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5 Luglio 2012

"Claudia, sei sicura che le volpi non vanno in letargo?"
Il sole è alto nel cielo. Non è un sole passivo, non è soltanto luminoso, ma picchia duro sulle spalle e sembra volermi strappare i vestiti di dosso. Violento.
I capelli bruni mi cadono fluenti sulla schiena.
Attorno a noi l'erba stepposa e secca dei campi forma mucchietti irregolari. Mi sfiora le caviglie. C'è soltanto il rumore dei nostri passi e quello dei grilli.
A vari chilometri di distanza, la strada.
"Si che ne sono sicura. Non ti capita mai di vederle nel bosco d'inverno?"
Uno stormo di uccelli neri zampetta allegramente nella paglia, in lontananza.
Davide cammina lento dietro di me. Lo sento avanzare con fatica.
"No, affatto." una risatina irrompe nella tranquillità del discorso.
La sua.
Davide Gelsa. Un ragazzo da cui non ti aspetteresti mai una parola dolce oppure un abbraccio. Che a vederlo girovagare per strada di sera, spesso assieme al suo cane Kayla e un bel po' di Goleador nelle tasche, ti chiedi se abbia amici. Se abbia una vita sociale.
I suoi genitori sono ricchi. Ricchi da far schifo.
Hanno uno yacht sull'Adriatico, una casa a Courmayeur e un elicottero. Vestono Gucci e calzano Armani. Un lusso che li ha intrappolati nel loro riflesso. Che gli fa vivere una vita di convinzioni.
Ma Davide con loro ha poco a che fare.
Non veste di lusso, non gioca a Las Vegas e secondo me non sa nemmeno come è fatta la neve di Courmayeur. Li disprezza con tutto il cuore.
Una volta sua madre ci chiamò "pezzenti senza una casa", arricciando il naso e facendo una smorfia con la bocca, disgustata. Davide le si gettò contro e le diede due potenti schiaffi sulle guance rosee.
Non so quello che successe dopo, ma non deve essere stato bellissimo.
Tuttavia, non è uno a cui importa esageratamente il parere degli altri. Eccetto ciò che pensiamo noi. Quello è un suo chiodo fisso. O meglio, il chiodo fisso di tutto il gruppo.
Accettare il parere degli altri, prima del proprio, in ogni situazione.
Sotto quei capelli spettinati e quell'aria da duro c'è in realtà un ragazzo dal cuore d'oro. Questo lo so bene.
Il nostro "branco", come ci piace chiamarlo, si regge in piedi soltanto grazie a lui e 'Ka, ovvero i "capobranco". Sono loro le arterie che portano il sangue al corpo.
So che odierebbero questa definizione e per questo non gliene ho mai parlato a Davide. Per loro siamo tutti uguali. Specialmente per 'Ka. Ma naturalmente, loro hanno fondato questo gruppo e loro hanno le responsabilità maggiori. Per cui, loro sono davvero importanti.
"Comunque, quella volpe nella radura, era un pochino più scura delle altre. Lo hai notato?"
La borsa comincia a pesare. La casa è vicina. Le finestre brillano come cristalli. I pioppi sibilano al vento.
"Non leggermente. Era nera."
Le volpi escono a caccia con questo caldo. Stava cercando sicuramente qualche lucertola, quando l'abbiamo vista. Ci ha guardato per qualche minuto con occhi gialli e intensi, poi è scappata. Non eravamo sulle sue tracce. Qualcuno avrebbe dovuto dirglielo.
È raro vederle di giorno, in ogni caso.
"Già. Non ne avevo mai visto una così."
La nostra interessantissima conversazione si spegne quando arriviamo sul vialetto costeggiato dai cipressi, che separa la casa e il cortile dalle praterie sconfinate. L'acquitrino pullula di zanzare.
La nostra "base" è un edificio abbandonato. Una grande casa. Credo che un tempo fosse uno stabile del comune della nostra cittadina, una sua proprietà, insomma una cosa del genere. Non ne sono sicura. L'ha scelta 'Ka, perché diceva che non ci veniva nessuno da anni e probabilmente nessuno ci verrà più. Inoltre è in ottime condizioni, sia dentro che fuori. Ci ritroviamo qui da nove anni. Non credo sia legale.
E non credo nemmeno che faccia molta differenza.
Io e Davide scavalchiamo la staccionata di legno. I nostri piedi atterrano sul brecciolino con uno scroscio. La t-shirt è zuppa di sudore.
Attraversiamo il cortile, superiamo la porta finestra e entriamo dalla porta sul retro. Un portone di legno chiaro in perfetta sintonia con il rosso della facciata.
Entriamo all'interno e subito il fresco ci assale. I corridoi sono immersi nell'ombra e l'unica luce che invade la stanza è quella del sole li fuori.
I ragazzi sono nella sala, in cerchio davanti ad un ventilatore. 'Ka mi vede per prima e un grande sorriso compare sul suo volto quando vede la mia borsa.
"Claudia bella, sono ciliegie quelle?"
Prima di riuscire a rispondere, si alza e viene verso di me. Con un movimento improvviso mi ruba la borsa e sbircia all'interno.
"Si!"
Jacopo e Giulia sembrano ancora più contenti di lei.
"Eh già. Vacci piano 'Ka." rido.
Mi dirigo verso di loro e mi siedo a terra. Davide fa lo stesso ma in modo molto più sgraziato. Metto le mani a coppa, come stanno facendo tutti, e aspetto che 'Ka mi dia la mia manciata di ciliegie. Finalmente arriva.
La sala è il posto più bello della casa e quello in cui spendiamo più tempo. Ne abbiamo preso completo possesso. Un bersaglio per freccette è appeso alla parete, accanto a varie cartine del mondo. Vicino alla finestra, c'è un tavolo di legno con vari quaderni sopra. Delle panche e una cassettiera sono poggiate contro il muro.
Dopo aver finito il giro, 'Ka si siede su una panca. Mangia tre ciliegie in una volta sola. I dreads biondi, legati in più punti con elastici colorati, le cadono fluenti sulle spalle. Contribuiscono al suo look da ribelle.
"Ovviamente le state mangiando grazie a me." Un applauso in onore delle cavolate di Davide prende vita dal gruppo.
"Si, come no."
"Venendo qui abbiamo visto una volpe. Una volpe nera. Ci ha visto e poi se ne è andata. Ho avuto i brividi."
'Ka guarda Davide con uno sguardo interessato.
"Wow. Forte. Dovevi farle una foto." La voce di Giulia. L'unica che non sopporto. I capelli rossi le nascondo metà della faccia.
'Ka mette in bocca una ciliegia. Poi sputa l'osso a terra.
"in Norvegia dicono che le volpi riescono a guardare nella mente della gente con i loro occhi. Che riescano a raggiungere misteri che noi non potremo mai capire. Ad esempio perché continui ad indossare quei calzini orrendi. Parlo con te Davide."
Davide le lancia il nocciolo di una ciliegia.
Jacopo, l'unico che non parla quasi mai, sta mangiando una ciliegia. Nessuno sa perché è così timido. Ma nonostante tutto, tutti sembrano amarlo lo stesso.
Uno strano silenzio scende sul nostro gruppo. Ognuno può sentire i pensieri dell'altro. Ma del resto, ognuno sa già quali sono.

Ed è in questi momenti, che ti ricordi che l'estate finirà presto.

Molto presto.



l'occhio della volpe - a.g.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora