Ormai in aereo iniziai a ripensare a tutto ciò che mi ero lasciata alle spalle. Guardando fuori dal finestrino le varie e differenti forme che le nuvole assumevano, vidì una macchia verde minuscola così ripensai a quella mattina. Mi ero svegliata molto presto per avere il tempo di fare tutto e di sfruttare le poche ore che rimanevano. Io e Sam ci vedemmo in quel parco che ormai era pieno di storia: andavamo lì da quando eravamo bambini e guardavamo le persone, iniziando a fantasticare sulle loro vite, seduti sempre nella stessa panchina. Quella panchina, che ormai era sbiadita dal sole, conservava la scritta sempre con te che Sam aveva inciso in una giornata di febbraio per farsi perdonare per un motivo talmente banale che non lo ricordo; quando poi andai lì e notai la scritta, rifacemmo pace. Quando questo accadde avevamo solo dieci anni.
Con il tempo poi quel luogo diventò il posto in cui ci confidavamo tutto. Era un posto per così dire sacro. Sam è il mio migliore amico e ora non avrò più nessuno accanto così fondamentale come lui. Quella mattinata non avevamo parlato molto, eravamo rimasti abbracciati pensando a come avremmo potuto evitare di perderci, anche se ciò era inevitabile. Sam è un bellissimo ragazzo, con un ciuffo castano sulla fronte e gli occhi grigi e quella mattina indossava una camicia rossa a scacchi, la sua preferita.
Prima di salutarmi mi disse -Andrà tutto bene June, è solo un anno.
Già doveva essere solo un anno e sarebbe passato in fretta, pensavo.
Infatti stavo per trasferirmi a San Francisco: i miei genitori l'avevano deciso a causa di una promozione di mio padre. Loro erano felicissimi di
partire ma il loro entusiasmo mi dava i nervi. La mia opinione in questa decisione non era stata tenuta molto in considerazione. Spesso infatti si pensa che alla mia età non si possa avere una chiara opinione ma non è così. Sapevo che la città in cui saremmo andati era molto bella e anche la casa non era male ma perché dovevamo trasferirci?? La nostra vecchia vita non era perfetta ma andava bene così.In aereo per non parlare con nessuno presi il mio telefono con le cuffiette, mi appoggiai al finestrino e ascoltai una canzone di Ed Sheeran, anche fin troppo adatta al momento..
"So if I go
For a little while longer
When I'm home
We can talk about the big falls of the road
And if you say go
I will stop everything oh
My heart would play the role now
And act like its never been broke
Oh, my soul"Senza farmi vedere asciugai la lacrima che nel frattempo mi era scesa sulla guancia.
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Petrichor
Romance"Chi meglio di lui poteva colmare questo vuoto che provavo. Più mi sorrideva e più mi obbligava a rimanere. Nonostante tutto, lui mi rimaneva accanto e avevo bisogno di certezze."