portami via.

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Tom stava aspettando Jasmine, era impaziente ed agitato fino alla punta delle dita.
Picchiettava con queste contro il volante.
Perché ci metteva tanto?
Guardò in su, vide Jasmine litigare con Millie, poi una figura si fece spazio tra le due e la discussione terminò.
Pensò che le persone migliori sono quelle che non sanno di esserlo, Jasmine era migliore di tutti, stava sempre una spanna sopra gli altri ed era vittima dei suoi sogni, non delle sue "scelte sbagliate".
Era una persona stupenda, sicura di sé... O meglio si mostrava cosi ma dentro era indifesa e sapaventata.
Era anche vivace, gentile e per lui aveva una funzione salvifica.

La porta si aprì e Jasmine uscì, portava sulla spalla un borsone nero che appariva colmo.
Salì in macchina e lo guardò.
-portami via.
Disse stringendo la corda del borsone.
-non mi dici niente? Sono sotto casa tua, insomma... Non dovrei esserlo.
Disse lui mettendo in moto.
-già dovresti essere sotto le coperte... Con me al tuo fianco.
Disse guardando davanti a sè.
-suona bene.
Disse inclinando la testa.
-non portarmi più in quella casa.
-cosa? Ma sei impazzita?
Replicò lui sgranando gli occhi.
-sì, credo di esserlo.
Annuì.
-cosa stiamo rischiando?
Chiese Tom sistemandosi la cascata di rasta.
-bhe... Potrebbe incaricare qualcuno di pedinarci, potrebbe ucciderci, potrebbe torturarci, fare male alle persone a cui vogliamo bene e stai sicuro che non lo farebbe mai in prima persona ma incaricherebbe qualcun'altro.
Lui irrigidì la mascella e lei lo baciò.
-potrebbe anche non fare niente.
-ah se si azzarda a toccarti la tocco io con una pistola e premo il grilletto. Non le conviene farti male.
Disse alzando la mano.
Non ne era convinto, non lo avrebbe mai fatto in realtà.
-non farà niente... non lei.
-nessuno deve toccarti. Anzi possono toccarti ma solo per accarezzarti.
Jasmine sorrise, era bello sentire quelle cose, si sentiva umana, tornava a sentirsi una persona.

-eccoci.
Disse parcheggiando.
Fermò l'auto e la spense.

-ciao ragazzi!
Era Dave, il proprietario del bar in cui avevano parlato tempo prima.
-hey.
Disse Tom avvicinandosi al bancone.
Si sedette e Jasmine fece lo stesso.
-hai visto Noah?
Chiese Tom.
-no, penso sia ancora in casa.
-perfetto, grazie. Puoi prepararmi un panino?
-ovviamente si, e per te Jasmine?
-per me una brioches al cioccolato, per favore.
Disse e si sistemò i capelli dietro le orecchie.
Tom la guardò come si guardano le stelle e sorrise, era un sorriso sottile ma non per questo non abbastanza visibile.
-un giorno voi due vi sposerete.
Disse in un sospiro.
-chissà magari hai ragione.
Rispose Jasmine stringendo la mano a Tom.
-sarebbe per l'eternità, è molto tempo.
Disse Tom, pareva spossato ma forse era scosso e preoccupato per quello che sarebbe potuto accadere a Jasmine... E a lui stesso.
-io quel tempo voglio passarlo in libertà... Con lei al mio fianco.
Disse tenendo la mano libera chiusa sulla tempia.
-hey Tom! Parliamone di questa roba!
Fu una voce giovane quella che interruppe il chiacchiericcio delle persone.
Era Noah, reggeva una bustina in mano e la sbatte sul bancone.
-non possiamo parlarne dopo?
Chiese fissando la bustina.
-no.
Rispose secco il fratello, incrociò le braccia e lo guardò arrabbiato.
Jasmine osservava le spalle di Tom poi lui si girò e la guardò con un uno sguardo che sembrava parlare e diceva: "Noah l'ha scoperto."
-okay.
Sospirò.
Lo tirò con sé fuori dal bar.
Tutti seguirono le due figure, stavano zitti e li guardavano.
Jasmine gli squardò tutti.
Iniziarono a borbottare, emergevano commenti; la ragazza li detestò.
Giudicare senza sapere è da persone stolte e incerte, da persone che hanno una vita incompleta.
-puoi accompagnare un margarita al panino di Tom? Lo pagherò io non preoccuparti.
Chiese lei cortesemente.
-mi hai letto nel pensiero.
Disse lui pensieroso.

Nella città del Sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora