capitolo 6

199 25 5
                                    

Mentre guidavo verso casa ripensavo a quella serata, a Tiziano e al suo strano carattere. Il suo comportamento era stato bizzarro, non era possibile che un secondo prima rideva tutto felice e poi un secondo dopo era completamente tirste. Era evidente che quel ragazzo aveva bisogno di parlare con qualcuno, e lo si capiva da come si era sfogato e da quella strana richiesta di abbracciarlo. Appena arrivai a casa mi buttai sul letto e mi addormentai con tutti questi pensieri in testa.

La mattina la sveglia non suonò perché era domenica e mi svegliai verso le undici, ma ero in ogni caso stanco. Feci una colazione con dei biscotti e l'immancabile caffé, poi decisi di chiamare Lukas per chiedere come stava la bambina.

«Quindi sta bene, per fortuna» dissi felice.

«Tu invece come stai? Scusami per ieri ma dovevo per forza andare. Alla fine con Tiziano come é andata?»

Non sapevo cosa rispondere, in fin dei conti non era andata male, eccetto per quell'abbraccio improvviso. Ma non mi andava di raccontargli questo, quindi decisi di non dire nulla.

«Non ti preoccupare, me la sono cavata, é andata bene»

«E lui come ti sembra?» chiese in tono curioso.

Potevo rispondere con "mi sembra una persona molto triste che ha bisogno MOLTO affetto" ma decisi di rimanere  molto sul vago.

«Sembra simpatico e inoltre tiene alle squadre di rugby inglesi»

Ero riuscito a sviare l'argomento, così parlammo per dieci minuti di altre cose.

La giornata fu molto tranquilla, non mi andava di fare nulla quindi restai per la maggior parte del tempo sul divano.

Nei giorni seguenti andai al lavoro e Lukas non mi chiese più niente riguardo a Tiziano. Una sera però ricevetti un messaggio:

"Ciao Thomas, sono Tiziano, mi sono fatto dare da Alessandra il tuo numero. Volevo semplicemente dirti che mi dispiace tanto per quello che é successo quella sera. In questo periodo sono molto stanco e spesso non riesco a tenere sotto controllo le mie emozioni."

Non sapevo cosa rispondere, come mai mi aveva scritto? Si era già scusato prima che entrassi in macchina, che senso aveva rifarlo per messaggio dopo una settimana? Rimasi diversi minuti a fissare lo schermo del cellulare, e alla fine decisi di scrivergli che non si doveva preoccupare e che se un giorno voleva, potevamo uscire insieme.

Lui rispose. "Sono molto occupato in questi giorni, ma domani mattina dovrei aver tempo"

Allora gli scrissi che andava benissimo.

Ora che ci pensavo bene, non sapevo che lavoro faceva. Aveva detto che era lontano dalla sua famiglia e che era molto occupato. E così feci passare la serata a bere una birra e a ipotizzare il suo lavoro.

La mattina arrivò e come sempre ero in ritardo, mi feci una doccia veloce e decisi di indossare un paio di jeans con una semplice maglietta bianca. Ci eravamo dati appuntamento ad un bar vicino a casa, così decisi di andare a piedi. Quando arrivai lo vidi li già seduto ad un tavolo, stava scrivendo qualcosa.

«Ciao, scusami per il ritardo ma sono venuto a piedi» dissi appena arrivai al tavolo.

Quando mi vide sollevò la penna dal foglio del quaderno e rimase per un momento in silenzio come se lo avessi interrotto in un momento cruciale. Poi chiuse il quaderno, era molto colorato e aveva diversi disegni che ricordavano il Giappone.

«Hei ciao, sono qua da poco, anche io sono venuto a piedi. Comunque come va?» nel frattempo mi sedetti di fronte a lui.

«Bene, tu?»

«Lo stesso»

«Cosa stavi scrivendo?» chiesi.

Lui spostò lo sguardo sul quaderno, e rimase immobile per qualche secondo e subito dopo mi spiegò che stava mettendo giù delle idee che aveva avuto. Non sembrava molto felice a parlarne e per foruna ci interuppe la cameriera che ci chiese cosa volevamo, e prendemmo due caffé.

Ci fu un momento in cui i nostri sguardi si incontrarono, e sentii una strana senszione dentro di me, come se quello sguardo fosse penetrato negli occhi e si fosse sparso nel corpo.

Parlammo del più e del meno per quasi un ora, quando Tiziano mi disse che doveva andare al lavoro.

«Ma quale é il tuo lavoro?» chiesi incoriosito, il giorno prima ero arrivata alla conclusione lavorasse per il turismo.

Lui mi guardò e disse che era troppo tardi e che glie lo avrebbe spiegato un altro giorno. E così se ne andò via subito, ed io rimasi li seduto, da solo, al tavolino del bar.

l'amore é una cosa sempliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora