E così arrivò il bullismo...
(Capitolo 9)Andavo abbastanza bene a scuola. Quasi in tutte le materie, miglioravo sempre di più. Mi piaceva fare tutto. Quando ho fatto il secondo anno di catechismo, in terza elementare, ho conosciuto una ragazza, di nome Elisa. Diciamo che lei, era il tipo che passava gli intervalli in giro per la scuola. Conoscendola è stata anche quella che mi faceva ridere sempre. Ci siamo conosciute in una vaschetta di sabbia, di un parco giochi. Giocandoci insieme. Il giorno stesso si sono conosciute le nostre mamme e sono rimaste in contatto. Era la mia migliore amica, fin da subito, per me, per lei non era lo stesso. I miei compagni mi dicevano che cambiavo sempre la maestra di sostegno, perchè si stufavano di me. Perlopiù che non sono mai stata bocciata solo perchè avevo una maestra vicina che mi aiutava e che infine prendevo spesso bei voti, solo perche le verifiche erano semplificate, togliendomi ogni soddisfazione e sminuendo il mio impegno. Io li ignoravo.
In un intervallo Elisa non c'era, questo i miei compagni lo hanno notato. Avevano notato che ero sola. Ero su una panchina all'aperto, nel giardino della scuola.
Loro senza che io me ne accorgerse, mi hanno presa di spalle e portata in un angolo nascosto della scuola. Avevo paura.
Hanno fatto un semicerchio attorno a me mentre ero con le spalle al muro, li guardavo spaventata. Non capivo. Io mentre cercavo di andarmene e scappare via, spingendoli senza alcun risultato, avevano già iniziato a darmi calci in tutto il corpo. Pugni in faccia. Urla di insulti. Mi hanno tolto i vestiti ed ero rimasta quasi tutta nuda. Sentivo di avere una briciola dignità e stava scomparendo anche quella. Mi hanno sputato addosso e se ne sono andati lasciandomi lì, per terra, piangendo.
Dopo pochi minuti mi sono alzata, e sono tornata in classe come se niente fosse. Non guardavo in faccia nessuno. Il giorno stesso quando sono tornata a casa, l'ho detto subito a mia mamma. Lei sistemò il caos con le insegnanti facendo sospendere i diretti interessati.
Come se non bastasse...
Pochi giorni dopo uno più grande di me, mentre stavo tornando a casa col pullman, mi ha guardata male.
Non trovava un suo posto preferito libero per sedersi. Nel pullman c'era poca gente. Alcuni anziani e suoi coetanei. Mi ha fatta alzare e dato un pugno in pancia per spostarmi. Poco dopo sono scesa dal pullman in lacrime e mia mamma chiamò la mamma del ragazzo che ha fatto il bullo. In pratica mia mamma mi ha sempre difesa e aiutata.