capitolo 11 Angi! sono io!

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<<scusi mi fa sedere.>>

<<si certo, prego>> rispose il signore spostando leggermente le gambe facendomi passare, mi sedetti e appoggiai la testa sul freddo metallo che vibrava provocando un forte frastuono. Guardavo fuori dal finestrino, la gente camminava freneticamente di qua e di la, senza un'apparente meta. Mi soffermai  ad osservare una giovane coppia che attendeva lo scatto del semaforo verde. "Lui", teneva la mano ad una bambina, che dall'aspetto penso abbia avuto tre-quattro anni. Intanto "Lei" guardava la bambina e gesticolava sorridendo. Più che da loro, rimasi interessato dal modo in cui la bambina li osservasse. Era piena di amore, di ammirazione, i suoi occhi erano solo per "Lei" e per "Lui", non vi erano educatori, assistenti sociali, suore o psicologi che si intromettessero nel loro rapporto, erano solo loro TRE. Sono convinto che qualsiasi cosa loro gli avessero detto o fatto, lei l'avrebbe appurata come pura verità, ma non perché avessero il potere in pugno, o sì credessero superiori, ma perché lei stessa metteva la sua vita, la sua voglia di scoprire il mondo, nelle loro mani.

il fatto di non averlo potuto fare, di non avere mai avuto la possibilità, di porre la mia completa fiducia in qualcuno, che mi avrebbe spiegato, consigliato e guidato in questo contorto mondo, dove i meccanismi che lo guidano non sono dettati solo dall'amore, ma dalla sete di potere, dalla corruzione e dall'egoismo. In un mondo che, come in una Jungla, solo i più forti restano in alto, i più deboli vengono schiacciati e lasciati in pasto ai predatori, perché è così che funziona, bisogna scegliere da che parte stare, preda o predatore, vittima o carnefice. In questo mondo, avere avuto due figure pronte a proteggermi da tutto questa meschinità, sarebbe stato un bellissimo sogno, un desiderio che purtroppo non si avverò. La strada è stata la mia guida, la mia consigliera, il mio rifugio, la mia rovina...

il pullman partì con diversi minuti di ritardo, il che fece sbuffare il signore che sedeva al mio fianco.

<<maledetto servizio pubblico, giuro che non pagherò più il biglietto, a costo di prendere una multa>> bofonchiava sotto un paio di ridicoli baffi. <<ci provassero a darmi una multa. Stk.>>

<<in entrambi i casi tanto, dovrà pagare, quindi a questo punto paghi il biglietto, così si risparmia una multa.>> gli dissi sperando che si mettesse il cuore in pace e smettesse di lamentarsi. Lui si girò fissandomi per una decina di secondi in silenzio, arricciando le sopracciglia. Poi fece un grosso sorriso, mettendo in mostra una schiera di denti che parevano unici superstiti ad una guerra batteriologica. <<hai proprio ragione giovanotto, infatti...>> alzò un dito al cielo con altezzosità. <<...sono ben quart'anni che prendo i mezzi pubblici, e mai una multa, dico mai.>> rimase a fissarmi ancora, aspettando forse una mia risposta, che per sua gran delusione non arrivò.

Il viaggio proseguì, tra brevi pause di silenzio e lunghi e estenuanti commenti del mio logorroico compagno di viaggio.

<<...comunque per concludere la discussione...>> discussione? Veramente era stato un nauseante monologo. Dico nauseante perché ad ogni parola che emetteva, un'ondata di morte mischiato a letame proveniente da quella bocca malsana, mi investiva facendomi venire conati di vomito. <<...insieme alla forchetta e il coltello di plastica, è essenziale e doveroso mettere anche un bel cucchiaio. Non ha senso non metterlo, capisce?>> appoggiai la testa al finestrino e finsi di essermi addormentato. Cosa che parve aver funzionato, dato il silenzio che si era creato.

Dopo circa un'ora e mezza, il pullman fece una breve sosta ad una stazione di servizio. Ne approfittai per prendere qualcosa da mettere sotto i denti, non sapevo quanto avrei dovuto aspettare davanti alla comunità, quindi era bene organizzarsi con cibarie e beveraggi. Dopo una decina di minuti riprendemmo il viaggio. L'autista disse che mancava ancora un'ora e saremmo arrivati a Bologna. Quindi, prima che il mio amico riprendesse a parlare, chiusi gli occhi e mi addormentai.

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