La telefonata

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Solitamente il Sabato mi allenavo, ma quel giorno la palestra non era disponibile per un piccolo lavoro di manutenzione, così rimasi a casa e cominciai a fare i compiti. Andavo ancora alle elementari e quindi non andavo a scuola il Sabato.

Mi alzai con calma, andai a fare colazione e, verso le dieci, cominciai ad eseguire gli esercizi di matematica.

Alle undici però, suonò il telefono.

In realtà non era una novità, il telefono di casa suonava spesso e, quella volta, come sempre, rispose mia mamma.

Ma quel giorno mia madre entrò in camera mia e mi passò il telefono, dicendo che era per me. Non ero sorpresa, era semplicemente qualcuno che mi cercava, ma quando appoggiai il telefono all'orecchio e dissi il solito "Pronto?", sentii una voce leggera, quasi spaventata. Riconobbi subito la voce di Elisa, ma rimasi di stucco; solitamente quando è agitata per qualcosa e non me ne vuole parlare, come il giorno prima, aspetta almeno una settimana prima di confidarsi.

<<Ali>> pausa <<Scusa per ieri>>
<<Eli, non c'è problema, so che per te è dura riaffrontare le regionali e so che nei momenti così vuoi stare da sola e pensare.>>
<<Lo so ma sono stata maleducata ieri, ancora un po' non ti salutavo nemmeno, ma....>> sentivo nel telefono i suoi respiri profondi. Non dissi nulla e aspettai che continuasse a parlare, non volevo metterle addosso ancora più ansia; mi avrebbe detto quello che voleva e quando voleva. <<Ma... ieri quando Eleonora ci ha detto che avremmo dovuto superare le regionali, sono crollata! L'ultima volta è stato un incubo!>> sentivo i suoi respiri farsi sempre più forti. Non l'avevo mai vista piangere (se non di gioia), ma questa volta sentivo che ne aveva il desiderio, ma si vergognava; lei era quella forte, quella che non piangeva mai, quella che non veniva consolata, ma che consolava. Questa volta però ero io a doverla consolare ed incoraggiare e, se devo dire la mia, piangere l'avrebbe aiutata molto! (Ma sapevo che non l'avrebbe mai fatto, anche se, per telefono, se anche le fosse scesa una lacrimuccia, non l'avrei potuto sapere)
<<Eli, so che è difficile, ma so anche che tu sei bravissima e che puoi benissimo farcela a superare quelle maledette regionali!>> le dissi, quasi urlando
<<Ma Ali io non...>>
<<Piangi se vuoi>> le dissi
ci fu una pausa
<<No, io non piango>> lei sapeva di essere quella che non piange mai, e non voleva distruggere questa cosa; ma era anche perché Elisa era molto introversa, al contrario di me...
<<Eli, ti aiuterebbe>>
<<No che non mi aiuterebbe perché...>>
Pausa. Sapevo che quando si fermava era perché le si era rotta la voce, perché avrebbe voluto piangere, perché se avesse continuato a parlare, non sarebbe più riuscita a trattenere le lacrime.
Sentii un sospiro
<<Perché piangere non mi farebbe superare le regionali>>
<<Ma ti aiuterebbe a sfogarti>>
<<Non ne ho bisogno...>>
La sua voce si faceva più dura
<<Eli io lo dico per il tuo bene...>>
<<Lo so>>
Ci fu una pausa che mi sembrò un'eternità.
<<Sei brava e le regionali sono meno forti di te>> le dissi
<<Grazie Ali, ma quando sento la parola "regionali", comincio a sentire le farfalle nello stomaco, un peso enorme nella pancia e un forte mal di testa>>
<<Si chiama paura>>
<<Questo lo so, e ne ho troppa. Una montagna, che io non riuscirò a superare. Paura che mi farà sbagliare, paura che non mi farà superare quelle cavolo di regionali!>>
<<Devi sotterrare la paura e far uscire  la rabbia e la grinta che l'Elisa che conosco, tira fuori ad ogni gara>>
<<Scusa, ma non ce la faccio...>> la sua voce si ruppe.
Bip bip bip bip
<<Elisa?>>
Aveva messo giù.
Ora stava piangendo ed era questo che volevo (Non che volevo che piangesse, ma doveva sfogarsi) ma mi dispiaceva non essere riuscita a tirarla su di morale, di non averla incoraggiata. Non riuscivo a lasciarla così...
Ma se aveva messo giù, voleva dire che non aveva più voglia di parlare, ora aveva bisogno di piangere.

Passai tutto il giorno a pensare ad Elisa e ad un discorso per consolarla la prossima volta che l'avrei vista, Lunedì, in palestra.

Ero preoccupata per lei, ma sapevo che in questi momenti dovevo darle i suoi spazi ed i suoi tempi.

Una vita per un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora