Capitolo 14

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Dei passi sempre più vicini, e lenti. Una lentezza esasperante...
<< Ero giusto andato a vedere dove si era cacciata mia figlia durante la sua festa... >>
Quella voce così dura, straripante di disprezzo, mi fece piombare un macigno sul cuore.
Mio padre avanzò verso di noi con le mani giunte sulla schiena.
Io e Max, ci staccammo l'uno dall'altro il più velocemente possibile.
<< E la ritrovo qui, a fare la... Puttana con una guardia del castello >>.
A quelle parole dette con apparente calma, Max non ci vide più, si avventò contro mio padre, ma prima che possa sferrargli un pugno.
<< Fermati Max! >> urlai aggrappandomi a lui per bloccarlo << Ti ha dato della puttana quel bastardo! Ci stavamo solo baciando! Cosa cazzo ha in quella testa! >> urlò infuriato, guardando fisso il capo. E aveva ragione! Non so come mio padre pensasse questo di me, ma se Max osasse solo sfiorare il capo verrebbe ucciso all'istante, o nel migliore dei casi perderebbe il posto di lavoro. Non posso permettere che accada. Gli presi il volto tra le mani, guardandolo negli occhi << Max... Lascia stare!... Potrebbe ucciderti per questo!... >> dissi tutto tra i singhiozzi.
<< Oh, morirà comunque >> affermò mio padre con un malefico sorriso.
Avevo paura di quel sorriso, ma avevo ancora più paura per quello che avrebbe fatto a Max.
<< Vieni qua. >> il capo ordinò a Max, che essendo una guardia ha il dovere di obbedire. Si liberò dalle mie mani sul suo viso, stringendomele per poi lasciarle cadere lentamente. Fece un passo insicuro in avanti.
<< No. Max... >> supplicai in un sussurro, cercando di trattenere le lacrime. Vidi mio padre che in un gesto fulmineo, tirò fuori un pugnale d'oro, che subito infilzò sul braccio di Max. Lui cadde a terra in ginocchio,con la testa china ed un espressione di forte dolore, si coprì con la mano la ferita nel tentativo di fermare la fuoriuscita di sangue.
Mentre le mie urla strozzate si espandevano tra la foresta.
Mio padre tirò un calcio al petto di Max per farlo cadere al terreno, si mise sopra di lui puntandogli l'arma alla gola.
<< Peccato che debba ucciderti. Mi stavi simpatico >> affermò poi il capo.
<< No. No no no! Ti prego! >> feci qualche passo verso mio padre.
<< Ti prego! Lascialo stare! Lui non c'entra niente... farò tutto quello che vuoi ma lascialo stare! >>
Sembrò ascoltare le mie parole, perché si allontanò da Max.
<< Tutto quello che voglio? >> chiede a quel punto.
<< Si... >>
<< Sai bene, che tu sei la legittima erede al trono? >>
Annuisco.
<< E sai anche che non è possibile che governi una sola regina? >>
<< Cos...? >>
<< Beh, non lo sai. Ma in poche parole devi sposare colui che prima che arrivassi tu, doveva salire al trono. Ovviamente se ti fossi comportata bene, avresti avuto la possibilità di scegliere con chi condividere il trono. Ma dopo quello che hai fatto, mi vedo costretto a farti sposare Alexander >>
<< Cosa! Ma... è mio fratello! Come posso sposare una persona che ha il mio stesso sangue! >> urlai del tutto impanicata.
<< Siete fratellastri, quindi quando avrete dei figli non ci sarebbe nessun problema. Allora accetti? >>
<< N... No, Rosie non farlo >> Max mi supplicò con voce roca ed occhi lucidi.
<< Mi dispiace... Ma non voglio che ti uccida >> lo guardai per un secondo negli occhi, vedendo la sua tristezza, per le parole che ho appena detto.
Spostai lo sguardo verso il capo, strinsi i pugni e dissi le parole che segneranno la mia rovina.
<< Accetto >>

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