fammi felice essendo felice.

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-Tom?
-sì?
Disse guardando la ragazza.
Erano in macchina da pochi minuti e fino a quel momento nessuno dei due aveva aperto bocca.
-io ti amo ma tu perché ami me?
-che intendi?
La interrogò lui aggrottando la fronte e gettando il mozzicone della sigaretta fuori dal finestrino poi lo alzò.
-oh avanti lo sai.
-no a dire il vero non lo so. Non ho capito dove stai andando a parare. Non ti devo spiegare perché ti amo, è impossibile. Quando si ama lo si fa e basta.
-si ma perché me?
Lui alzò le dita dal volante e scosse la testa.
-e tu perché ami me? È come se ti chiedessi questo.
-bhe... Sei stato gentile e disponibile. Mi hai ascoltata e sei stato educato, ti sei interessato alla mia vita... Non ti sei fermato all'apparenza.
-perché qual'è l'apparenza?
Lei si irrigidì e tacque.
-allora?
La guardò... Non parlava più; guardava il finestrino, sembrava volesse sparire o almeno essere invisibile.
Questo cambiamento improvviso a che era dovuto?
Aveva detto qualcosa di sbagliato? L'aveva ferita? Che aveva fatto per causare un cambiamento comportamentale del genere? Non gli sembrava di avere detto cose così sbagliate quindi si sentì interdetto e spaesato.
-mi vai bene così e qualsiasi sia il problema per il quale ti sei estraniata dal mondo se centra con quello che sei torna nel mio di mondo che non hai nulla di cui preoccuparti: sei perfetta così come sei.
-sono perfetta così come sono? Mi prendi in giro? Andrebbe bene se non lavorassi nel locale in cui eravamo poco fa. Tom, in poche parole sono una puttana, vendo il mio corpo ed è già abbastanza per farsi qualche domanda sul motivo per il quale mi ami: non sono alla tua altezza.
Rispose lei reggendo il volto con la mano chiusa a pugno sulla guancia.
Lui sospirò e chiuse gli occhi, poi parcheggiò di fronte a casa sua.
Erano arrivati ma Tom voleva terminare il discorso.
-quando ci siamo incontrati grazie a quali circostanze è accaduto? Il tuo lavoro. Ora che stiamo parlando a cosa lo dobbiamo? Al tuo lavoro. Il bacio che ci siamo scambiati a cosa lo dobbiamo? Al tuo lavoro, quindi avanti Jasmine fammi felice essendo felice.
Comprendo che tu possa sognare altri lavori come comprendo che quello non sia l'ambiente migliore dove svolgere un'attività lavorativa ma prima o poi si cambierà strada, la vita non è composta da un percorso ma da piu percorsi quindi fatti forza, dai.
Accennò un tentativo di movimento ma si bloccò; non sapeva il motivo ma si fermò istintivamente.
A quell'impedimento compensò Jasmine che lo baciò.
Le parole che aveva usato erano state d'impatto, immediate e ne aveva percepito la sincerità: la avevano toccata.

Era un bacio passionale, uno di quelli in cui le labbra si toccano ma sembra che si stiano toccano i cuori, uno di quelli in cui le labbra si toccano morbidamente; era un po' come se fossero una chitarra che finalmente, dopo anni fosse stata presa in mano e fatta suonare e quel suono era armonioso, piacevole all'orecchio.

Le labbra di Tom scivolarono sul collo di lei tra la spalla e la mascella... Ecco quello era meglio di mille altre cose materiali.
Lei gli accarezzò i rasta e appoggiò il mento sulla spalla sinistra di Tom, profumava di buono: di arancia, caffè, peonia e di fumo; quest'ultimo era ancora molto presente ma non abbastanza per coprire quello di base.
Non erano prossimi ad andare oltre il bacio, stavano solo diventando leggeri con le ali soffici dell'amore.

Nella città del Sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora