Capitolo sei

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"Non dirmi che.." ma non feci in tempo a finire la frase che Ben disse "temo di si..". Aveva capito cosa intendevo. Continuai stupidamente a tirare ed abbassare la maniglia della porta, rischiando prima o poi di rompermi il polso. Ero agitatissima e Ben se ne accorse: posò lentamente la sua mano sulla mia spalla destra, dicendo a voce così bassa che sembrava stesse sussurrando "Ora calmati..troveremo un modo per uscire di qui. È una promessa, ed io le promesse le mantengo. Ora però fermati". Sembrava un ordine ma allo stesso tempo una supplica. Decisi ugualmente di fermarmi, tanto non avrei ottenuto nulla. "Sì, scusa..mi dispiace non so cosa mi sia preso" dissi in tono di scuse. "Non fa niente" rispose lui in tono stranamente cupo. Lo capisco, non siamo in una bella situazione. "Facciamo un giro e cerchiamo un'uscita" proposi. Ben annuì con la testa e iniziammo a camminare, l'uno di fianco all'altra, e stranamente, ad un tratto, mi sentivo..non so....protetta? Si certo come no, e comunque hai cose più importanti a cui pensare, mi ricorda il mio subconscio. Ma dove potremmo cercare? Per entrambi è il primo giorno in questa scuola e non la conosciamo affatto. "Ehi? Parlo con te, terra chiama Belle!". Belle? Da quando mi chiama così? Solo i miei vecchi amici usavano di rado questo nome, e ora eccolo qui, un ragazzo bello e simpatico che conosco a mala pena che mi chiama Belle. "Eh..?"dico senza pensare. "Oh scusa, se non vuoi che ti..." "No, puoi farlo" risposi forse troppo in fretta, e vedendo che Ben era stupito quanto me, arrossii abbassando lo sguardo. Che mi prende?mi chiesi. "Ehi che ti prende?" chiese Ben in tutta risposta. "Nulla.." e per la prima volta lo guardai dritto negli occhi: come avevo fatto a non accorgermene? Aveva gli occhi azzurri, di quella bellezza che va trattata come una questione importante, non so se mi spiego. Non riuscivo a distogliere lo sguardo: sembrava tranquillo, sicuro di quello che faceva, ma non in modo arrogante, anzi, tutt'altro. Nulla poteva spezzare il contatto visivo che si creò tra di noi, così, rimanemmo fermi sotto la luce proveniente dalle finestre a guardarci, senza che nessuno dei due dicesse una parola. E finalmente riconbbi il suono del silenzio.

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