe stata una pessima giornata.

Il vecchio Ben aveva lavorato tutto il giorno, solo come un cane e, senza dubbio, troppo per un uomo della sua età. Adesso era molto stanco. Non vedeva l'ora che il treno arrivasse a Hogsmeade per potersi riposare in beata tranquillità nella sua carrozza adibita al personale del Hogwarts Express.

Doveva essere proprio come diceva sua nonna Corinna, rifletteva tra se. Erano trascorsi molti anni da quei felici giorni d'infanzia passati a casa della nonna babbana, talmente tanto tempo che ricordava a stento il senile volto della donna che lo aveva cresciuto.

Se c'era una cosa però che non aveva dimenticato della nonna, quello erano i sue detti contadini che la nonna ripeteva a memoria ogni volta che ce n'era l'occasione e Ben li aveva sentiti talmente tante volte in passato che, malgrado adesso il suo volto fosse segnato dalle rughe e dall'esperienza, li ricordava ancora tutti.

"Il buon giorno si vede dal mattino" aveva pensato tutto il tempo, nonna Corinna aveva ragione anche quella volta.

E quella mattina il "buon giorno" fu la comunicazione che sarebbe stato l'unico addetto alla sicurezza dell'Hogwarts Express. Una notizia assurda protestò subito Ben, che non aveva alcun senso...

Faceva quel lavoro da ormai trent'anni e mai si era trovato a contrastare tutti quei ragazzi urlanti da solo. Di solito erano in cinque: uno per ogni sezione del treno.

Che fine avevano fatto i suoi colleghi però non gli fu dato saperlo ma ciononostante, un po' arrabbiato e un po' acquietato dal fatto che quello era l'ultimo anno di servizio ai trasporti magici, accettò la cosa con abbastanza professionalità da non far trasparire tutto il suo disappunto.

La giornata andò avanti e alle undici in punto il treno partì da Kings Cross in direzione Hogwarts e lui si ritrovò fisicamente da solo a cercare di mantenere l'ordine in un posto pieno zeppo di ragazzi poco più che bambini.

A Ben non piacevano molto i bambini e ogni volta che era costretto a confrontarsi con uno di loro questa peculiarità del vecchio emergeva a vista. Faceva di tutto però per mantenere questi incontri più rari possibili e difatti ogni anno cercava di accomodarsi la zona meno trafficata di tutte.

Quell'anno però non gli fu possibile, essendo completamente da solo fu costretto a girovagare per tutto il treno evitando che quei mocciosi si uccidessero a vicenda per colpa di qualche stupido incantesimo che conoscevano appena.

Di cose fastidiose e infantili su quel treno ne erano successe moltissime e da vent'anni ne vedeva di tutti i colori.

Restava sempre allibito nel constatare quante cose quei mocciosi riuscissero a fare durante quel breve soggiorno sul treno, tanto poi ripulire e riparare quei disastri toccava a lui.

Per Ben ormai quel giorno era una specie di maledizione lavorativa e forse era per questo che ogni volta che ripensava al primo settembre una dolorosa fitta gli invadeva le tempie.

Menomale che non toccava a lui riportare quei mocciosi a casa per le vacanze estive, di quelli si occupavano altri.

Quando il sole iniziò a calare, realizzò di buon cuore che la situazione non era poi così male.

Guardando dal finestrino, frastagliato tra le nuvole in lontananza, si ergeva imponente l'immenso castello di Hogwarts e guardando un po' più in là scorgeva i tetti silenziosi di Hogsmeade.

Lo scettro serpeverde || Harry Potter ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora