mezza notte e un quarto.

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Jasmine aveva finito il turno, si era cambiata e struccata, quella sera aveva guadagnato più di quanto immaginava: 400 dollari.
"Non male" fu ciò che pensò quando terminò di contare i contanti.
Come sempre prima di uscire John la fermò affinché le consegnasse 200 dollari.
-Jasmine, aspetta.
La fermò lui.
-dimmi.
-perché prima mi hai chiesto di tenere contatti solo con te?
-perché non avrei dovuto farlo?
-tu rispondi alla domanda.
Lei nella penombra lo fulminò con lo sguardo, ma poi rispose:
-hai toccato Sophia, la volevi.
Disse.
-quello che faccio non sono cazzi tuoi.
Disse lui secco.
-lo sono invece. Sophia non ha preso bene la cosa.
Replicò.
-e allora che si fotta. Non mi importa. Se voglio una cosa la ottengo.
-Sophie non è una cosa, è una persona con dei sentimenti e tu li hai lesi.
Disse puntandogli contro il dito alzando il tono di voce.
-alla fine non ho fatto nulla quindi non ha motivi per lamentarsi.
Sentenziò alterato.
Jasmine sbuffò.
-le donne non si trattano come l' hai trattata; è irrispettoso.
Lui roteò gli occhi.
Aveva perso la pazienza.
Come si permetteva di rivolgersi così? A lui poi!
Cos'era tutta quella confidenza?
-sai cos'è irrispettoso, ragazzina? Il tuo comportamento. Non accetto questa tua sfrontatezza, ricordati che tu dipendi da me quindi non darmi lezioni di vita, non farlo. Capito?
Disse arrabbiato, la sbatté al muro e la guardò accigliato.
Lei lo guardò seriamente con uno sguardo freddo, disapprovante.
-hai capito o no? Rispondi!
Disse tirando un pugno al muro.
-si, ho capito.
Disse con una voce flebile.
-bene. Ora vattene.
Non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò alla porta ed uscì a testa bassa.

Appoggiato sul muro, a sinistra una figura aveva sentito le urla provenienti dall' interno e quando vide la porta aprirsi si spostò di fronte alla porta.
Vide uscire la ragazza, camminava a passo svelto a testa bassa, lei, turbata dall' accaduto non si accorse della sua presenza e le si scontrò letteralmente addosso.
-attenzione Jasmine.
Le disse con un tono affettuoso posandole le mani sulle spalle.
-scusa, ero distratta. Non ti avevo visto.
Disse lei facendo un passo indietro, si portò una mano alla tempia chiedendosi come avesse potuto non vederlo.
Okay, faceva buio e la luce delle stelle e della luna non bastavano ma, diamine per non vedere almeno un ombra ce ne voleva!
-ho notato. Tutto bene? Ho sentito delle urla...
-si, si, tutto apposto Tom. Non ti preoccupare.
Disse massaggiandosi la tempia.
-sai dirmi che ore sono?
Chiese poi guardandolo in volto.
Lui portò la mano in tasca e ne estrasse il cellulare.
Illuminò lo schermo.
-mezza notte e un quarto.
Disse portando l' oggetto in tasca, guardò poi la porta dalla quale era uscita poco prima Jasmine.
-fantastico. Ho perso l' autobus.
Disse alzando gli occhi al cielo infastidita dalla situazione.
Avrebbe dovuto camminare con i tacchi alti 15 centimetri fino a casa.
Bella seccatura!
Lo aveva fatto altre volte ed era tornata a casa con i piedi distrutti le caviglie doloranti.
-meglio che mi incammino o arriverò a casa all' alba.
Disse incamminandosi.
Le dispiaceva dovere lasciare Tom lì in un quartiere nel quale, a quanto pareva era stato poche volte.
In altre circostanze non si sarebbe allontanata, ma quando non hai alternative è inutile cercarle.
-no, non andare.
Disse rimanendo immobile.
La guardava come se stesse guardando l' ultima alba della sua vita.
Non voleva che se ne andasse, era una cosa strana, era una sensazione strana, nuova, quella che stava provando.
Non sapeva bene come descriverla ma sapeva che quando sarebbe stata abbastanza lontana da diventare un puntino avrebbe cominciato a sentire una malinconia, una mancanza.
Non la amava, semplicemente teneva a quella ragazza, lo incuriosiva.
Lei e la sua vita gli interessavano e quando gli rivolgeva la parola pendeva dalle sue labbra.
-Tom, non posso restare, mi dispiace. Mi ha fatto piacere vederti.
Disse lei girandosi verso di lui continuando ugualmente a camminare.

Nella città del Sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora