part 3.

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Il risveglio è abbastanza traumatico. Quando apro gli occhi, di nuovo alle 9:30 PM,il rumore della aspirapolvere proveniente al piano di sotto mi riempie le orecchie. Sbuffo prima di scendere al piano di sotto salutando la signora che fa le pulizie qui e si sta occupando della camera di Jemima.

Mi dirigo subito in cucina prendendo la mia solita tazza con il mio solito cucchiaino e il mio solito caffèlatte, questa mattina, però, opto per una brioche alla crema.

Mi toccano 5 ore e mezza di lavoro oggi, faccio meglio a sbrigarmi.

Dopo aver messo tutto il materiale con il quale ho fatto colazione nel lavandino, risalgo al piano superiore e non appena entro nella mia camera apro il cassetto delle magliette. Ne prendo una a maniche corte abbastanza colorata, quella che avrei messo ieri se le temperature fossero state più basse. Per quando riguarda la parte inferiore, decido di mettere dei pantaloncini corti grigio scuro e le mie amate vans nere. Okay sono una patita per le scarpe...

I soliti ritocchi: lascio i capelli sciolti sperando che in negozio ci sia una matita con i quali legarmeli, il solito filo di trucco, il solito profumo. Cambio cover, ne metto una interamente blu, sta bene con il colore del mio IPhone 5C.

Mi accorgo che in poco tempo, o almeno per quello che credo io, si sono fatte le 10:32 PM, saluto nuovamente la signora che ora è passata alla mia, di camera, cercando un modo per scusarmi a causa del casino. Non sono, però, una tipa da ringraziamenti e scuse, quindi penso solamente che la pago per mettere a posto quel caos, se ne farà una ragione.

Esco dalla porta e poi dal cancello e ripercorro il solito itinerario.

Arrivo lì tanto puntuale che quasi mi spavento, è mai successa una cosa simile? Insomma, entro nel negozio e trovo altre commesse mie colleghe, le saluto e mi metto subito in cassa mentre loro servono le poche clienti che ci sono...

Mi avvisano che nel magazzino c'è ancora da sistemare roba nuova, non perdo tempo e mi metto a prezzare ogni cartellino di capo nuovo e poi a metterne a posto ognuno perfettamente; nonostante la padrona del negozio ci sia quasi mai, ogni volta che viene controlla ogni particolare... e poi a me piace fare una buona impressione sulle mie clienti, come dicevo: voglio che ogni cosa sia perfetta, niente del mio bagaglio personale deve trasparire.

Essendo ormai le 4:02 PM, tra soldi e seta, finisco il mio turno a lavoro con una fame bestiale. Chiamo Evalyn, dato che ha finito il suo turno da due ore ormai, e le chiedo se le va di andare da Burger King per mangiare, sta a 1313 Brodway e quindi non è lontanissima da qui. Lei accetta sorridente ed entrambe usciamo dal negozio salutando le altre colleghe. Prendiamo solo una macchina, la mia... nella zona di Brodway c'è sempre molto traffico.

E mentre guido e canto insieme ad Evalyn le canzoni trasmesse in radio, mi accorgo di non essere poi così sola, cioè non nel senso della parola: amici con cui uscire ce li ho, e allora perché mi ritrovo sempre senza un messaggio, o nessuno mi chiama mai la sera se non è mia madre? So che probabilmente è il mio carattere, così chiuso e così possessivo, ma non ci posso fare niente. Vorrei la compagnia di qualcuno di davvero speciale, per questo ho valutato tante volte l'opzione di tornare in Italia, magari non a Roma, nella mia città natale, ma Milano, Torino...

No, okay no. New York è così bella, così organizzata, e poi, viaggiando molto, mi sono resa conto che non è il posto, la gente che ci abita o i luoghi che si frequentano a causare il mio isolamento con il resto del pianeta... sono proprio io.

E non credo di essere mai stata così distaccata dal mondo, infatti... tutto è cominciato quando avevo 8 anni ed è nata mia sorella, non siamo mai andate d'accordo, lei non riusciva a dire di amarmi e io facevo lo stesso e lo faccio tutt'ora. Ricordo che quando partivo oppure andavo a dormire da qualcuno al di fuori di casa nostra, mia madre mi diceva che mancavo tanto a mia sorella, eppure quando tornavo continuavamo a fare le scontrose.

La frase che più mi uccideva quando eravamo sole è "Voglio Mamma", lì il mondo mi crollava addosso, odiavo quella frase. Ho pianto pochissime volte davanti a lei, io dovevo essere la maggiore, l'esempio perfetto... eppure non sono mai stata un esempio perfetto per nulla, in qualsiasi occasione. Poi arrivò un momento della mia adolescenza, credo da quando cominciai il primo liceo, nel quale mi ero promessa di non dover piangere più davanti a nessuno.

Il problema è che io mi ero supposta tanti motivi per infrangere la mia promessa e avevo, ed ho tutt'ora, così tante lacrime, dolci e amare allo stesso tempo, da versare. Quindi mi chiudevo in bagno, in camera oppure aspettavo la notte.

È per questo che qui a New York non voglio farlo, in Italia ho mantenuto la promessa.

Tra questi pensieri noto di aver parcheggiato in maniera perfetta, appunto, e che già stiamo scendendo dalla macchina per entrare nel Burger King. Prendo semplicemente una coca cola, delle patatine fritte e un piccolo panino con pollo e altre robe strane dentro. Lei degli anelli di cipolla ed una coca.

Alzo le spalle e mi sento fin troppo piena dopo aver finito ciò che si trovava sul vassoio. Usciamo da quel posto che sa fin troppo di fritto e prendiamo subito la macchina per tornare a Chinatown in modo da lasciare Evalyn davanti alla sua Smart.

Una volta che ci salutiamo torno a casa sfinita. Sono ormai le 6:08 PM quando entro in casa, senza fare attenzione a in che stato si trovi , mi tolgo le scarpe e mi rendo conto di avere i piedi pieni di vesciche. Mi esce un "Ahi, cavolo!" e subito sento una voce provenire da davanti a me.

"Ah, sei tornata finalmente!".

Tutti gli eroi hanno il proprio costume, il mio ha tatuato un omino stilizzatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora