Era domenica ed erano passati solo due giorni da quando aveva baciato Giò e più ci pensava meno capiva perché era successo, ma, anche se non desiderava quello, il suo corpo implorava per averne ancora.
In più aveva la mente impegnata da ciò che gli aveva detto Teddy e si stava scervellando per trovare idee da usare per la loro causa, ma più ci si soffermava sopra meno il suo cervello si dimostrava d'aiuto.
Erano quasi due ore che bighellonava per la biblioteca, ormai, solo per evitare lo sguardo penetrante di Giò, non rischiare di vedere Micheal con un ragazzo che non era lui e non andare in crisi di panico davanti ai suoi amici a cui stava nascondendo delle informazioni importanti.
Le uniche due persone che sapevano dove si trovasse erano Teddy e Scorpius, che non faceva mai domande scomode e che si era rivelato una compagnia rilassante.
Ovviamente aveva fatto giurare ad entrambi di non dire niente agli altri sulla sua posizione e di raggiungerlo solo dopo essersi assicurati di non essere seguiti.
Ci era mancato poco che li obbligasse ad un voto infrangibile da quanto era diventato paranoico, ma poi Teddy gli aveva dato uno schiaffo terapeutico e la sua crisi isterica era scemata.
Ora però si annoiava a morte e si era ritrovato a leggere titolo per titolo i libri in biblioteca e a cambiare di posto a quelli catalogati sotto la lettera sbagliata.
Era arrivato alla lettera 'm' quando un gruppo di volumi posizionati male cadde per terra e lui dovette stringere i denti per non inveire e urlare.
Con un enorme sforzo di volontà si chinò a raccoglierli in silenzio e li mise in ordine alfabetico, solo che ce n'era uno davvero strano.
Quando lo studiò meglio vide che mancava una copertina con un titolo e che aveva più l'aspetto di un'agenda che di un libro.
La rilegatura era in pelle abbastanza pregiata e le pagine erano ingiallite.
Federico lo tenne sotto braccio e si sedette ad un tavolo vicino per vedere di cosa parlasse.
Appena lo aprì non trovò carta stampata a macchina e piena di nozioni, ma parole su parole scritte a mano e con una calligrafia disordinata e infantile.
Ogni pagina iniziava con 'caro diario' e più andava avanti più le confessioni si allungavano, la scrittura maturava e le informazioni sembravano essere sempre più schematiche.
Solo una cosa restava uguale: la firma alla fine delle pagine.
'Harry'.
Cominciò a leggere le prime righe e veniva raccontato di una casa babbana, di una coppia di zii stronzi e di un ripostiglio.
'Questa era la mia vita prima che arrivasse Hagrid il giorno del mio undicesimo compleanno'.
- Cazzo - mormorò.
Sfogliò qualche pagina e andò avanti perché voleva essere sicuro che quel diario fosse veramente di quell'Harry che pensava lui.
Ed eccoli lì, racconti su colloqui con Silente, più frequenti di anno in anno, la morte di Sirius Black, la storia degli Horcrux, il pedinamento a Draco Malfoy, la morte di Silente, poi ancora Piton e...delle foto.
Una coppia, lei con dei capelli rossi e gli occhi verdi, lui moro e con gli occhiali, che tenevano un bambino tra le braccia, felici.
La famiglia Potter prima che James e Lily venissero uccisi.
Un'altra foto veniva subito dopo, ritraeva Harry Potter in adolescenza e una coppia accanto a lui.
Anche quella coppia era felice e aveva un bambino tra le braccia, un bambino che cambiva colore di capelli, così come la madre.
- Teddy e i suoi genitori - mormorò tra sè e una lacrima gli scese sul volto perché sapeva che Teddy non aveva foto di se stesso con i suoi genitori, che aveva visto loro foto, ma lui non c'era mai.
E non capiva come il suo padrino potesse essere stato così crudele da averne una e non avergliela mai mostrata.
O forse voleva proteggerlo da un dolore che non pensava avrebbe retto.
Non importava, Harry Potter sapeva cosa volesse dire non avere genitori e avrebbe dovuto sapere che la scelta sarebbe dovuta essere solo ed esclusivamente di Teddy e non sua.
Teddy meritava quel momento di intimità con se stesso e i suoi genitori, meritava di vedere quella foto e affrontare finalmente di essere orfano, meritava la pace che avrebbe avuto dopo il dolore iniziale.
Mise le foto al loro posto e cominciò a leggere dall'inizio.
Alcune informazioni non furuno d'aiuto e neanche minimamente interessanti, erano semplici racconti sulla sua giornata tipo ad Hogwarts e sull'amicizia con Ron ed Hermione.
Anche se l'aneddoto di Raptor che sveniva per un troll di montagna lo fece ridere più del dovuto.
Il racconto sulla pietra filosofale non era male e i sospetti su Piton che Harry Potter aveva avuto al primo anno non erano così azzardati, col senno di poi.
Si bloccò quando lesse di uno specchio tenuto nei sotterranei, uno specchio che, da quel che Potter aveva trascritto, rifletteva i desideri più intimi di chi ci si specchiava.
Così Federico smise di leggere e cominciò ad interrogarsi su cosa avrebbe visto in quello specchio, perché in effetti non aveva mai riflettuto su quali fossero i suoi più grandi desideri.
Uno era Micheal, di quello ne era sicuro.
Il suo volto era la prima cosa che Federico vedeva quando gli veniva chiesto di esprimere un desiderio o quando aveva bisogno di concentrarsi su qualcosa che lo facesse stare bene.
Però sarebbe stato interessante vedere cosa altro ci avrebbe potuto vedere dentro, magari cose che nemmeno sapeva di volere.
Fece una piega a quella pagina per non perderla e andò avanti.
Il secondo e terzo anno di Harry Potter non lo interessarono molto, se non per il particolare del diario di Tom Riddle e per il fatto che Lucius Malfoy sembrava essere a conoscenza di cosa fosse.
Se lui sapeva cosa fosse un Horcrux forse nei libri spariti di Malfoy manor si trovavano informazioni su come crearli, poteva essere un'opzione valida che un fan di Lord Voldemort volesse imitarlo anche nel spezzettarsi l'anima.
Federico scosse la testa e cercò altre informazioni.
Dal quarto anno in poi le cose si facevano più interessanti, ma non potè andare avanti a leggere ancora perché un paio di mani si posarono davanti al suo naso.
Alzò gli occhi dal libo e...oh no.
Giò stava davanti a lui e sghignazzava.
- Mi stai evitando - lo disse senza accusa nella voce, ma solo come una semplice constatazione.
- Giò, io...- chiuse il libro di scatto e pensò a cosa dire.
- Lascia stare, capisco che hai -
- Davvero? -
Il serpeverde annuì.
- Senti - si sedette davanti a lui e prese un respiro profondo - io non avrei problemi a venire a letto con te, se ti servisse. Il sesso è solo sesso e farlo con un amico non mi crea alcun disturbo, ma capisco che la mia sia una visione della cosa abbastanza particolare. Quello che voglio dirti è che io come supporto morale faccio schifo, ma tu sei ridotto uno straccio e se farti una scopata ogni tanto può aiutarti io ci sono, è l'unica cosa che posso offrirti e non mi costa nulla offrirtela. Ma devi volerlo tu e non voglio tu sia ridotto peggio dopo, io farò solo ciò di cui tu hai bisogno perché, dio mio, Fede, io ti vedo - si fermò un attimo per indicarlo - sei distrutto da un peso che nessuno sembra portare a parte te e Teddy, in più quello stronzetto ti ha spezzato il cuore. Voglio aiutarti e se quello che ti ho offerto può farlo allora bene, ma se peggiora le cose allora ignora tutto e dimmi che altro posso fare -
E nelle ultime parole la voce di Giò si era spezzata.
- Sono impotente Fede, vorrei starvi vicino, ma non conosco il modo -
Federico fece il giro del tavolo e strinse Giò tra le braccia senza nemmeno una parola.
- Io e Teddy, e anche gli altri e Scorpius, sappiamo quanto ci tieni e che vuoi aiutare sempre tutti noi. Non hai bisogno di svenderti, ma ci penserò - ridacchiò tra i capelli dell'altro e lo lasciò.
Giò sembrava sollevato e sorrise a sua volta.
- Te l'hanno detto Teddy o Scorpius dov'ero? - chiese con una punta di odio.
- No, ho solo pensato all'ultimo posto in cui saremmo venuti a cercarti -
Risate.
- Davide è preoccupato a morte per te da giorni, fatti vedere a cena perché Enrica e Luca non sanno più come tranquillizzarlo e Genn e Alex non sono d'aiuto -
Federico sospirò e: - Davide deve smetterla di farci da madre -
- Sai che è più forte di lui -
Federico annuì sorridendo e infilò il diario di Harry Potter nel suo zainetto, cercando di non farsi vedere da Giò.
Voleva che fosse Teddy il primo a vederlo, poi sarebbe stato lui a decidere se fosse il caso di mostrarlo a tutti gli altri.
- Dov'eri finito? - Davide non gli aveva nemmeno dato il tempo di sedersi a tavola che già lo sovrastava, tenendo le braccia incrociate al petto.
- Scusami mamma orsa -
Federico si guadagnò un pugno sulla spalla.
- Sei un deficiente - e senza dire altro Davide si sedette e riprese a mangiare, seguito a ruota da Federico, che si mise accanto a Teddy.
- Ti devo far vedere una cosa - sussurrò.
- Guferia? -
Teddy non aveva nemmeno alzato lo sguardo dal suo pasto.
- Guferia - confermò il tatuato.
E un'ora dopo eccoli lì, stretti in un mantello a testa per constrastare il vento, che erano arrivati in guferia.
- Che succede? - chiese Teddy.
Federico aprì il suo zaino e ne tirò fuori il diario con delicatezza, poi lo passò all'amico.
Teddy lo aprì e cominciò a sfogliarlo incuriosito, la fronte che si corrucciava mentre leggeva alcuni passaggi.
- E' di Harry? - chiese dopo qualche minuto.
- Sì - Federico non sapeva se aggiungere altro, ma prese un respiro profondo e lo fece - vai a vedere infondo -
L'espressione di Teddy si congelò sul suo volto quando arrivò all'ultima pagina, davanti alle due fotografie.
Accarezzò con un dito la fotografia di destra, che Federico sapeva essere quella con i suoi genitori, e gli occhi cominciarono a farsi lucidi.
- Mamma e papà - sussurrò piano Teddy.
Stava studiando quella foto nel dettaglio, i capelli rosa di sua madre e la barba incolta di suo padre, i loro sorrisi felici mentre lo stringevano.
- Harry non me ne ha mai parlato - disse dopo un silenzio che era sembrato eterno.
- Lo so -
I due ragazzi si guardarono negli occhi e Teddy chiuse il diario per ridarlo a Federico.
- Tienilo tu. Dimmi se troverai cose utili, ma io non voglio vederlo più. Non farmelo vedere più - la sua voce era calma, ma la punta di rabbia non era passata inosservata a Federico.
- Ted...-
- Ho detto di no - Teddy urlò.
Il ragazzo tatuato scosse la testa e cercò di toccare l'amico, che in risposta si scansò.
- Ne vuoi parlare? -
- Non c'è nulla di cui parlare. Non ce l'ho con te, Fede. Ce l'ho con Harry e me stesso, ma non parliamone più, ti prego -
E gli occhi di Teddy lo stavano pregando come mai avevano fatto prima di allora e lui non poteva insistere e farlo soffrire ancora di più di quello che già stava facendo.
Si sentì uno schifo: avrebbe dovuto tenersi quella foto per sè, farla vedere a Teddy era stato uno sbaglio e ora stava soffrendo a causa della sua stupida impulsività.
Voleva dire qualcosa, chiedergli scusa o farlo sorridere, ma non gli venne in mente nulla e quando alzò gli occhi verso il suo amico vide che non c'era più e che era rimasto solo in quella guferia a pensare.
- Bella merda - ringhiò rabbioso.
Guardò il diario di Harry Potter, che teneva ancora in mano, e si decise a scendere per tornare al caldo e continuare la lettura.
Quando arrivò in sala comune di Grifondoro Teddy non c'era e Luca gli disse che lo aveva visto entrare stravolto senza nessun motivo.
Non spiegò a Luca il motivo, ma desiderava davvero sentirsi dire che non aveva ferito Teddy così in profondità, che avrebbe potuto rimediare, desiderava non tenere una cosa solo per sè perché lui coi segreti non era mai stato bravo.
Si sedette sul divano vicino al camino e si fiondò nella lettura per riuscire a non pensare ancora e ancora a tutto quello che stava accadendo intorno a lui.