- Se non ti muovi facciamo tardi a colazione -
Luca guardava Federico, che frugava tra le sue cose per trovare una maglietta che lo convincesse.
Quella col teschio e quella con dei folletti impiccati erano già state brutalmente bocciate da Luca.
- Mi sento davvero un cesso oggi, cazzo -
Si guardò bene allo specchio e quei capelli troppo flosci e quelle occhiaie troppo profonde lo facevano sentire un mostro.
- Ma stai benissimo -
- Non dire cazzate, sono anche ingrassato -
Luca fece un sospiro e gli passò una sigaretta, conscio che l'amico ne avesse bisogno.
- Come potrei piacere a Micheal ridotto in questo modo? - chiese isterico, la sigaretta tra le dita.
- Tanto fino a che non trovi le palle di parlargli non dovrai porti questo problema -
Occhiata di fuoco.
Ma Federico proprio non ce la faceva a guardarsi in faccia, si faceva pena come poche altre volte durante le sue giornate 'no'.
Era passata a stento una settimana da quando era cominciata la scuola e lui si sentiva ridotto uno straccio: ogni giorno aspettava con ansia l'arrivo del giornale o di una lettera di Harry per Teddy e quel rito mattutino, quell'attesa estenuante di brutte notizie, lo stava rovinando.
Non riusciva a far passare un solo giorno senza ripensare alle parole di Teddy la prima sera e spesso faceva teorie infininte al posto di dormire.
Cercava di mettere insieme un puzzle di cui non aveva niente se non due o tre pezzi.
Fortuna era arrivata la domenica e avrebbe potuto rilassarsi un po' con i suoi amici, invece che pensare tutto il giorno ai brutti avvenimenti che rischiavano essere prossimi.
Alla fine scelse una maglietta a maniche corte, rossa, senza nessun disegno macabro, e Luca gli mise una mano sulla spalla mentre scendevano le scale per la Sala Grande.
- Hai bisogno di prendere un po' di sole -
Luca gli toccò la pelle pallida come a dimostrazione della sua tesi.
- Ormai sei peggio di Genn, non puoi lasciarti uccidere dall'ansia -
- Forse passerò in infermeria a farmi dare un po' di pozione calmante -
Il tavolo di Grifondoro era già pieno di studenti che si servivano tra il brusio delle chiacchere.
Giò e Genn erano insieme al gruppo di Grifoni, e questo non stupì Federico, ma il fatto che con loro ci fosse anche Scorpius Malfoy gli fece alzare un sopracciglio per la sorpresa.
- Buongiorno cari -
Giò si lanciò a salutare entrambi con un bacio umido sulla guancia.
- Ew - Luca si pulì dalla saliva e guardò male l'altro ragazzo.
La colazione procedette tranquilla, niente gufi di Harry Potter e niente catastrofi, ma Federico doveva chiederlo.
- Come mai lui - indicò Scorpius - ha accettato di sedersi al nostro tavolo? -
Il ragazzino arrossì di colpo: aveva di sicuro sperato che nessuno si accorgese di lui e che gli fossero risparmiate domande.
- Io - balbettò - ecco io, non so con chi altro stare -
Aveva parlato in un sussurro e la vergogna nella voce era palese.
Federico lo fissò di traverso e ci mise un po' a capire: era figlio di un ex mangiamorte e il nome di famiglia era caduto, nessuno voleva avvicinarsi a lui e starci insieme.
Un moto di compassione si fece strada nel corpo tatuato di Federico e decise di essere cordiale, così: - Vieni a giocare a Quidditch con noi, dopo. Ti farà bene. -
E Scorpius Malfoy non aveva potuto trattenere un sorriso riconoscente, tanto che Davide e Giò sorrisero a loro volta verso Federico, facendogli capire che approvavano il suo gesto.
Un paio d'ore più tardi il gruppo era uscito al sole e si stava godendo l'aria fresca sulla pelle.
- Non ne posso già più di studiare - disse Gennaro, steso sul prato.
- Ma tu non studi mai -
- Zitto Ale' -
Un pizzocotto arrivò repentino sul braccio di Alessio.
Federico rise e si stese vicino a Teddy e Giò, l'erba gli solleticava i bicipiti e il sole gli baciava la fronte pallida.
- Ti sei davvero lasciato andare - fu il commento di Teddy.
- Hai ragione -
Un grugnito.
- Sono convinto andrà tutto bene -
E sembrava che Teddy lo stesse raccontando a se stesso, più che a qualcun altro, perché il suo sguardo era fisso al lago e i suoi capelli erano diventati blu scuro, quai neri, a dispetto del biondo che teneva di solito.
- Certo -
Federico si girò verso Giò, che li aveva guardati mordendosi il labbro, e cercò una sorta di piccolo conforto facendogli un sorriso.
Giò lo ricambiò e gli diede una pacca affettuosa sul ginocchio, prima di prendere parola: - Oggi dobbiamo divertirci un sacco, quindi propongo di cominciare subito a giocare a Quidditch -
- Anche perché chi è della squadra deve mantenersi in forma - ridacchiò Luca.
Federico era diventato portiere il suo secondo anno e aveva sempre avuto un innato talento per volare, mentre Davide era uno dei battitori di Grifondoro, Alessio un cacciatore ed Enrica la loro cercatrice.
Erano una buona squadra ed Enrica incontrava difficoltà solo contro Serpeverde, perché Giò aveva una vista straordinaria e una scopa potente, ma la ragazza aveva un grande talento e la loro era spesso una lotta alla pari.
- Che gioia - Gennaro li guardò con una smorfia di disgusto, lui che piuttosto che volare su una scopa avrebbe preferito una settimana di compiti extra - Io e Teddy dovremo di nuovo sorbirci una partita di cui non ci frega niente -
- In realtà io gioco oggi -
Genn guardò Teddy in modo tra il sorpreso e lo schifato e sussurrò un 'traditore del tuo sangue' tra sè.
- E' per non essere dispari - Alessio spiegò, indicando Scorpius, che era stato in silenzio tutto il tempo.
Davide annuì in merito alle parole di Alessio e, anche se Gennaro restava poco convinto, si avviarono verso il campo, libero come ogni domenica, e presero delle scope dal magazzino della scuola.
Gennaro si sedette sul prato con un libro sulle ginocchia e gli occhi verso il cielo mentre i suoi compagni si alzavano in volo.
Enrica giocava con Alessio, Davide e Teddy, mentre l'altra squadra era composta da Giò, Federico, Luca e Scorpius.
Federico si mise al suo posto, di fronte ai tre grandi anelli, e guardò i suoi compagni cominciare a sfrecciare nell'aria, con Teddy che si guardava nervosamente intorno sulla sua scopa, posizionato davanti agli anelli dalla parte opposta del campo.
La giornata era calda e quando Federico cominciò a parare le prime pluffe sentì il sudore gocciolargli sotto la maglietta.
L'adrenalina che mise nel gioco gli faceva parare i colpi con estrema forza, a volte rispediva lui stesso la pluffa dall'altra parte del campo, facendo centro e prendendo di sorpresa un Teddy decisamente inesperto.
Erano quindici pari quando Enrica e Giò si fiondarono su una pallina incantata che avevano usato al posto del boccino, entrambi stretti alle loro scope e in una lotta estenuante per accapararsi la vittoria.
Federico li guardava concentrato per non perdersi nessuna mossa e gli altri ragazzi avevano cominciato a giocare in modo più fiacco per assistere alla parte più avvincente della piccola partita che avevano improvvisato.
- Ehi, il campo è occupato -
Federico si girò verso quella nuova voce e vide un gruppetto di Corvonero all'entrata del campo da gioco, scope in mano e pluffa sotto il braccio di uno di loro.
Dato che Gennaro non avrebbe in alcun modo gestito la situazione decise di scendere a terra a parlare col gruppo, ma a metà strada si rese conto di Micheal, lì in piedi e col naso rivolto all'in su.
La gola di Federico si seccò e sentì le budella rivoltarsi nel suo corpo, quasi a volergli uscire dal culo.
Trovare la voce fu più difficile del previsto e dovette schiarirsi la gola due o tre volte prima di riuscire a dire, di fronte ai corvonero, una frase di senso compiuto.
- Penso che in una ventina di minuti massimo finiremo, vi spiace aspettare? -
Fu stranamente cordiale.
Il ragazzo più vicino a lui, abbastanza alto e con dei disordinati capelli biondi, lo guardò come se avese visto una mosca fare una scorpacciata di merda sul suo naso.
- Ah - disse con lo sguardo che si illuminava - Voi siete il gruppo di gente mista -
- Come scusa? -
- Ma sì, quelli che credono che i serpeverde non abbiano rovinato il nostro mondo e cazzate varie -
Gennaro si era avvicinato a Federico in silenzio e ora gli stava accanto con uno sguardo omicida dipinto sul volto.
- E cosa avremmo rovinato noi, di grazia? -
Delle scope atterrarono vicino a loro e Federico dubitava che il gioco fosse finito e che gli amici fossero arrivati senza ragione: si erano di sicuro accorti della tensione, lo conoscevano troppo bene per non sapere quando stava ribollendo.
- Che succede qui? - Chiese Teddy.
- Oh niente stavo solo facendo notare che...-
- Andy, smettila -
Arrivò repentina quella voce, delicata anche se impregnata di rimprovero, a mozzare il respiro di Federico ancora una volta in dieci minuti.
E Micheal si era avvicinato così tanto e aveva sovrastato quel tizio, Andy, e ora lo stava anche facendo allontanare.
- Basta così -
Le sue labbra si incurvavano e Federico perdeva anni di vita.
Come può farmi questo?
Non si accorse nemmeno che il gruppo di Corvonero se ne stava andando, ma sentì quel tocco delicato sulla spalla dato da una mano davvero grande.
- Mi dispiace - vide Micheal mimarlo con le labbra, forse verso di lui o forse verso tutti, non importava: l'aveva toccato.
Federico scosse la testa e guardò i suoi amici confuso, quasi quanto loro.
- Che è successo? - Fu la voce di Enrica.
- Okay che non esiste una vera pace tra le case, ma da quando sono cominciati questi trattamenti? -
- E' a causa mia -
La voce di Scorpius li fece voltare tutti verso di lui, che tremava e guardava il terreno.
E la consapevolezza si fece strada in tutti loro, un fulmine a ciel sereno in quella bella giornata.