3. Taylor Green: Alla faccia della prima classe!

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"Credo lei sappia già perché è qui, Miss Green."
C'era una bellissima signora seduta davanti a me. E per quanto bella fosse, mi inquietava. Forse mi inquietava di più il modo in cui ero stata portata da lei. Non ero uno stinco di santo e francamente non ci tenevo nemmeno ad esserlo, ma non ero stupida. Continuavo istintivamente a massaggiarmi i polsi dove fino ad un minuto prima quell'idiota mi aveva stretto le manette.
Se tutti gli idioti fossero stati così... beh, mi sembrava un buon incentivo per restare sempre meno stinco di santo.
Alzai malvolentieri lo sguardo su Mrs Lance e i suoi occhi sorridenti, color cioccolato e leggermente venati d'oro attorno alla pupilla. Mi sorrideva, cordiale, cercando in qualche modo di mettermi a mio agio. C'era qualcosa che si irradiava da lei che non mi permetteva di rilassarmi come lei sperava. Il velato senso d'accusa, forse? Lei sapeva benissimo cosa avevo fatto e non voleva fare mistero di quanto in fin dei conti disapprovasse la mia condotta. Non era un giudizio, era un accusa la sua. Fondata, purtroppo.
"Credo di sapere molto meglio come sono finita qui, Mrs Lance." Rimbrottai cercando di non suonare troppo sulla difensiva e nemmeno troppo scontrosa.
Quella donna mi faceva paura: non ci voleva tanto in fin dei conti a tenere un uomo per le palle, ma se avevo contato giusto c'erano quasi una ventina di scrivanie fuori dal suo ufficio sparse nella sala comune e dietro ad un paio di porte a vetri e non c'era ombra di un fiore, di un soprammobile stupido o rosa confetto che mi facesse sospettare ci fosse qualche gonnella a bazzicare nel suo esercito. Il punto non era che avesse una ventina di agenti alle sue dipendenze, il punto era che avevo tutta l'impressione che li tenesse tutti e venti per le palle. E tendenzialmente mi fidavo del mio intuito... fino ad ora non mi aveva mai mai tradita.
Mrs Lance mi fece un sorriso più ampio e si accomodò meglio sulla sua comoda poltrona. Io restavo seduta nervosamente sul bordo della mia. Avevo vagliato ogni possibilità di fuga fossi riuscita a concepire, ma morivano tutte quando giungevo alla conclusione che sicuramente l'idiota mi stava facendo la posta fuori dalla porta. Non avevo idea di quale rogna gli avessi appena appioppato, ma mi ripromettevo di farla diventare la prima di una lunga serie.
Giusto per ripicca.
Giusto perché se lo meritava.
Perché poi? Perché non si gioca a quel modo con me come quel delizioso imbecille si è permesso di fare nel mio locale e la si passa franca!
Non mi dava molto sollievo pensare che, se la fortuna mi sorrideva, avrei potuto anche trovare Adam dall'altra parte della porta pronto a sventare una mia eventuale fuga.
"Sa qual è la cosa che apprezzo di più in una persona, Miss Green?"
Questa non era certo una domanda normale. Dov'è l'inganno? Negai con la testa, rischiavo di avvicinarmi all'orlo dell'isteria se avessi osato aprire il becco.
"L'etica, Miss Green."
La risposta era ancora più assurda della domanda. Aggrottai senza poterlo fermare un sopracciglio e ancora non mi azzardai a dare il via libera alla lingua. Ero veramente ad un non nulla dal darle della pazza e non era la cosa più saggia che potessi fare. Il silenzio era sempre la soluzione migliore... almeno nel mio caso e soprattutto se ero nella merda fino al collo. Direi che al momento c'ero dentro fino alle spalle.
"Sappiamo tutte e due molto bene, Miss Green, che quello che ha fatto su quei conti confiscati dalla polizia per traffico di armi e altre diavolerie non è la cosa più legale di questo mondo. Come non è stato molto legale tutto il tour mondiale con tappe sistematiche quanto assolutamente incoerenti di paradiso fiscale in paradiso fiscale che ha fatto fare a quei piccoli ammanchi a sei cifre." Esordì pacatamente la donna che mi stava di fronte, "Sappiamo altrettanto bene che nemmeno l'hackeraggio è la manovra più pulita e legale di questo mondo. C'è la galera, per questi reati, Miss Green, credo che lei questo non lo abbia pensato quando ha messo in moto quel suo diabolico cervellino per mettere in pista questa macchina ben studiata e pronta a portarle a casa la vittoria. Ma come dicevo, apprezzo l'etica di una persona. So a chi a preso quei soldi sporchi e so come ha fatto a mettere il naso nei nostri affari e i bastoni tra i piedi a quel rifiuto della società che ora è in prigione, grazie a... esitò e il suo sorriso si allargò un po' di più, diventando quasi più dolce, "Lei. So che è stata lei a darci le prove per mettergli le manette ai polsi e smantellare tutto il suo sistema. E so ancora meglio come ha ridistribuito quelle finanze tra chi ne aveva sicuramente molto più bisogno di quel animale.
Fatto sta, Miss Green, che se tutto questo suo splendido lavoro venisse messo in piazza e dato in pasto alla stampa, noi ci faremmo sicuramente una bella figura, saremmo costretti a sequestrare il suo locale e mandare a casa tutti gli studenti a cui ha dato qualche entrata che giusto non guasta, e lei finirebbe in prigione proprio nel fior fiore dei suoi anni. Non credo che lei voglia questo. Come, glielo garantisco, non lo voglio nemmeno io. Ma la scelta a questo punto è nelle sue mani."
Più che una scelta mi pareva un ricatto. Una scelta obbligata. E avevo ben capito quale era l'alternativa che avevo davanti al naso. O mi costituivo davanti ai tribunali federali o mi costituivo davanti a loro. Ma se avevano scoperto tutto quello che avevo fatto, voleva dire solamente una cosa: avevano già un hacker alle loro dipendenze.
"Che ne sarà del vostro hacker se dovessi accettare?"
Le sfuggì una risata delicata, ma pur sempre di pancia. Come diavolo faceva quella signora tanto dolce e raffinata a tenere tutti quegli uomini ai suoi piedi?! Era sempre più inquietante... e affascinante al contempo. "Questa, Miss Green, è sicuramente una domanda che mai mi sarei aspettata mi facesse!" confessò riprendendo un minimo di contegno, "Non si preoccupi, glielo assicuro, Kane non perderà il suo posto di lavoro. Ho altri progetti per lei."
Contava già sulla mia resa!
Raddrizzai la schiena e la studiai fissa negli occhi per un lungo momento, senza battere ciglio. Lei attese pazientemente: era abituata a malavitosi, io ero sicuramente una passeggiata ed un libro aperto. Ma non esiste! Non esiste proprio! Poteva tenere sotto tutti gli ometti che voleva... ma io! Oh, io non mi sarei di certo arresa tanto facilmente soprattutto se dava tanto per scontato la mia resa e nonostante a conti fatti quella che mi stava proponendo Mrs Lance era molto più di un ancora di salvezza o uno sconto per buona condotta. Era una bel colpo di spugna sulla mia fedina penale.
"Posso pensarci?"
"Conto che lo faccia, Miss Green." Sorrise amorevole.
Ma non mi stava dando per scontata?
Nota personale: Mrs Lance è una faccia da poker, in tutto e per tutto! Stacci attenta, Taylor.
"Sarà stanca, Miss Green, il viaggio non è sicuramente stato dei migliori."
"Non era di certo la prima classe." Brontolai prima di riuscire a mordermi la lingua.
Sorrise. "La faccio accompagnare dall'agente Sanders nella sua camera."
"Ho una camera?"
"Avrà vitto ed alloggio. Per ora si accontenti di questa sistemazione temporanea, l'aspettavo domani, ad essere sincera. Daves non ha pazienza quando serve." Detto ciò la splendida dittatrice che mi teneva sicuramente in pugno si alzò in piedi e mi fece segno di seguirla. Agguantò sul tragitto una borsa firmata e aggirando la scrivania si lasciò ammirare in tutto il suo splendore. Forse erano quei tacchi a spillo che le permettevano di tenere per le palle tanti uomini? O il suo fisico asciutto fasciato in un tailleur a pantalone stretto color antracite e camicetta bianca?
No, Mrs Lance aveva magnetismo e tutta l'aria di essere esattamente come un meraviglioso serpente a sonagli. Quando lo senti suonare l'allarme è già troppo tardi per te.
Mi alzai in piedi a mia volta e non osando avvicinarmi più di un metro da lei la seguii fuori dalla porta. Il numero di maschi fuori dal suo ufficio era stranamente aumentato, quasi si fossero moltiplicati come funghi. Non guardavano la capa, guardavano me... e io mi sentivo decisamente a disagio non perché non fossi abituata ad essere rimirata da qualche maschio in cerca di compagnia, ma perché quei genomi XY mi stavano letteralmente spolpando viva. Era inquietante.
"Dov'è Sanders?" chiese la Lance rivolta sostanzialmente a tutti i presenti.
"Sul terrazzo. Telefonata personale." le rispose senza la minima esitazione un ragazzo che era appena sbucato dall'ascensore, direttamente dall'altra parte del ampio, enorme a dire il vero, salone. Cappottino, sciarpa morbida, Fedora in testa che lasciava in mostra i lati rasati e il ciuffo più lungo che in un ricciolo gli ricadeva sulla fronte, camicia, doppiopetto, pantaloni eleganti e scarpe da ginnastica da perfetto dandy. Aveva un velo di barba color caramello e le sopracciglia diritte e leggermente più scure. Aveva un suo perché!
"Grazie, Kane."
Alla faccia dell'hacker!
C'era qualcosa che non andava in quel posto! Mi lanciai una rapida occhiata tutt'attorno e trovai circa una ventina di conferme ai miei dubbi: erano tutti uno più bello dell'altro ognuno a modo suo. C'e n'era per tutti i gusti. Non poteva essere un agenzia dei servizi segreti... quella era un agenzia di modelli!
Ma dell'idiota nemmeno l'ombra.
O meglio, eccolo lì! Il senza pazienza era in uno degli uffici con le porte a vetro, spaparanzato su una sedia con i piedi sopra al tavolo e tutta l'aria di trafficare con qualche aggeggio che non aveva intenzione di collaborare. Teneva una sigaretta tra le labbra e così a prima vista era da un bel po' non se la levava da bocca.
Sussultai quando una mano grossa e pesante mi si accomodò sulla spalla e prima di poter riflettere su quale fosse la mossa migliore da fare avevo fatto un passo indietro, provando, inutilmente a sottrarmi dalla presa di quello sconosciuto. Lui aveva alzato un sopracciglio e ora mi guardava divertito, ma non mollava la presa, anzi, strinse un po' più forte.
"Portala nella sua stanza, Morgan." ordinò la Lance al tizio che fece solo un cenno di assenso e prese a condurmi verso l'ascensore e quel gran bel pezzo di hacker. Il silenzio era pressoché assoluto, sentivo solo il ticchettare dei miei tacchi. "Daves, metti giù quel registratore subito!"
"Solo se posso metterglielo dove dico io!" ringhiò l'idiota dall'altra parte della porta a vetri, ma da dove ero ora non riuscivo più a vederlo, "Assieme alla penna, ovviamente!"
"Kane, sai che cosa devi fare."
"Vada a farsi fottere, Mrs Lance!"
Il ragazzo a cui ero appena arrivata accanto distolse lo sguardo da me e accentuò il sorriso mentre si concentrava sulla sua capa. "Subito, signora." ghignò. Chiamò l'ascensore senza nemmeno voltarsi e con l'altra mano si alzò il cappello dalla testa, abbozzando un piccolo inchino.
Morgan mi ci spinse dentro senza molti complimenti. Presi a sudare freddo, ma con quella zampa stretta saldamente sulla spalla non avevo molte vie di scampo. Le porte si chiusero. E io persi il conto delle mie pulsazioni. Respiravo male, non c'era abbastanza aria lì dentro per tutti e due. In qualche modo il panico mi morse lo stomaco e io rimasi passiva dentro me stessa, intrappolata in quella morsa ed estranea a me stessa mentre le porte dell'ascensore si aprivano. Mi era sembrato un tragitto infinito, come fossimo diretti nelle viscere della terra, ma eravamo scesi solo di un piano a giudicare dal piccolo numeratore all'interno della cabina.
Ripresi tristemente coscienza di me stessa solamente quando sentii rimbombare alle mie spalle la mandata di una porta. Ero in una stanza spartana, con un letto sommerso di coperte e cuscini, un piccolo bagno cieco dietro ad una porta scorrevole e qualche mobile spoglio come un tavolo e una sedia con una misera tovaglietta ad uncinetto sopra. Una televisione incassata in un muro. Alla faccia della prima classe!
Ma il punto era un altro: ero nella merda fino al collo!


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