CAPITOLO 7: Ai Tre Manici Di Scopa
Le deliziose nuvole che dall'alto schermavano la capitale inglese avevano a tratti privato quest'ultima dai caldi raggi del sole fin dalla mattinata e anche adesso che il sole s'era arreso, le caparbie nuvole resistevano ancora a ricoprire fitto il cielo, adesso ombroso, di Londra.
La pungente pioggia del mattino non aveva mai in realtà lasciato l'asfalto, per via del freddo autunnale, e grosse pozzanghere sparse qua e là ne erano la prova tangibile.
Le strade di campagna d'altronde non facevano eccezione e, piene zeppe di fango e fanghiglia, ostacolavano l'unica macchina che percorreva il solitario percorso sterrato il quale conduceva, dopo non poche manovre, ad una grossa e grassa e storta casa con uno sgraziato giardino che lo recintava dalla zona circostante. Se qualcuno si fosse ritrovato ad ammirare quel posto avrebbe scommesso che la casa si reggeva in piedi per magia per quanto era storta!
Inutile dire che quel qualcuno avrebbe avuto dannatamente ragione.La sera giungeva e il cielo adesso era terso di piccole stelle che si mischiavano al sole calante, e come il padre coi figli, egli le salutava dando appuntamento al giorno dopo, lasciando a loro in eredità la vasta scena del firmamento, che ora veniva sorretto da una timida mezza luna la quale pallidamente brillava in lontananza nell'imminente notte.
Quando la macchina accostò nel fangoso cortile, era già buio e il freddo era attanagliante ancora più di prima se possibile.
Scese dapprima un ragazzino che, tutto infreddolito corse subito verso la porta principale, le ampie finestre riflettevano già le vivide e calde luci che una volta dentro avrebbe potuto gustare.Hermione raggiunse Hugo poco dopo, si era coperta per bene e aveva fatto attenzione a non sporcarsi troppo, visto il copioso fango che ancora circondava La Tana.
<<Hugo tesoro! Hermione! Entrate!>> disse Molly Weasley, la proprietaria di casa che aprì la porta <<Vi prenderete un malanno>> aggiunse frettolosamente.
Madre e figlio non ci pensarono due volte ad accettare la proposta.
<< Fa freddissimo>> aggiunse Hugo correndo verso il grazioso camino che liberava un fuoco spettacolare.
<<Non ti do torto tesoro mio>> rispose la nonna.
La Tana era una delle più belle dimore che Hermione aveva mai visto, era intrisa di magia talmente tanto che ogni volta che vi entrava rimpiangeva la decisione di abitare in città - ma tuttavia Londra era una parte della sua vita e in più era molto più facile raggiungere il ministero da casa sua-. Comunque, andava di buon grado a visitare sua suocere e quella casa. Le ricordava altri tempi...un'altra vita passata.
<<Mi dispiace di non aver potuto cenare insieme questa sera>> disse sincera Hermione alla suocera.
<<Non ti preoccupare cara>> disse Molly con un largo sorriso << dispiace anche a noi, ma così io e Arthur possiamo stare un po' con il nostro nipotino>> disse poi allegra guardando Hugo che si riscaldava davanti al camino.
<<A proposito...> chiese Hermione << Dov'è Arthur? Non lo vedo>>.
La donna fece una specie di smorfia << non mi parlare di quell'uomo...è andato fuori a raccogliere la legna per il fuoco>>.
<<Legna per il fuoco... e che se ne fa? Non può accenderlo con la magia?>> chiese Hermione curiosa.
A quel punto Molly diventò paonazza e iniziò a strillare agitando le braccia di qua e di là << È TUTTO IL GIORNO CHE GLIELO DICO!! MA LUI NIENTE! NON NE VUOLE SENTIRE>> la donna cerco di calmarsi un pochetto e ci riuscì, tanto che poi aggiunse con estrema calma bonaria << Dice che i babbani fanno tutto da se senza aiuto magico, anche quando fa freddo e bisogna andare a raccogliere la legna... mi sa che con il tempo si è un po' ammattito>>
Hermione non riuscì a reprimere un accenno di risata e Molly vedendo la sua reazione non poté far altro che ridere insieme a lei.
Hermione rideva non solo per la sfuriata della suocera, ma anche perché provava ad immaginare come fosse per suo suocero un uomo del tutto privo di poteri magici.
Dubitava che il suo babbano ideale corrispondesse a quello reale.<<Vuoi del Thè caldo?>> le chiese Molly quando le risate terminarono, evitando così un imbarazzante silenzio.
<< Vorrei tanto fermarmi>> ammise Hermione, riemergendo dai suoi pensieri riguardo maghi e babbani << ma purtroppo devo andare. Sono quasi in ritardo>> aggiunse poi guardando l'orologio.
<<Come preferisci cara>> disse Molly con un sorriso.
Le due donne si guardarono per un istante, in entrabi i volti si manifestava la tipica espressione di chi vuole piacevolmente chiaccherare con una cara amica, ma allo stesso tempo in Hermione campeggiava fiera la responsabilità degli impegni presi e tra una forzatura, un sorrisetto e un saluto al figlio Hugo, la giovane donne si ritrovò,pochi istanti dopo, davanti alla porta, pronta per uscire.
Prima ancora che Hermione avesse potuto appoggiarci la mano, la maniglia si abbassò di scatto e la porta di legno si spalancò. La figura infreddolita di Arthur Weasley apparve fugace ed egli fu velocissimo ad attraversa l'uscio di casa e a richiudere subitissimamente la porta alle sue spalle.
I suoi denti sbattevano per il freddo e le braccia reggevano il peso di quattro possenti trochi di legno.Una volta dentro casa il suoi viso stanco e infreddolito potè rilassarsi, e dopo che ebbe posato a terra i pesanti tronchi e inquadrato per bene la figura della moglie davanti a lui, i suoi occhi tradirono un impeto di fiera selvaggia mascolinità col quale salutò la moglie e disse << Buonasera Molly, la cena è pronta?>>
Molly guardò il marito quasi schifata e come se niente fosse giro i tacchi e si diresse da suo nipote Hugo, che giocava con una tartaruga di legno vicino al camino. Hermione poteva giurare di aver sentito la suocera rivolgergli parole poco... nobili, mentre si allontanava dal marito.
<<È ancora arrabbiata mi sà...>> disse tra se Arthur, poi notò Hermione e tentò di cambiare argomento.
Lei resistette a ogni tentativo di Molly prima e Arthur poi di convincerla a rimanere per cena. Sapeva di non essere affatto in ritardo, come poco prima aveta tentato di giustificarsi con Molly, ma Hermione non arrivava mai per le strette ad un appuntamento, figuriamoci poi per quello in particolare, che dal tono della lettera sembrave essere piuttosto urgente.
Si smaterializzò poco più in là dalla tana e fu felice di consatare che il clima a Hogsmeade era molto meno crudele di quello della campagna inglese.
Le strade erano buie e silenziose. Pochissimi locali del centro erano aperti a quell'ora e nell'aria si respirava un miscuglio di profumi difficili da riconoscere per il delicato olfatto della giovane strega.
Avanzò per qualche stradina laterale e finalmente si ritrovò davanti ad un insegna verde con i contorni e le scritte blu , quel piccolo pub era uno dei posti che più amava visitara ai tempi della scuola.
I tre manici di scopa era un locale accogliente ed elegante, l'atmosfera era tinteggiata dal sapore dolciastro che sembra emanare ogni oggetto al suo interno. Le poltrone verdi e i tavolini blu elettrico ben si sposavano con il grosso bancone che occupava gran parte dello spazio e con la moquette che rivestiva il pavimento.
Il locale era semivuoto. Un uomo era seduto in disparte nell'angolo più lontano, sorseggiando quello che a Hermion parve idromele; dietro al bancone un signore anziano e ricurvo sembrava indaffarato a ripulire alcune bottiglie di liquore pregiato. Quel classico quadretto, così tipico in ogni locale del genere, era agli occhi di Hermion Granger un dipinto molto familiare e addirittura nostalgico. Era come se avesse utilizzato una
giratempo e fosse tornata almeno vent'anni indietro.Si sedette, facendo in modo di scegliere una postazione che potesse essere immediatamente visibil dall'entrata all'arrivo dei suoi due attesi.
Pochi istanti dopo il campanellino della porta trillò. Rubeus Hagri e Minerva Mcgrannit spucarono dal buio della notte, chiusero la porta alle loro spalle e andarono dalla loro ospite tra abbracci e sorrisi.
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Lo scettro serpeverde || Harry Potter ||
FanfictionDa quando era arrivata l'estate, Al Potter non faceva altro che alzare la testa al cielo e scrutare l'orizzonte in cerca di una macchiolina che potesse essere un gufo, certe notti non dormiva neanche tanto era in ansia per quella lettera che tardava...