CAPITOLO XVII

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'Killian, ti ho detto che sto bene.' Ribadii la fanciulla mentre veniva avvolta da un ennesima coperta di lana pesante.
Era freddissima, quasi ghiacciata eppure sembrava non sentirlo. Killian sfregò la mano su di lei per creare calore e riscaldarla.
Killian andava su e giù per la stanza non riuscendo a tranquillizzarsi del tutto. Non volendo realizzare ciò che era appena accaduto. Un aria del tutto tesa riempiva l'intera camera rendendola irrespirabile quasi, ma Esmeralda non sembrava del tutto coinvolta in quest'emozione. Era tranquilla.
'Come risolveremo tutto questo? Come hai potuto pensare che andasse bene così?' schiarì Killian senza fissarla, troppo occupato a sbollirsi del tutto da quella voglia di spaccare ogni cosa avesse di fronte.
'Io non ho nulla da perdere, tu sì. Hai già perso tanto, e non voglio che nella tua vita ci sia altro dolore. Hai Emma ora e devi proteggerla. Dovete proteggervi.' Chiarii lei.
Killian non credeva a quelle parole appena pronunciate.
'E nel momento in cui perderò te come credi starò eh? A questo ci hai pensato?'
'Lo supererai, come lo hai già superato. E poi ci sarà Emma con te, ti aiuterà lei.'
Il pirata si mise la mano nei capelli stizzito. Come se fosse stato facile, come se lei non valesse niente.
Guardò altrove per non rendere evidente la rabbia che gli ribolliva nelle vene.
'Non succederà. Tu non andrai da nessuna parte. Non lo permetterò, non di nuovo.' Scosse la testa per affermare la sua decisione con espressione angustiata e occhi sbarrati.
Esmeralda in tutto questo era seduta su di un letto nella locanda della nonna, dove Killian l'aveva portata subito dopo, a guardare il vuoto.
Non sentiva nulla: né rabbia, né dolore, né gioia e né sconfitta albergavano in lei, ragionava con le emozioni che le erano rimaste e che le parevano ovvie dopo ciò che era accaduto.
'Killian, ti chiedo scusa.' Disse Esmeralda con voce incolore per attirare la sua attenzione e farlo calmare.
Quello si voltò non capendo dove volesse andare a parare. 'Mi dispiace non averti raccontato della faccenda con Tremotino. Ho tramato qualcosa alle tue spalle senza dirti nulla. Mi dispiace tanto.'
Killian le sedette accanto.
'Non m'importa. Anzi a dire il vero sarebbe stato meglio.' Si forzò in una risata in quella deduzione ora. Forse per stemperare la tensione, forse per rassicurarla.
Lei cercò la sua mano, lui la strinse forte a sé.
Un attimo di silenzio avvolse la stanza mentre lui non faceva altro che osservarla. Non riusciva a credere a ciò che era accaduto e voleva esaminare con i suoi occhi ogni minimo cambiamento.
'Emma come sta?', chiese d'improvviso alzando gli occhi verso i suoi sperando in una buona notizia almeno in quella serata.
Killian pensò un attimo a quella domanda, tramortito quasi. Poi rise. Esmeralda non capiva il senso di tanta ilarità, lo guardò inquisitoria cercando di intendere.
'Perché ridi?', domandò aprendo il suo sorriso di rimando al suo più che per vero sentimento.
'Come fai a preoccuparti degli altri anche in queste condizioni?' chiese indicandole il petto.
Esmeralda fece spallucce.
'E sempre stato così, credo e seguo le tue preoccupazioni. So che eri preoccupato per lei, l'ho percepito quando eri in negozio a parlare non so con chi.' Rise in quello che ormai era un ricordo, che tuttora le sembrava buffo.
'Tu eri lì?', chiese incredulo spalancando i suoi occhi azzurri in un espressione di stupore. Ella annuì.
'Come credi sia arrivata a quella casa? Ho seguito i tuoi movimenti e ho trovato la mappa sul tavolo.'
La guardò incredulo da quanta forza avesse avuto nell'affrontare quella situazione. Avrebbe potuto lasciar stare e starsene dov'era e invece l'aveva seguito. 'Avevo intenzione di salvare Emma per te inizialmente.' Continuò vedendolo attonito. 'Poi però ho visto te, e i miei piani sono cambiati. Non potevo lasciarti tra le grinfie di quell'uomo. Non avrei potuto.'
'E come avresti fatto?', chiese curioso.
'La verità? Non lo so. Avrei trovato qualcosa, ci avrei parlato.. non lo so. Non la conosco nemmeno.' E cercò di ridere, anche se non lo sentiva appieno.
Il pirata ci pensò un attimo.
'Emma sta... sta bene. L'ha salvata Elsa, so che non la conosci. Te la presenterò.' Fece fiducioso. 'Ti spiegherò ogni cosa per bene.' Esmeralda annuì e rivolse il suo sguardo a terra.
'Sono contenta che sia finito tutto bene.'
'Tutto non direi.' cercò di star calmo mentre le indicava il petto privo del suo cuore. 'Come... come ti senti?'
Esmeralda fece una smorfia. Come si sentiva?
'Hai presente quando ti ritrovi sott'acqua e senti tutto ciò che hai intorno in maniera lontana, quasi ovattata?' Killian annuì. 'E' così che ci si sente. Non vivo appieno le emozioni che sto provando, le sento ma sono lontanissime e foderate e potrei dirti di essere in pace dopo tanto dolore ma sono completamente nulla senza il mio cuore.' Constatò infine.
Killian prese la mano della fanciulla che aveva nella sua e se la portò sul petto facendola aderire al suo petto. La fanciulla poteva ben sentire sotto la sua mano un battito insistente e incessante.
'Lo senti questo? vivrà per entrambi. Batterà per entrambi fino a quando non riavrai il tuo.' Spiegò Killian sincero, mentre Esmeralda si lasciava trasportare dal momento, fino a quando una parola le risuonò in mente: 'fino a quando non riavrai il tuo.' Con la minima sensazione che le rimaneva in corpo si spaurì.
'Killian cosa hai in mente? Ti prego non fare nulla di insensato o di stupido. Non rendere il mio gesto vano. Dimmi che non incontrerai quell'uomo e che non farai nulla per metterti in pericolo. Giuramelo!' quasi urlò atterrita da quella probabilità che vedeva cristallina in mente. Il pirata si alzò di scatto lasciandole la mano e riprendendo a girovagare per la stanza.
'Non ti perderò di nuovo. Non lo permetterò Esm!', chiarii di spalle.
'Killian basta cercare vendetta. Ti prego! E' stata una mia decisione e non voglio ti accada nulla. Ti prego!', lo supplicò la giovinetta alzandosi e afferrandogli un braccio per farlo scontrare con i suoi occhi.
'Ti prego...' lo supplicò nuovamente. 'Rispetta la mia decisione perché lo sto facendo per te. E non pensare che io non senta nulla ora, perché sto avvertendo quella paura di perderti.'
Sul viso etereo e puro dell'uomo avevano iniziato a sgorgare delle lacrime di fronte a quell'evidenza dei fatti.
Esmeralda si era sacrificata per lui e lui non poteva far nulla per cambiare le cose. Era distrutto.
In tutto questo lei non voleva essere salvata, perché ne sarebbe andato di lui. Esmeralda stava pagando uno scotto che non era il suo, per l'ennesima volta e Killian non riusciva a farsene una ragione.
Esmeralda con le sue dita affusolate passò una mano sul suo viso e spazzò ogni segno evidente di dolore.
L'avrebbe superata pensò, e si cullò in quel pensiero perché per lui avrebbe fatto di tutto. Perché lui non avrebbe dovuto patire più nulla.
Era ormai tarda sera quando Esmeralda si addormentò tra le sue braccia ormai esausta, sul suo letto. Le era rimasto accanto per tutta la sera rimirandola e carezzandola anche ora. Le aveva detto di non lasciare la stanza, e appena usci dalla locanda incappò nel fante al quale ordinò, quasi, di tenerla d'occhio e facendo sì che ascoltasse il suo ordine.
Quest'ultimo all'inizio era del tutto restio a seguire le sue istruzioni, e fece per andarsene senza dargli peso, ed era stato per questo che gli aveva spiegato la situazione: Esmeralda non aveva il cuore. Proprio nel senso letterale del termine. E lui era l'unico a conoscenza della faccenda, nemmeno Emma sapeva nulla. Troppo presa da altro, che Killian non si sentì in grado di aggiungerci altro peso. Se ne sarebbe occupato lui, come all'inizio.

'Coccodrillo! Dove sei?' disse entrando con la stessa veemenza della mattina nel suo negozio di pegni.
Quello udendo il trambusto se n'è usci dal retro in tutta tranquillità.
'Non so se conosce le regole di questo mondo capitano, ma siamo chiusi ora!' esclamò con un ghigno di compiacimento.
'Non me ne frega niente delle regole di questo mondo. Ridai il cuore ad Esmeralda.' Ringhiò con gli occhi iniettati di sangue.
'Oh caro, ma i patteggiamenti non sono ritrattabili.' Il suo atteggiamento continuava ad irritare il pirata. 'E poi per quanto vorrei deve pagare per ciò che mi ha fatto in passato. L'hai sentita anche tu dopotutto, e deve pagare per i suoi errori. E tu, capitano, dovresti saperne qualcosa.' Constatò indicandogli l'uncino.
Un guizzo di rabbia attraversò l'animo del pirata che strinse il pugno.
'Prendi il mio cuore. Era ciò che volevi prima di tutto questo, prendilo e lascia andare lei.'
'Ora che ho il suo non mi serve più il tuo mio caro.' Sorrise malefico.
'Esmeralda non lo merita, non merita ciò a cui la stai destinando. Ha commesso uno sbaglio in passato, ma era in buona fede. Non ha mai avuto intenzione di ingannarti, lei è una delle anime più pure che conosca e se tu le ordinerai di fare i tuoi lavori sporchi, rendendola la tua burattina, ne pagherà le conseguenze per sempre anche se ora è sprovvista del suo cuore.' Quasi lo supplicò come non avrebbe mai osato fare nella sua vita perché non avrebbe mai permesso che l'Oscuro le facesse fare qualcosa che andasse contro di sé. Esmeralda non avrebbe retto, piuttosto sarebbe morta nel rimorso perché qualsiasi cosa le avesse ordinato lei nel tempo l'avrebbe ricordata e l'avrebbe logorata. 'E anche amica di tua moglie, Gold! A questo non ci hai pensato?'
'Ed è anche per questo che ne tu, né lei le direte niente. E poi cosa ti fa pensare alle conseguenze dei suoi gesti? Non vivrà a lungo per patire le conseguenze dei suoi atti, perché il suo cuore è la chiave per liberarmi dall'asservimento del pugnale. Non credo, quindi che dovresti preoccuparti del futuro della tua Esm.'
'Sai che non lo permetterò. Non permetterò mai che tu le faccia qualcosa, così come non permetterò mai che tu faccia qualcosa a questa città.'
'Proprio non intendi capitano eh? Vedi con il suo cuore vi ho in pugno entrambi.' Killian non intese e lo guardò confuso. 'Non sarà lei a fare ciò che voglio, a fare i miei.. lavori sporchi. Sarai tu. Tu sarai il mio burattino.' L'incredulità di Killian crebbe. 'E sai cosa? Sarà la vendetta migliore per me perché sarai consapevole delle tue azioni e ne patirai il doppio macchiandoti di oscurità.' Il suo ghigno malefico aumentò gustandosi la scena in cui il suo nemico ne diventava consapevole.
'Tu sei completamente pazzo. Non farò mai ciò che dici.'
'Mmh.. io non rifiuterei se fossi in te. L'Oscuro per permettergli la più ampia comprensione tirò fuori un cofanetto, lo aprì e ne estrasse un cuore. Era il cuore della fanciulla a cui lui tanto teneva e per la quale tanto lo supplicava. Risplendeva di purezza e un rosso vivido dominava in tutto e per tutto risplendendo.
'Il cuore di Esm..' dedusse il pirata rimirandolo.
Tremotino fu compiaciuto dalla sua comprensione. 'Esattamente capitano, e ora lascia che ti mostri qualcosa che in tutti i miei anni anche io ho visto raramente.' Tremotino avvicinò il cuore agli occhi dell'uomo che gli era dinanzi oltre il bancone indicando vari punti ben precisi. 'Vedi queste? Sono difficili da vedere da lontano ma da vicino è facile distinguerle dal resto ed è facile capire che nulla in questo cuore è come gli altri.'
Killian si spaurì constatandone l'aspetto e digrignò i denti. 'Cosa hai fatto? Cosa le hai fatto?'
'Oh, io? Assolutamente nulla. Le crepe che vedi incise su di esso sono tutte le delusioni, disavventure, sconforti e odissee che ha avuto nella sua lunga vita, e tutte quelle che le sono state inflitte ovviamente: ci sei anche tu in tutto questo mio caro, e mi pare facile dedurre che ne ha avute davvero tante. Raramente in vita mia ho visto un cuore ridotto talmente a pezzi e sai qual è il pregio di tutto questo ai miei occhi? Che basta una piccola pressione su di esso affinché si sgretoli di fronte ai nostri occhi e lo riduca in poltiglia.' Killian stava pensando ad un modo per acciuffarglielo e scappare, ma a quelle parole si arrestò e Tremotino l'aveva dedotto. 'Esattamente capitano. Ogni tuo tentativo di prendermelo dalle mani potrebbe ritorcersi contro di te, ma oltre questo piccolo dettaglio che ti ho levato dalla mente credo avrai finalmente dedotto che se non farai ciò che ti ordino questo cuore non avrà vita abbastanza lunga così come la tua Esmeralda.'
Killian era nel pieno sconforto incapace di pensare in fretta ad una qualche via d'uscita. Le dita dell'Oscuro stavano iniziando a premere su di esso.
'NO!' urlò. 'Okay, okay. Farò tutto ciò che vuoi.' Quell'attimo di paura gli aveva attraversato l'anima. Tremotino ne usci compiaciuto.
Prese il cuore con entrambe le mani e lo ripose nel cofanetto richiudendolo.
'Come ho detto: vi ho in pugno entrambi, mio caro.'.

[...]

Il caos dell'incantesimo della Regina delle Nevi stava per incombere in città, avevo lasciato Emma alla stazione di polizia quasi come se fosse un addio e non c'era cosa più orribile per me.
L'idea di ciò che stava per accadere mi terrorizzava alquanto e tutti in città avevano cercato di premunirsi per non fare del male a nessuno, ma avremo perso il senno, incapaci anche solo di pensare a chi c'era accanto e ci saremo uccisi a vicenda fino all'ultimo respiro. Fino a svuotare la città. Questo era ciò che si stava per preannunciare all'orizzonte.
Avevo lasciato Esmeralda alla locanda e mi ero tenuto lontano anche da lei per evitare anche di fargli del male. Non avrei voluto, ma sotto la maledizione chi avrebbe potuto dire ciò che avrei fatto? Ci saremmo urlati a vicenda o ci saremo uccisi direttamente? Come colpiva questa maledizione mi chiesi.
Poi un barlume, o meglio un pensiero mi spaurì: lì con lei c'era Will, e se le avesse fatto qualcosa? Iniziai a rivalutare la mia idea di legarmi al porto e la mia idea di avergliela affidata.
Un paio di secondi e la maledizione invase ogni cosa: ogni sguardo, ogni via, ogni persona fosse lì intorno. Tutti furono presi da una rabbia incontrastabile e tutti sembravano cercare la propria vendetta riversando la propria rabbia su qualcuno per qualcosa, mentre io? Io non sentivo assolutamente nulla di tutta quell'ira. Io ero come 'normale', come sempre, e mi chiesi perché.
Magari non avevo incrociato gente con cui avevo conti in sospeso, pensai, ma non era nemmeno quello a trattenermi dal peggio.
Nonostante il caos, a cui mancava davvero poco per far soccombere la città nel sangue, mi precipitai alla locanda per assicurarmi che Esmeralda fosse al suo posto, nella sua camera, al sicuro. E ad assicurarmi che non stesse inveendo contro qualcuno, magari contro quello stesso qualcuno che avevo messo come guardia.
Quando arrivai al piano di sopra tutto sembrava normale. Tutto era come era sempre stato, solo la porta era stranamente aperta. Nessuno lì davanti. E se fosse fuggita? Aprì piano l'anta e la ritrovai stranamente placida e calma intenta a sfogliare un libro che era lì accanto. Inutile dire che mi aspettavo che scattasse e inveisse contro di me attaccandomi in qualche modo, perciò mi avvicinai piano per afferrarla nel caso avesse avuto qualche malsana idea.
'Ci crederesti che non ho mai letto un libro? Cioè ho letto di tutto nella mia esistenza, ma non mi sono mai inoltrata in un libro. Dovrei iniziare probabilmente? Anche se senza cuore dubito di sentire le emozioni di cui mi ha tanto parlato Belle.' Sorrise ancora concentrata su quel ragionamento e fu come se il caos che fuori stava per esplodere fosse solo un illusione. In quella stanza, in lei sembrava fosse un mondo a parte lontano da Storybrooke e da ogni sua prova. Fui felice di constatarlo anche se non riuscivo a spiegarmi il perché.
'Stai bene?' esclamai sollevato prendendole il viso e guardandola meglio per vedere se in lei una manifestazione di odio o rabbia stesse per affiorare. Le ne uscì confusa.
'Tutto okay, perché me lo chiedi?' chiese scrutandomi come suo solito per decifrare ed estorcere le mie emozioni. Era sempre un duro colpo quando i suoi occhi incontravano i miei, specie ora che mi sembravano sempre perennemente vuoti, senza quella viva scintilla che li contraddistingueva. Sembrava che quegli smeraldi fossero opachi, ostruiti da strati e strati di polvere come i vecchi specchi nelle vecchie case disabitate e abbandonate, e io volevo tirar via quello strato al più presto. Mise una mano sul mio petto per constatare i battiti del mio cuore. 'Sei agitato. Perché sei agitato?' chiese intendendo il pericolo.
'Ascoltami: qualsiasi cosa tu senta, veda questa notte non devi uscire di qui, okay? Promettimelo.'
'Killian che succede?' chiese ostentando preoccupazione.
'Tu non devi preoccuparti di nulla, resta chiusa qui fino al mio ritorno. Promettimelo.' Cercò nuovamente di dibattere per saperne di più ma non glielo concessi. Non aveva il cuore è vero, e probabilmente quello che stava accadendo sarebbe stato poco per lei ma non volevo preoccuparla in nessun modo e magari stavo sbagliando, magari avrei dovuto dirle tutto. Tutto ciò che stava accadendo e tutto ciò che avevo fatto per proteggerla ma non c'era tempo e volevo solo tenerla al sicuro per un altro po' con quella convinzione che sarebbe andato tutto per il meglio. La cercai con lo sguardo e le permisi di trovarmi, di trovarsi come sempre.
'Te lo prometto.' Si limitò a dire poco convinta ancora con le mani sul mio petto.
Un ultimo scambio di sguardi, un attimo per respirare entrambi.
'Chiuditi dentro e non lasciare entrare nessuno. Io tornerò al più presto, te lo prometto.' Dissi e le baciai la fronte come se fosse una bambina, e in quel bacio riposi tutto il mio amore per lei.
Stavo per voltarmi e andar via quando mi afferrò la mano facendomi voltare.
'Promettimelo.' Scongiurò affidandosi a quella promessa di ritorno con una vena di apprensione. Strinsi la sua mano.
'Te lo prometto tesoro.' E volai oltre la porta.

La notte era ormai calata sulla piccola cittadina del Maine quando mi avviai nell'unico posto plausibile a tutto questo. Il primo che avevo pensato. Quando raggiunsi il posto – per l'ennesima volta in quella giornata – mi ritenni quasi in salvo dalla marmaglia e dal caos che fuori invadeva le strade.
Quando entrai lui era al suo bancone intento a fare i suoi comodi, e mi mascherai di una calma che non avevo per davvero per non sembrare ostile.
'Dov'è tua moglie? Non ti ha ancora ucciso?' chiesi pungente immaginandola presa dalla maledizione.
'Non sono affari tuoi.' Rispose fermo e irritato. 'Cosa ti ha portato qui?'
'E' come nuotare con gli squali là fuori.' Notai. 'Appena sentiranno sapore di sangue, inizieranno a distruggersi a vicenda.'
'Beh, per tua fortuna non sei uno di loro a quanto pare.' Constatò continuando ad aggiustare le sue cose.
'Perché sono immune alla maledizione della nube?' chiesi infine prendendo la palla al balzo. 'E perché Esmeralda non è stata colpita da tutto questo.'
'Perché ho bisogno di te, mio caro. E non potevo non approfittare di questo giorno in cui regna il caos per farti passare inosservato in qualche mio compito per te. Per quanto riguarda la tua amata zingarella il suo cuore non è nel suo petto. E' qui, nel negozio, con me. Sotto protezione per così dire. '
'Cosa ti serve Coccodrillo?', dissi mentre l'ira iniziava ad avanzare.
'Una volta fatte le valigie porterò Belle al confine della città. Devo trovare Henry e fare la stessa cosa.' Spiegò.
'Quindi pensi ancora di andartene?'
'Domani sera, quando le stelle del cielo si allineeranno con le stelle del cappello, potrò liberarmi di questo pugnale, ed essere dall'altra parte di questo muro di ghiaccio prima dell'alba.' Disse tenendolo in mano prima di riporlo nella valigia.
'Stai dicendo che esiste un maledetto modo per uscire da qui?'
'L'Oscuro trova sempre un modo.'
'Beh, se l'Oscuro è così potente, perché non fa un incantesimo per portare suo nipote da lui?'
'Perché quello richiederebbe sapere dove l'ha rinchiuso sua madre per tenerlo al sicuro. Ora, a meno che tu non abbia veramente bisogno di quella lingua, ti suggerisco di strisciare fuori nella corrente ostile e di trovare Henry.' Disse con fare indaffarato e intimidatorio avvicinandosi. 'Ti servirà questo.' E mi porse un boccetta con della polvere rossa che infilai nel taschino interno della giacca.
'Non vincerai. I malvagi non vincono mai.' Chiarii sulla porta cercando di fargli arrivare il mio disprezzo.
'Non essere ridicolo mio caro. Quando Belle ed Henry si sveglieranno domani mattina a New York, non si ricorderanno nulla di stasera. Dirò quindi che la Regina delle Nevi ha distrutto Storybrooke nonostante abbia cercato di salvare tutti. Non sarò un malvagio, sarò un eroe.'
Cercai di trattenere il mio disprezzo verso quel viscido coccodrillo che mi si presentava davanti. Se avremmo superato tutto, anche se non avevo alcuna speranza in merito, giurai a me stesso che gliel'avrei fatta pagare per ciò che stava causando a Storybrooke, ma ora? Ora non avevo alcuna scelta, come aveva detto lui ora mi teneva in pugno ed ero diventato il suo burattino per proteggere qualcuno che amavo. Gli dedicai tutto il mio odio ed uscì dalla stessa porta da cui ero entrato.
Inutile dire che la maledizione non fece altro che portare tumulto in ogni dove. Ogni angolo della città era fuori di sé, e tutti cercavano un appiglio per attaccare briga e iniziare uno scontro. Le uniche dalla mente lucida, Emma ed Elsa cercavano una soluzione cercando la Regina delle Nevi che camminava indisturbata rimirando la sua opera e aspettando che terminasse tutto per il meglio. Per il suo meglio.
Nel frattempo, il pirata, contro la sua volontà cercava di recuperare Henry per portarlo all'Oscuro. Era uno dei gesti più vili che stesse facendo e mentre lo faceva si maledì mille volte perché sapeva quanto danno avrebbe arrecato alla sua Emma con un gesto del genere, e perché in cuor suo aveva iniziato anch'egli ad affezionarsi al ragazzo per questo ancora di più quell'ordine impostogli gli pesava sul cuore e sull'animo. Fortunatamente, però, Il ragazzo riuscì a fuggire e Killian ringraziò la sua buona stella, per qualche secondo, che fosse andata in quel modo.
Quando tornò dal Signor Gold non potè però che dimostrare il suo rammarico per aver fallito con un pizzico di sarcasmo.
'Henry è scappato.' Annunciò entrando mentre fuori la maledizione era stata sventata e una nevicata piuttosto fitta iniziò a cadere. Un nuovo giorno stava per tornare e tutti in strada, nei vicoli iniziarono a riacquistare lucidità.
'Quindi hai fallito...'esordì l'Oscuro scuro in volto. 'Nel rapire un bambino. Anche il piano della Regina delle Nevi è fallito, ma il mio non fallirà.'
Un attimo di teso silenzio attraversò l'aria tra i due fin quando Killian vinto dalla rabbia sbottò: 'Eppure l'hai salvata. L'hai salvata quella volta in ospedale dall'attacco di Zelena. Perché ora ti accanisci su questo, perché ti accanisci su di lei che non era nemmeno nei tuoi piani?'
L'Oscuro rise tracotante alla vista di tanta ira.
'L'ho salvata, è così, perché l'ha voluto Belle. In qualche modo mia moglie la conosce e sembra essere affezionata a lei ed è per questo che lo feci, ma se avessi ricordato quell'avvenimento, se avessi ricordato ciò che mi è stato fatto... non avrei esitato un attimo ad ucciderla. Avrei inventato una qualche complicazione a Belle che non ero stato in grado di contrastare e boom! Sarebbe finita lì, ma con il senno di poi ringrazio la mia buona stella di non averlo fatto quando non era necessario perché ora posso sfruttarlo al meglio.'
'Lei non ti ha fatto nulla. Ciò che ha fatto, come ogni cosa, ogni suo gesto non è mai stato fatto con secondi fini. Ogni gesto da lei compiuto è sempre stato fatto con il cuore, con quello stesso cuore della quale ora l'hai privata. Cosa pensi dirà, o ti farà Belle, quando lo scoprirà? Sono io colui che ti ha portato via Milah, sono io che ho causato dolore a te e a tuo figlio, non lei. Lei non c'entra nulla.'
'Oh ma Belle non ricorderà nulla di tutto questo. Come ho detto ieri notte: io sarò l'eroe.'
Killian serrò la mascella, strinse il pugno, del tutto incapace di tollerare quell'incubo più simile ad un empasse dalla quale sembrava non esserci via d'uscita.
L'Oscuro continuava a fissarlo.
'Oh proprio non capisci la situazione mio caro, lei è la combinazione perfetta.' Sorrise in quell'idea. 'Non solo pagherà per il torto che ha fatto al vecchio me, ma mi libererà dall'asservimento del pugnale e cosa ancor più grande causerà in te un dolore immenso di cui io godrò in ogni singolo istante, perché in nessun modo saresti in grado di salvarla. E mi serviva proprio lei per fartela pagare al meglio, perché vedi capitano, il tuo affetto per lei è palese. E' così palese che anche i sordi e i ciechi sarebbero in grado di accorgersene. Faresti di tutto per lei, anche macchiare il tuo cuore in gesti consapevoli come stai dimostrando. Lei è il tuo perno, il tuo mondo, il tuo oceano. Per parlare in termini marinareschi lei è la tua ancora. Siete come cielo e mare che si fondono all'orizzonte formando un tutt'uno.' Killian si rivide nella perfezione di quell'immagine e ne uscì sbalordito: lei che per ore fissava il cielo, e lui che era sempre stato dedito al mare. Cielo e Mare. Erano loro nel modo più esatto. 'Vedi quindi perché è lei il connubio perfetto? Perché è vero tu hai fatto molto più di quanto abbia fatto lei a me, ma lei c'entra eccome! È lei la tua anima. Potrei anche prendere il tuo cuore e ucciderti, potrei massacrarti o privarti di qualsiasi altro arto ma la tua anima comunque resterebbe intatta, a cosa servirebbe? Tu devi vivere con il dolore che ho provato io per secoli, solo così la mia vendetta su di te sarà terminata.
Goditi appieno il tuo ultimo giorno con la tua dolce zingara, godetevi la nevicata perché sarà la tua ultima volta con lei. E spero che tu la prenda bene dato che ti sto offrendo la possibilità di salutarla. Non è di tutti questo privilegio.' Fece gongolando di quel dolore che stava arrecando. Killian scosse il capo, chiuse gli occhi e serrò il pugno per reprimere la sua violenza che non avrebbe portato a nulla di buono, a nulla di sano. Non avrebbe cambiato la situazione.
'Concedimi almeno un ultimo desiderio.' Avanzò calmo, quasi rassegnato dall'evidenza dei fatti che si stavano sempre più avvicinando.
'Non ho nessuna voglia di fare altri patti con te.'
'Lascia Emma e il resto di Storybrooke in pace. Non c'è motivo di far loro del male.'
'Quando attraverserò il confine della città, con la mia magia ancora intatta, Emma e Storybrooke non avranno niente da temere da me. Almeno finchè non mi intralceranno. Ma non posso promettere la stessa cosa al resto del mondo.' Disse proponendo la sua aria sfacciata mentre Killian sembrava diventato di pietra incapace di arrendersi a un sopruso. Lo odiava, lo odiava con tutto se stesso.
'Cos'è quell'espressione, capitano? Pensi al lato positivo della cosa: tra un paio di giorni non si sentirà più combattuto. Potrà stare con Emma, senza nessuno di troppo, non n'è felice?' continuò quello infierendo e ridendo. 'D'altronde ci sei passato con Milah, e con lei. Ti riabituerai, tranquillo.'
Killian lo fulminò con lo sguardo mentre era a pochi centimetri da lui e la sua tracotanza non facevano che aumentare d'intensità. Si sentiva un inetto, un completo e assoluto inetto mentre il signor Gold si nutriva di quei dispiaceri e dolori che il pirata cercava di sopprimere, ridendo in maniera velata di fronte a tale situazione mentre usciva dal proprio negozio.
'Ti ucciderò Coccodrillo! Ti ucciderò, fosse l'ultima cosa che faccio.' Lo sentì imprecare mentre chiudeva.
Decisamente questa era la miglior vendetta che potesse chiedere: il pirata aveva fatto tutto ciò che gli era stato chiesto per proteggere il cuore della sua Esmeralda compromettendo il suo contemporaneamente macchiandolo di oscurità. Un oscurità che lo avrebbe divorato e avrebbe dilaniato la sua anima, in tutto questo gli avrebbe portato via la cosa più preziosa che avesse, quella fanciulla a cui tanto teneva.
Milah non era stata nulla in confronto a quest'ultima. Quando le avrebbe frantumato il cuore lo avrebbe fatto lentamente di fronte ai suoi occhi e si sarebbe goduto lo spettacolo finale anche meglio di quanto le aveva strappato il cuore tra le sue grida e i suoi implori.
Sì, questa era decisamente la vendetta perfetta e non poteva chiedere di meglio, pensò camminando sotto la fitta coltre di neve.

Note Autrice:
Anche se con una linea del tutto instabile sono, finalmente, riuscita a pubblicare il diciasettesimo capitolo della mia storia.
Ci ho messo un po' ma spero, come sempre possiate gradire e apprezzare. ♡
Il capitolo riprende - in parte - gli episodi.   

- Elle.



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