Sono passati vari giorni e non ho dimenticato l'unico e solo tocco di Louis, ovviamente abbiamo continuato a condurre la nostra semplice vita, lavoro, spese, dormite e pasti volanti. In effetti la presenza di Louis non ha cambiato o stravolto le mie tipiche giornate uguali.
È giusto lunedì, questo vuol dire lavoro. Ho avuto qualche giorno di ferie, ma oggi mi tocca alzarmi presto per ricapitolare la mia solita vita. Il caldo si fa sentire, anche se sono solamente le nove e qualcosa. Mi alzo dopo aver acceso il cellulare confermando la mia ipotesi: è scarico.
Scendo al piano di sotto e noto che il ragazzo è ancora in pigiama e fuori al terrazzo. Mi siedo su un alto sgabello con la tazza, il cucchiaino, il cacao ed il latte in mano. Mangio al volo una crostata appena fatta, dubito che sia di quel moro.
"Buongiorno! Dormito bene?". La sua voce squillante mi fa saltare i nervi e ruotare gli occhi d'istinto. Cerco di rimanere calma e sorridere falsamente. Annuisco accontentandolo e poi mi alzo sparecchiando. Evito il suo sguardo mentre mi allontano dalla cucina e salgo nuovamente le scale.
I miei jeans blu a vita alta mi aspettano, decido di abbinare una canottiera color pesco con una scritta bianca e le Vans nere. Mi guardo allo specchio e noto che il mio décolleté è troppo esposto, infilo una fascia fucsia e mi sciolgo la solita treccia.
Insomma, in pochi minuti sono pronta per uscire. Anche il moro è davanti alla porta ben vestito, probabilmente anche lui ricomincerà ad andare a lavoro. Sposta le sue lenti scure in avanti e sussurra qualcosa al mio orecchio: "Vuoi che ti accompagno?"
Scuoto la testa immobile mentre lo sorpasso, lo sento sbuffare ma comunque prendere la sua macchina. Ah, la mia l'ho ritirata qualche giorno fa, quindi posso andare verso Chinatown tranquillamente. La voce di J-Ax, okay sì ho dovuto farmi spedire il suo CD per posta, riempie le mie orecchie mentre canto divertita con un bel cappello di paglia in testa.
Alle undici circa mi trovo davanti a Make Body e subito mi reco a cercare Julia con gli occhi. "Ciao ragazza! Come stai?" quasi urlo vedendola. Lei viene incontro abbracciandomi "Martii, benissimo! E a te come va? Ho saputo che hai un nuovo amichetto!".
Aggrotto le sopracciglia cercando di ricordarmi di qualche ragazzo presente nella mia vita, ma l'ultima relazione risale a circa due anni fa. "Ma chi Louis?! Non è mica il mio ragazzo!". Il pensiero mi fa rabbrividire e poi sogghignare, sarebbe improbabile e completamente strano.
Comincio a lavorare con l'immagine di Louis stampata in mente, non voglio cancellare quel pensiero, mi piace, o almeno non mi disgusta. Mi rendo conto che io e Louis stiamo legando a piano a piano, e non c'è un rapporto di disprezzo, vorrei chiamarla semplicemente: apparente indifferenza.
È passato più di un mese ormai, i corsi all'università sono cominciati e non posso fare a meno di sentirmi stanca ogni giorno sempre più. Sopporto tutto perché amo la facoltà che ho scelto: lettere classiche, soprattutto perché in America non sono molti i frequentanti. Mi piace andare a scoprire i lati più oscuri e arretrati del nostro passato, l'origine delle parole e dei gesti, quello che gli antichi pensavano della società al tempo in cui vivevano; insomma, incuriosirmi di qualcosa che interessa la ma vita, anche se indirettamente.
Ho appena finito di studiare l'ultimo paragrafo, quando Louis bussa alla mia camera, mi alzo e vado ad aprirla, mi sorride sinceramente. "Ho preparato qualcosa di buono, è da molto che sei lì dentro a studiare, ti serve una pausa, bimba". Ruoto gli occhi allegramente per lo stupido nomignolo assegnatomi, poi annuisco e mi faccio spazio tra il corridoio.
Dopo così tante ore passate con il moro non mi sento più a disagio a mangiare davanti a lui, farmi vedere in pigiama o struccata e stanca. Questa sera riesco anche ad apprezzare l'arrosto che ha preparato per quanto la mia voglia di dormire mi assalga. Tengo lo sguardo perso nel vuoto fisso sul bicchiere arancione pieno d'acqua davanti a me. Una mano grande si muove davanti ai miei occhi. Scrollo le spalle e scuoto la testa risvegliandomi dai miei pensieri. Gli sorrido prendendo l'acqua in mano per berla.
Mi chiede cosa stessi pensando ma non riesco nemmeno a formulare una risposta concreta, scuoto la testa vedendolo convinto tanto che continua a mangiare. In poco tempo sparecchiamo e laviamo i piatti. Mentre lo faccio guardo le mie unghie totalmente prive di bellezza, sbuffo pensando a quale colore possa mettere per ravvivare le mie mani sottili. Il blu elettrico mi convince tanto che, assicuratami che il ragazzo si stia mettendo comodo sul divano, sfreccio in camera per prendere l'occorrente giusto.
Scendo le scale e impiego una buona mezz'ora per definirmi bene ogni unghia delle mani. Quando torno in salone trovo Louis sdraiato sul divano a vedere una programma di sport e, più precisamente calcio, mi siedo dall'altra parte del sofà e comincio a scrutare il suo profilo, mi avvicino a lui così tanto che sento il suo calore contro la mia pelle. Istintivamente con la mano comincio ad accarezzare la sua barba ruvida, uso il dorso della mia mano, fortunatamente il ragazzo non si gira verso di me, ma ricambio il mio gesto prendendo la mia mano delicatamente nella sua.
"Louis?" sussurro sperando che mi senta e che la mia voce non sia troppo rotta ed emozionata. "Dimmi" sussurra anche lui girandosi verso di me, i nostri sguardi si incontrano e non posso fare a meno di trattenere un sorriso. "Perché non mi racconti qualcosa di te?" mi metto in ginocchio rivolta verso la sua figura. Annuisce sorridendomi. "Beh sono inglese, di un paesino che si chiama Doncaster, ho quattro sorelle e due fratelli, tutti più piccoli di me. Ho deciso di venire in America perché il mio desiderio più grande è sempre stato rendere felici qualcuno che inizialmente non mi conosce, tipo essere un punto di riferimento per qualcuno, e Doncaster è troppo piccola anche per sognare una cosa del genere. Mi piace essere qui, mi piace stare qui con te."
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Tutti gli eroi hanno il proprio costume, il mio ha tatuato un omino stilizzato
FanfictionMartina Baccarani non è mai stata una ragazza sorprendente, ma la sua decisione di partire per un continente così lontano e diverso dal suo come l'America, convince tutta la famiglia, compreso il padre, che infondo è una ragazza indipendente e sicur...