ho sbagliato anche io.

67 4 0
                                    

Jasmine era appena scesa dal palco e si stava dirigendo verso il camerino.
Quando fu dentro si cambiò in fretta e contò il guadagno della serata.

210 dollari.
Fatto ciò consegnò i soldi a John, gli diede anche i 10 euro in più.

Sembrerà strano ma detestava i soldi e riteneva stupido che le persone ne dessero così tanta importanza. I soldi per lei erano un' enorme fregatura... Pezzi di carta del valore diverso che comandavano le persone come marionette influenzandone le scelte e i risultati... Una stronzata più colossale di quella era più unica che rara... Anche Millie era accecata dai soldi, ne era ossessionata e con lei se sgarravi e se le davi anche solo un centesimo in meno saresti rimasto fregato. Questo le faceva detestare ulteriormente i soldi.

Non appena uscì, una macchina al di là della strada accese i fari e il motore.
Quello era Tom.
Solitamente era contenta di vederlo ma quella sera, no.
Non centrava l'amore ma le parole.

Entrò in macchina e lo salutò.
-sei stata brava oggi.
Disse in un sorriso e partirono.
In realtà non sapeva come fosse stata, per tutto il tempo aveva guardato gli uomini che la mangiavano con gli occhi, serbava molto disprezzo nei loro confronti e il motivo era ovvio: le donne sono persone, non oggetti e in quanto tali non si dovrebbe nemmeno pensare di assistere ad uno spettacolo del genere in cui la donna viene considerata inferiore all'uomo.
È innegabile che anche lui a scuola usava le ragazze

Jasmine lo guardava agitata mangiucchiandosi la pelle della guancia interna.
Tom roteò gli occhi verso di lei e le chiese per quale motivo lo stesse guardando.
Gli dava molto fastidio essere fissato, non capiva mai se era perchè aveva qualcosa fuori posto o se fosse perchè lo trovavano interessante ma nel caso di Jasmine poteva fare un eccezione.
-non puoi più accompagnarmi a casa, non difronte.
Gli disse di punto in bianco.
Tom fu talmente preso alla sprovvista che frenò bruscamente, le schiene dei due andarono un po' avanti e poi sbatterono contro il sedile.
Tom deglutì rumorosamente guardandola con aria interrogativa.
-come mai hai preso questa decisione?
-ho dovuto farlo.
Ammise lei.
-hai dovuto farlo?
Ripetè.
Lei chiuse gli occhi un attimo cercando calma interiore.
-senti._disse prendendo il viso di Tom tra le mani, lo guardava negli occhi._-non lo faccio perché non apprezzo la tua presenza ma perchè sono stata obbligata. Nella casa dove vivo non posso fare quello che mi pare e piace, siamo in sette persone tra cui Millie, la donna che mi ha salvata dalla strada, e temo anzi sono certa che abbia visto quando mi hai portato a casa e se mi vede uscire da questa macchina un'altra volta ha detto che andrò incontro a seri problemi. Con quella donna è meglio andarci d'accordo.
Tom seppure un po' scosso per quella realtà fece ripartire la macchina.
-ti lascerò all'inizio della strada, va bene?
Disse stringendole le mani con la mano libera.
-okay, grazie per avere capito.
-figurati.
Le sorrise, era il massimo che potesse fare in quelle circostanze.
-Noah come sta?
-sta fatto, ecco come sta. A proposito che ci facevi con lo spacciatore di Noah?
-vive con me.
Disse.
Lui la guardò malissimo.
-non scherzare su queste cose, dai, sii sincera, che ci facevi?
-te l'ho detto, abito anche con lui.
-allora sei seria!
Esclamò lui stupito.
Non sapeva bene in quel momento come stesse, il che era preoccupante.
-pensavi di dirmelo un giorno?
Domandò scocciato.
In quel momento avrebbe voluto liberarsi di lei, provava molta rabbia.
-non è colpa mia, Tom.
Come non hai potuto scegliere i genitori io non ho potuto scegliere con chi convivere.
-potresti fare qualcosa come convincere il ragazzo a non somministrare la sostanza a Noah e invece te ne stai con le mani in mano ad aspettare che mio fratello muoia di overdose, sei complice anche tu Jasmine!
Disse.
Era ferito e chi è ferito alza un muro, il suo era un muro di rabbia.
-Non è colpa mia. Comprendo la tua rabbia ma non sono io il nemico. Soffro anche io e mi sento complice del tuo mal stare, mi sento in colpa per quello che la dipendenza di Noah ti sta facendopassare. Quel giorno tornando a casa mi sono sentita in colpa per non essere riuscita a convincere Bill a rincasare senza dare la roba a Noah. Sto male anche io, Tom. Vorrei fare qualcosa ma non posso fare niente, ho le mani legate.
Disse mentre Tom spegneva il motore dell'auto.
Erano all'inizio della via ed era ora di lasciarla andare.
-prima che tu vada voglio scusarmi per averti accusata.
Le si sciolse il cuore e sorrise.
-ho sbagliato anche io, non ti preoccupare, okay? Ora torna a casa e fatti una bella dormita.

Nella città del Sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora