CAPITOLO IX

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PRESENT DAY.


Dovevo salvarla, e dovevo farlo, volevo farlo da me, senza per forza coinvolgere Emma.
Lei, non per forza doveva saperne qualcosa a riguardo, era qualcosa che apparteneva a me principalmente e in cui Emma non doveva entrare.
Per il suo bene, non avrei permesso e non le avrei mai tolto i poteri per scopi che erano principalmente miei, anche se credo che Emma avrebbe fatto di tutto anche lei stessa per salvare una vita in pericolo, anche se non le competeva.
Ma come avrei fatto da solo?
A chi potevo rivolgermi per una cosa del genere che non la prendesse in prima persona?
David?
Poteva andar bene? I rapporti erano molto migliorati rispetto all'inizio, ma forse era meglio di no. In che modo avrebbe potuto aiutarmi lui?
Aspettava un figlio ora, e se gli fosse successo qualcosa Emma non me l'avrebbe mai perdonata.
Come potevo far da solo tutto questo?
Come potevo salvarla da quella strega malvagia?
Una cosa era certa: non l'avrei abbandonata.
Non l'avrei persa per la seconda volta, era troppo, tanto per me e saperla, vederla viva aveva ridestato quella parte di me chiusa e sigillata da anni in una parte remota del mio essere.
Lei era il mio tutto e non l'avrei lasciata sola a sé stessa, pur amando Emma, non ci sarei riuscito, perché infondo sapevo che amavo anche lei come allora.
Dovevo trovare un modo.
Potevo ucciderla con il sogno oscuro, pensai. L'avevo fatto con il Signore Oscuro, poteva intaccare anche lei. Ma dove l'avrei trovato qui, ora?
L'avevo esaurito tutto per la mia vendetta contro Tremotino e non potevo recuperarlo.
Se solo ne avessi risparmiato un po'.
E se... pensai.
Forse Regina potrebbe, avrebbe potuto aiutarmi in questa missione senza toccare Emma.
Ma quanto potevo fidarmi?
Quanto sapevo di Regina, in che modo avrebbe potuto aiutarmi nel mio scopo?
Di certo aveva e praticava la magia e già era qualcosa, poi ultimamente era diventata ... buona, potevo osare una parola simile su di lei?
Di certo sapevo che non avevo nulla da perdere nel chiederle un favore, pregando affinché accettasse, e qualunque sarebbe stato il suo prezzo l'avrei pagato senza remore.
Era la mia unica alternativa perché era chiaro e palese che da solo non ce l'avrei fatta.
Mi recai a casa di Regina prima del previsto.
Bussai, ancora un po' titubante, non sapevo se la scelta fosse la più sensata.
Avevamo un appuntamento nel pomeriggio con tutti gli altri, ma a me serviva parlargli da solo, ora.
Non potevo aspettare un momento in più.
La sentii correre per le scale e spalancare la porta.
'Salve Regina', salutai stentando un sorriso.
Lei si guardò intorno un po' spaesata.
'E' ancora un po' presto per essere qui, non credi?', mi ammonì con disapprovazione.
'Lo so, lo so. Ma ho bisogno di parlarti prima che arrivino gli altri', feci in tono circospetto. 'Posso entrare?'. Chiesi cortesemente.
Lei era un po' indecisa sulla porta ma alla fine annui arrendendosi.
'Certo, entra', e si fece da parte per farmi passare.
Chiuse la porta alle spalle e mi porto in cucina, dove era intenta a preparare qualcosa.
'Allora cosa hai da dirmi capitano?'.
Da dove potevo iniziare? Era la prima vera volta che chiedevo aiuto a qualcuno, me l'ero sempre cavata da solo in quella vita, ma Zelena era proprio fuori dalle mie capacità.
Lei mi guardò spazientita aspettando il motivo per la quale l'avevo disturbata.
'Zelena mi ha ingannato ieri, e mi ha maledetto'. Dritto al punto.
Lei si alzò da ciò che stava facendo, ora attenta e spalancò gli occhi.
'In che senso maledetto?', disse venendo verso di me, quasi impaurita. Trattenne il respiro.
'Ha maledetto le mie labbra', puntualizzai indicandole in un gesto implicito, lei non capì. 'Se bacerò Emma, lei non avrà più poteri'.
Sospirò sollevata, riprendendo a respirare.
'Non vedo allora dov'è il problema capitano! Te la saprai tenere un po' senza fargli gli occhi dolci e tutti quegli ... ammiccamenti', il suo tono era altamente disgustato, non ci badai.
'Non è questo il punto,', precisai, fissandola serio. 'Ha un'altra persona con sé. Una persona che appartiene al mio passato e che voglio, devo salvare, ma per farlo...'
'Devi baciare Emma e toglierle i poteri', dedusse lei, pensierosa.
'Questo è l'accordo per spezzare la maledizione e riaverla'.
Inarcò un sopracciglio e s'incuriosì. 'Deduco sia una lei quindi? Chi è una del tuo passato con cui te la sei spassata?', ridacchiò.
'No, non è niente di tutto ciò', dissi stringendo i pugni. 'E' qualcosa di molto più vero e importante. Fa parte di me'. Ammisi.
'E quindi vuoi davvero salvarla? Non voglio entrare nei tuoi affari, ma non mi pare fossi con qualcuno quando sei arrivato qui. Se questa persona appartiene al passato, abbandonala al passato. Abbiamo altro a cui pensare, altro da proteggere e lo sai bene', mi fece notare con quel tono acido, come se non lo sapessi e non conoscessi la situazione.
'Io non solo voglio, ma devo salvarla, ti basti sapere questo. Non ci rinuncerò, e so qual è la situazione mia cara Regina'.
'Non vorrai mica farlo davvero? Vuoi davvero baciare Emma togliendole i poteri per salvare questa... ragazza.', alzò lo sguardo, torva.
'No, non voglio. Non vorrei mai, non farò mai del male ad Emma, ma se non farò ciò che dice inizierà ad uccidere le persone a cui tiene cominciando da...'
'Henry'. La paura la pervase di fronte a quel nome.
Sapevo quanto volesse bene a quel ragazzo e compresi il suo stato. 'E' ucciderà Esmeralda...'.
Dissi il suo nome ad alta voce, a qualcun altro, per la prima volta dopo anni, e qualcosa dentro di me si innescò cominciando a bruciare.
La mia pelle ricominciò a pizzicare in cerca della sua pelle, il mio cuore ricominciò a sanguinare come se la ferita che era al suo interno, a cui non badavo da secoli, si fosse riaperta nello stesso squarcio della prima volta.
'Ma se potessi trovare Esmeralda prima, se potessi salvarla da lei, lei non avrebbe nulla contro me, contro Emma. Tu proteggerai Henry e gli altri e potremo vincere per questo ti chiedo aiuto. Non posso coinvolgere ne' Emma ne nessun altro.' Lasciai intendere.
Lei ci pensò un po' su. Era in conflitto.
Negli occhi ancora quella paura.
'Hai qualcosa di lei?', domandò.
No, non avevo nulla di lei, se non il ricordo.
'No, sono passati secoli', ammisi senza andare oltre. Non c'era bisogno di dettagli.
'Un incantesimo di localizzazione sarebbe stato comunque vano. Avrà protetto il luogo con la magia prevenendo una possibile mossa'. Si disse più tra sé, che rivolta a me.
Ticchettò le dita sul tavolo in cerca di idee, deduzioni, qualcosa in grado di essere utile al momento.
Poi mi guardò, negli occhi un lampo.
Eccola quell'idea che stavamo aspettando.
'Vieni con me!', ordinò.
Le andai dietro fino al suo studio, che era già allestito con una tavola rotonda per ciò che aveva in mente, ma non volevo badarci.
Non le chiesi nulla.
'Accomodati sul divano'.
Mi sedetti, lei si diresse verso una piccola credenza e ne estrasse qualcosa. Mi sventolò una boccetta con un liquido verde al suo interno, soddisfatta.
'Dovrai bere questa e pensare a lei.', indicò. 'Ti addormenterai e verrai portato dove lei è nascosta. Bada però: lei non potrà vederti, ne tantomeno udirti, non so quanto duri la pozione, ma non è tanto il tempo che hai a disposizione. Dovrai fare molta attenzione a dove si trova e localizzare il posto'.
Annui semplicemente e aprii la boccetta senza chiedere altro, le informazioni erano chiare.
La esaminai un attimo scuotendola.
La ingurgitai d'un fiato e caddi in un sonno profondo.

Quando riaprii gli occhi era anche difficile sapere dove metter piede.
Sapevo di essere da qualche parte ma non sapevo esattamente dove ero e l'oscurità che mi avvolgeva era fitta e invalicabile.
La cosa non mi aiutava per niente.
Mi chiesi se davvero quella pozione mi avesse mandato nel posto in cui volevo.
Se in quel posto ci fosse davvero colei cercavo.
Chiusi gli occhi e li riaprii per abituarli a quella condizione, chissà che riaprendoli avrei visto qualcosa, qualcuno.
Intorno un forte odore di chiuso mischiato ad odore di legna impregnava l'aria e l'umidità che avvertivo addosso era quasi ghiacciata.
Penetrava nelle ossa ed era difficile restare indifferenti alla cosa.
Quando riaprii gli occhi, fu decisamente meglio.
Delle deboli ombre presero forma e la stanza in cui ero prese vita, rivelandomi in qualche modo dove mi trovavo.
Non distinguevo abilmente ciò che vedevo, ma ne percepivo i contorni senza il minimo colore.
La stanza pareva essere priva di porte e finestre, nessuna luce penetrava da nessuna parte e mi chiedevo come potesse esserci qualcuno lì dentro.
Di fronte a dov'ero c'era un tavolo abbastanza alto, e delle forme incerte simili a scodelle e bottiglie vi erano appoggiati, li accanto in un angolo si materializzava un grande oggetto rettangolare, poteva definirsi una porta forse? Mi avvicinai a tentoni per constatarne la concretizzazione.
Con la mano toccai qualcosa simile a barre di ferro fredde tanto quanto l'aria che c'era in quella stanza. Ne seguivano altre e altre ancora in fila.
Il tutto sembrava formare una cella che terminava al muro.
Era possibile?
All'ultima sbarra il mio anello, pur non essendo lì fisicamente, fece contatto generando un lieve rumore che speravo non si fosse sentito.
'Chi c'è?'.
Trattenni il fiato, incredulo alla voce che avevo appena udito.
Quella voce che da anni parlava in ripetizione nella mia mente, e che era andata sempre più smorzandosi nei secoli mi aveva parlato.
Quel timbro di voce era il suo.
Ogni centimetro del mio essere l'aveva riconosciuto come suo ed ebbe un sussulto. Era lei.
Ma dove si trovava?
C'era lei in quella stanza?
'C'è qualcuno qui? ', disse quasi titubante. Sentii le sue mani sulle sbarre, e dedussi che fosse dietro quella gabbia che avevo appena toccato.
'Zelena basta, ti supplico!', tuonò quasi rotta.
Perché l'aveva nominata? A quali supplizi la sottoponeva quella strega per farla reagire così?
Aguzzai la vista, alla sua ricerca.
Volevo, dovevo vederla. Ne andava di me.
Dovevo sapere che non era stata una mia fantasia quando l'avevo rivista, era viva per davvero.
E volevo assicurarmi che ciò che avevo appena udito non fosse una mia immaginazione.
Cercai in ogni anfratto di ciò che avevo di fronte, e la vidi poi distintamente, come se d'un tratto la stanza si fosse illuminata.
Era rannicchiata in un angolo di quella cella, con la testa tra le mani allo stremo delle forze, avvolta nello stesso straccio con cui l'avevo vista al molo e palesemente dimagrita.
Le sue forme, quelle che ricordavo erano quasi svanite.
Lo sguardo vuoto e indecifrabile.
Delle lacrime permeavano le sue ciglia inferiori in cerca di fuga, il suo sguardo spento, vuoto mi colpì in pieno petto, peggio della visione che mi aveva offerto la strega.
Nessuna speranza albergava in lei, nessuna voglia di reagire, nessuna luce.
Sembrava un involucro senza più nulla al suo interno.
Fu allora che avrei voluto essere in carne e ossa lì, avrei dovuto salvarla, ora ne sentivo ancora più quel bisogno impellente di farlo, perché lei non ne avrebbe mai avuto il coraggio e la forza per come era.
Lei non c'era per davvero. Chi aveva per esserci?
Per quale vero motivo avrebbe dovuto combattere? Aveva trovato qualcuno a quel mondo? Era sopravvissuta ai secoli con quell'uomo con cui era fuggita? E se davvero era così, dov'era ora quel valoroso cavaliere che l'amava, che diceva di amarla.
Nessuna l'amava e l'aveva amata come avevo fatto io nei secoli e l'averla di fronte era una gioia e un dolore insopportabile.
Si sarebbe lasciata morire a qualsiasi condizione, perché non aveva più nulla per cui vivere.
Che ne sapeva di me. La strega le aveva detto qualcosa?
'Ci sono io qui, Esm!', provai ad urlare. 'Sono qui proprio di fronte a te, non ti lascerò, ti porterò in salvo, lo giuro! Qualsiasi cosa ti stia facendo Zelena, la pagherà con la sua stessa vita'.
Lei non potrà vederti, ne tantomeno udirti. Erano state queste le parole di Regina, però non valeva il tocco. Il mio anello aveva toccato le sbarre, dedussi.
Potevo toccarla se volevo. Sfiorarla, ma non potevo. Non perché non volessi, ma se l'avesse scoperto la strega?
Come faceva la strega a riconoscere un tocco?
La mia mano la bramava e sembrava fosse il cuore a guidarla quando si trovava a un passo dai suoi capelli, ma fu lì che la ragione la fermò.
Se l'avessi anche solo sfiorata ora sarebbe stata la fine, per me, perché dopo non avrei voluto più distaccarmene.
Strinsi la mano in un pugno e la ritirai sofferente.
Forse era decisamente meglio così, per il momento.

...

Non ero riuscito ad identificare il posto, nulla.
Dove poteva essere una stanza senza ne porte, né finestre? Mi chiedevo in continuazione.
Regina dedusse che aveva probabilmente celato la stanza effettiva in modo che nemmeno lei sapesse dove si trovasse, o in modo che lei non provasse a fuggire.
Ricordavo solo l'aria umida e il forte odore di chiuso e legna, solo quello, null'altro ed era straziante.
Era straziante non riuscire a far nulla nonostante sapessi dove si trovasse, ora.
Non riuscivo a smettere di odiarla quella strega, e non riuscivo a smettere di pensare a lei e al suo sguardo.
Era viva ma nascosta in una morte apparente senza via d'uscita.
Mi chiedevo cosa avesse fatto tutto quel tempo, e perché non l'avessi mai rincontrata. Cosa aveva passato in quei secoli distanti da me, e perché si era detto che era morta.
Dov'era stata per tutto quel tempo? Se l'avessi saputo, se qualcuno me l'avesse detto, sarei corso da lei.
Sarei andato fino alla fine del mondo per riprenderla insieme a me, ma il fato aveva deciso di negarmela in tutti i modi possibili.
Fino a questo calvario.

'Io starei lontana dalle mele in questa casa', disse entrando Emma.
Io avevo in mano una mela verde che neanche ricordavo di aver preso, tanto ero immerso nei miei pensieri.
'Certo', risposi ancora con la mente altrove più che in quella stanza e in quel luogo.
'Stavo scherzando! Dov'è finito il tuo senso dell'umorismo?'
E' finito altrove Emma, tra il salvare te e il salvare una persona della quale non ti ho mai parlato perché credevo non esistesse più, e che ha sempre fatto parte di me. Probabilmente era questo che avrei dovuto dirle in realtà, ma optai per un 'E' scappato appena è arrivata la strega'.
Era difficile non dirle nulla, difficile tenerla all'oscuro di tutto. Ma non potevo, per il suo bene, anche se tutto ciò era lancinante.
Lanciai la mela e mi alzai diretto al tavolo dove erano seduti gli altri.
'Ce ne occuperemo più tardi, Regina dice di avere un piano'
Più tardi per me non esiste, Swan.
'Ne sono sicuro', risposi.
Ancora la mente altrove.
-
Quando la sera ci incontrammo da Granny' s lei era tutta in fermento ed esaltata all'idea dei suoi poteri e al fatto che riuscisse a controllarli, come avrei potuto dirle come stavano le cose?
Le sole informazioni l'avrebbero messa in pericolo.
La mia mente vorticava sui dettagli intravisti e l'atmosfera di quella stanza in cui era Esm, un dettaglio anche uno piccolo che avrebbe potuto condurmi da lei e salvarla.
Allo stesso tempo osservavo Emma fare pratica con i suoi poteri anche in cose futili come far sparire una tazza di cioccolata e panna.
Dopo essersi concentrata abbastanza e averla fatta sparire si avvicinò al tavolo su cui ero seduto.
'Un Granny's da asporto. Dovrei aprirne una catena', disse esaltata con un enorme sorriso che le illuminava il volto candido.
Sarebbe dovuto bastare questo a calmarmi e ad essere più empatico nei suoi confronti, ma non ce la facevo.
'Impressionante', esalai del tutto incolore anche alle mie orecchie porgendole la mia tazza che non avevo neanche toccato.
'Vuoi vedere una cosa davvero impressionante?', sospirai esasperato, non per lei ma per la situazione, per il fatto che avrei voluto dirgli tutto invece non potevo.
Fece un gesto con la mano, mentre ancora sorridente mi sedeva di fronte.
Il mio uncino era finito sull'attaccapanni. Lei rise.
'E' maleducazione Swan! Manomettere l'uncino di un uomo', sbottai innervosito.
'Okay, sul serio, che ti succede?', fece lei incredula.
Mi pentii subito per come avevo reagito, per come avevo risposto.
Lei non c'entrava niente in tutto questo, ero io ad avere dei problemi.
Ero io a doverli risolvere senza intaccarla.
Volevo raccontarle tutto, non tenerle nascosto nulla, ma ... non potevo.
'Mi scuso per la mia scortesia. E' una storia lunga, troppo lunga per adesso'. Mi giustificai, e bevvi un sorso di rum.
Sentivo i suoi occhi addosso e non avevo il coraggio di incrociarli.
'Okay, ovviamente qualcosa ... ', stava per finire, per dirmi qualcosa quando Belle irruppe nella stanza, e tutto finì lì.

Il mattino seguente mi risvegliai nel bagagliaio di una Cadillac, imbavagliato e legato senza ricordarmi come ci ero davvero finito, e tantomeno chi l'avesse fatto.
Era tutto scuro lì dentro, quasi come nella stanza di Esmeralda.
Quando il portellone si apri mi ritrovai davanti Zelena.
Con uno strattone mi levò il bavaglio dalla bocca che finalmente riuscivo di nuovo a sentirmi.
'Siamo a Storybrooke. Non hai mai sentito parlare del telefono?', esordì spavaldo.
Lei fece una risatina e prese a passarmi la rosa che aveva in mano sulle labbra.
'Che belle labbra. Sono davvero sprecate. Perché non hai usato quelle seducenti labbra su Emma Swan?'
'Beh, alla ragazza piace essere corteggiata', esordì ancora più sfacciato.
Lei rise di gusto all'ennesima battuta che le propinavo, poi tornò seria.
'Suppongo allora che ti piaccia corteggiare Emma Swan e lasciar morire Esmeralda quindi', un sorriso malato le balenò sul viso. 'Povera ragazza quando verrà a sapere che colui che per lei è il vero amore non ha la minima intenzione di salvarla eh?'.
'Io salverò Esm, anche a costo della vita!', m'infuriai digrignando i denti ora.
'Questo non è un gioco, e se tu non le toglierai i poteri dovrò uccidere la tua dolce metà, ammesso che sia ancora così per te'.
'Tu non le farai del male', dissi ancora più imperversato scandendo ogni singola parola.
'Se il bambino di Bianca dovesse nascere prima del tuo bacio, non avrò alternative. Dovrò ucciderla e insieme a lei verranno fatte fuori altre persone. Persone care ad Emma e a te. A cominciare da Esmeralda'. E mi lanciò la rosa sul petto. 'Io ancora non vedo dove sta il problema, capitano. Portale via la magia, e potrai riavere Esmeralda se davvero la desideri, oppure la prossima rosa la getterai sulla sua tomba'.
E chiuse il portellone facendomi tornare nell'oscurità.
Il sangue che avevo iniziò a ribollirmi di rabbia, dopo tutto quello che mi aveva detto non riuscivo a non essere nervoso a riguardo.
Non potevo scegliere, come avrei potuto farlo. Erano entrambe parti di me, e non avrei sacrificato né l'una né l'altra.
Decisi di stare lontano da lei non perché lo volessi, ma perché non volevo vedesse la mia rabbia, fin quando non trovai Henry intento ad andare via da Storybrooke.
Lo convinsi che c'era un altro modo per andarsene a New York se proprio avesse voluto.
Ciò che successe dopo quando le scimmie di Zelena mi attaccarono e soprattutto attaccarono Henry fu la mia rovina, in quanto ad Emma venne il dubbio che fossi suo complice, e ai suoi, una volta recuperati i ricordi che fossi un impostore, in quanto loro non mi avevano mai inviato nulla per salvare Emma.
In quel momento mi chiesi anch'io chi mi avesse inviato la pozione, ma sapevo che tutto ciò che avevo fatto lo avevo fatto a fin di bene.
L'avevo fatto per salvare almeno Emma ed Henry perché tenevo davvero a loro, non ero un eroe, non lo ero mai stato ma cercavo di fare del bene a chi avevo a cuore.
In quel momento cercai di rivelare ad Emma anche di Esm. Avrei vuotato il sacco completamente, così da non avere più segreti con lei, ma non ne voleva sapere, cercai di dirle la verità facendole capire che ero stato costretto a nascondere le cose, che non era stata una mia scelta.
Ma lei era irremovibile e non capiva.
Quando arrivai in ospedale il giorno seguente, il piccolo reale che stava arrivando era solo una scusa per vedere Emma.
Ma nei suoi occhi c'era ancora lo stesso sguardo truce con cui l'avevo vista l'ultima volta.
'Non credo che sia una buona idea che tu sia qui ora'.
'Voglio aiutare', ammisi sincero ai suoi occhi.
'Se è così dovevi avvisarmi quando Zelena ha maledetto le tue labbra', continuò lei ostinata.
'Non avevo scelta', le dissi guardandola negli occhi. 'Ha minacciato te, la tua famiglia e... me. Io cercavo di aiutare'.
Cercai di omettere la terza persona, non sapendo come introdurla ora in quella conversazione. Le acque era troppo agitate per aggiungere altro che avesse potuto farla adirare di più, ma era la verità e volevo che lo vedesse e lo sentisse dalla mia voce, perché ero realmente pentito per ciò che avevo fatto ma come avrei potuto dirle qualcosa senza temere il peggio?
Tenevo a lei, ed ero sempre stato sincero perché non riuscivo a mentirle, ma di questo non avevo colpe.
Avevo cercato di proteggerla e non mi sentivo in colpa per questo, ma poi lei mi guardava in modo freddo e una lama attraversava il petto.
'Dirmi cosa stava succedendo sarebbe stato d'aiuto'.
'E sarebbe stata una sentenza di morte... per tuo figlio', cercai di donarle quella visione, in modo di andare oltre la sua ostinazione e vedere le cose per come erano ai miei occhi.
Fece un respiro ponderato guardando altrove.
'Tenere Henry al sicuro è compito mio, non tuo. Per questo combatto Zelena.' Un altro respiro. 'Questa storia finisce oggi'.
La lama in petto si fece più strada mentre lei mi voltò le spalle e se ne andò impettita.
Le andai dietro in silenzio, afflitto e cercando le parole più giuste da dirgli per descriverle al meglio la mia situazione, quando, dalla stanza sul corridoio, usci David.
Mi tenni a distanza fin quando non mi sentii chiamare da suo padre.
'... Tu andrai con lei'.
'Amico, credevo non ti fidassi di me'.
'Zelena ti ha messo alle strette. Hai fatto ciò che potevi.', persino lui mi capiva.
'Visto? Anche tuo padre mi capisce?', insinuai avanzando verso di loro.
'Lo farò da sola', disse lei ancora convinta nella sua dipartita.
'No, invece', fece David perentorio. 'Non riguarda solo te, riguarda tutti noi'.
'E lui cosa farà?', disse indicandomi. 'Io ho la magia, lui una mano sola'.
'Sai, sono bravo a combattere'.
'Al limite può fare da esca.', azzardò David.
'Cosa? Ora sono carne da macello?'
David guardò per un ultima volta la figlia cercando consenso, quella annui controvoglia.
E ci avviammo in cerca della strega malvagia.
[...]
Appena arrivati di fronte a Zelena Emma fece sfoggio della sua avversione ancora fresca nei miei confronti dopo l'accaduto.
'Se vuoi togliermi i poteri, incanta le labbra di qualcuno che bacerei davvero'.
Alzai gli occhi, stizzito da quell'uscita che sapeva bene anche lei quanto non fosse vera.
'Vedi Emma devi deciderti: Puoi tenerti la magia, che ti rende così triste, o salvare l'uomo dalla quale non vedi l'ora di fuggire', disse Zelena sicura di sé.
La guardai torva non comprendendo ciò che intendesse con quelle parole.
Un attimo dopo, dopo un comando al signore Oscuro volai a decine di metri finendo in una tinozza piena d'acqua dalla quale non riuscivo a liberarmi.
Qualcosa mi tratteneva, una forza pressante mi teneva giù non dandomi via di scampo.
Sentivo qualcuno che mi strattonava con l'intento di aiutarmi, e dedussi fosse Emma, ma nonostante il suo aiuto non riuscivo a riemergere.
Persi i sensi.
Iniziai a sputare tutta l'acqua che mi era finita dentro, e la prima cosa che mi trovai davanti appena aperto gli occhi fu lei.
Emma.
Il suo sguardo era cambiato, era improvvisamente impallidita e spaventata mentre le sue mani erano sul mio petto.
'Swan?'.
Una deduzione mi balenò in mente su come avessi fatto a risvegliarmi. Su come avesse fatto.
Mi toccai le labbra a quell'intuizione e mi venne in mente la più orribile.
Aveva posato le sue labbra sulle mie per salvarmi e nell'averlo fatto tutti i suoi poteri. La nostra unica speranza. Era svanita.
'Che cosa hai fatto? Che hai fatto?' dissi atterrito da quella visione mentre lei continuava a fissarmi.



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