Capitolo tre

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Mi voltai e vidi un ragazzo dai capelli castani correre nella mia direzione. "Scusami! Non volevo..ti sei fatta male?". "No..." risposi un po' incerta "no, credo di no. Non preoccuparti" e così dicendo gli restituii il pallone. "Scusami ancora" disse di nuovo. Così mi alzai e gli porsi la mano dicendo "Beh..comunque mi chiamo Isabelle". "Oh piacere, io sono Ben..domani inizia la scuola eh?" "Beh si, inizierò il mio primo anno" dissi. "Davvero? Ti aspetta una grande avventura lo sai?". "Sì, staremo a vedere se sopravviverò" dissi con una risatina. "Oh andiamo.." ma non finì la frase perché qualcuno lo stava chiamando "Senti.." mi disse. "Sì?" risposi "Ora devo andare, buona fortuna per domani okay?" "Grazie" risposi sorridendo. Mi salutò ed io ricambiai. Ben...si chiama Ben, pensai. Ma fui interrotta da mio padre che mi stava chiamando da lontano. "Ehi Isabelle, chi era quel ragazzo?" "Nessuno, papà..nessuno". Non sapevo cosa rispondergli: non avevo mai visto quel ragazzo prima d'ora, ma mi era sembrato molto simpatico. "Va bene, ma ora è meglio andare" rispose lui "la mamma deve preparare il pranzo". "Cosa? Già?!". Ora a parlare era Alice, che stava raccogliendo i fiori tra l'erba. "Sì, su andiamo". E così entrammo in macchina. Nel viaggio di ritorno non feci che pensare a quel ragazzo, al pallone che mi aveva colpita, e di come si era comportato con me. Oggi se ne trovano poche di persone come Ben, intendo..che si preoccupano per te: scommetto che qualsiasi altro ragazzo o ragazza, al posto suo, se ne sarebbe semplicemente fregato. Ma lui era diverso, Ben era diverso.

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