L'Incantatrice Di Serpenti

32 5 2
                                    

Sapete quale era la cosa che più mi piaceva di quel villaggio? Gli abitanti. Da sempre sono innamorata degli umani per la loro stupidità, che non gli permette di capire in tempo cosa sta accadendo, il loro orgoglio, che li trattiene dal chiedere aiuto, ma soprattutto per la loro fiducia nel bene. Credo che il bene sia una delle illusioni più grandi degli uomini; si fidano di un paio di occhi dolci e una voce suadente senza indagare se la loro fonte di fiducia li trarrà in inganno.
Anche quella volta, vedendo quella creatura del aspetto meraviglioso rimasero incantati e annegarono nelle sue parole menzognere. Gli uomini sono come serpenti: si fanno ammaliare da qualsiasi musica risuoni melodiosa alle loro orecchie.
Quando la vidi alle porte di quel piccolo paesino di montagna fui quasi dispiaciuta per coloro che lo abitavano, ancora una volta sarei stata spettatrice della distruzione di intere famiglie senza poter alzare un dito per cambiare il destino. Era tutto nelle loro mani. Il diavolo non può nuocerti finché non lo inviti in casa tua. Non posso lamentarmi però, lei è l'unica che mi permette di raccogliere tante anime al mio cospetto, di osservarle, conoscerle e studiarle.
Era una fredda serata invernale, il cielo scuro era punteggiato di stelle argentee e gli abitanti di Rockholme stavano per andare a dormire. La casetta delle sentinelle era stretta tra due enormi abeti imbiancati da un leggero strato di neve candida, uno dei due uomini di turno giaceva assopito con la fronte poggiata sul palmo della mano destra mentre l'altro passeggiava tranquillamente a poca distanza dalla porta della casetta. Quando quest'ultimo vide una figura scura infondo al vialetto di ciottolato rientrò nella baracchino e scosse il compagno facendolo sobbalzare, uscirono entrambi e si posero al centro della strada. Gli si parò davanti una figura snella e sinuosa avvolta nella nebbia. Quando fu abbastanza vicina da essere illuminata dal focolare acceso di fianco all'uscio, i suoi tratti si illuminarono lasciando vedere la sua infinita bellezza. Una tempesta di riccioli castani incorniciavano quel visino candido. La bocca lasciava intravedere tante piccole perle bianche già aperte in un radioso sorriso. Quante anime bussarono alla mia porta per quelle meravigliose labbra color ciliegia. Parlando di bellezza non si può non far appello ai suoi occhi castani e ammaliatori. Tutte le leggende della storia hanno origine da quegli occhi: fate, vampiri, sirene, streghe.
<<salve>> disse la fanciulla avvicinandosi alle due guardie <<sono una viandante in cerca d'asilo. Vengo dalle campagne del nord. Il mio villaggio è stato distrutto e ci sono stati pochi sopravvissuti. Questa mattina ho visto un terribile incendio spazzare via la mia famiglia. Vi prego signori, aiutatemi. Non chiedo molto: solo un letto per riposare>>
-meraviglioso- dissi tra me e me -davvero stupefacente: occhi lucidi, lacrime, voce spezzata, stai diventando davvero brava mia cara-
I due uomini si scambiarono un sguardo complice prima che il più spigliato potesse dire <<qual è il vostro nome signorina?>>
<<Ludovica>> rispose la donna <<e sarei onorata di trascorrere la notte in questo splendido villaggio>>
<<va bene. Le troverò un posto dove dormire, mi segua>> mentre la ragazza si allontanava con il più alto dei due, l'altro ritornò dentro la casupola a fare la guardia.
Ludovica naturalmente non aveva bisogno di tante parole per ottenere quello che voleva, le sarebbe bastato uno sguardo per far prostrare quegli uomini ai suoi piedi, ma la recitazione era la parte che preferiva.
Sono sempre stata gelosa di lei, quando Dio divise i compiti, mia sorella ebbe la parte migliore: la bellezza, l'intelligenza, il fascino, la furbizia. A me spettò solo il compito di accogliere le anime perdute. Siamo due parti complementari, io e lei, lei distrugge e semina morte, io nascondo e accolgo i cadaveri. Non potrebbe mai esistere una senza l'altra.
Quando arrivarono davanti ad un alto portone intarsiato in legno la guardia annunciò
<<questa é casa mia, potrete riposare nella nostra stanza degli ospiti finché ne avrete necessità>>
<<grazie di cuore buonuomo>> disse Ludovica aprendosi in un radioso sorriso prima che lui spalancasse il portone e facesse luce con la torcia che teneva nella mano destra. Era una bella casetta: un piccolo divano davanti ad un fuoco scoppiettante, si intravedeva la cucina e le pentole allineate sui ripiani. Ai lati del salotto si aprivano varie camere da letto, quattro per l'esattezza.
<<ecco, questa é la vostra stanza. Domani mio figlio vi spiegherà qualcosa della vita del villaggio, buonanotte signorina>>
<<la ringrazio, buonanotte, pregherò per voi e per la vostra famiglia>> disse lei prima di avviarsi verso la camera che le era stata indicata. La stanza era completamente immersa nelle tenebre a causa della tarda ora così si stese su un fianco, si coprì con il panno di lana che aveva trovato appoggiato sullo schienale della sedia davanti al letto e si addormentò.

Quando La Morte RaccontaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora