OverPower 3.2 - Parte 3

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Giorno 0 (ter)

Non ho quasi dormito per l'aspettativa e per l'afa.
Sono le cinque e trenta del mattino e decido di alzarmi, o almeno ci provo: ogni mattina maledico questo corpo sempre più obeso, sempre più flaccido, sempre più pesante. Ansimo e mi sollevo a fatica aiutandomi con un maniglione che ho saldamente avvitato al muro.
Negli ultimi quattro anni ho accumulato più di cinquanta chili, e senza neppure abbuffarmi. Questione di metabolismo, mi hanno detto.
Una volta in piedi mi appoggio alla parete e lancio uno sguardo disgustato al letto che ho appena lasciato: sembra una tana intrisa di sudore. Mi trascino lentamente verso il bagno e lascio scorrere l'acqua per la doccia mentre mi guardo nello specchio.
"Io sono Oscar Dome" dichiaro scandendo le sillabe. Lo specchio mi risponde muto, sogghignando e mostrandomi il solito volto nero e grasso che apparteneva a Black-Ciccio e che ora è il mio.
Ho smesso di compiangermi da molto tempo, e da quel momento ho lavorato durissimo per un unico scopo: ritornare di nuovo al momento dell'OverPower 3.2.
E questo accadrà oggi.
Oggi è il giorno zero.
Me lo ripeto nella mente senza pronunciarlo. Non voglio vedere le labbra gonfie di Black-Ciccio sillabare le parole che io penso, e non voglio ascoltare la sua voce mentre le dice.
È un momento mio, non suo.
Distolgo lo sguardo dallo specchio e mi lavo le mani, poi indosso i guanti monouso per usare la toilette e farmi la doccia: il pensiero di toccare questo corpo mi fa inorridire dallo schifo, non mi ci sono mai abituato, come ad un sacco di altre cose.
Mi lavo e indosso dei vestiti puliti. L'unica cosa che riesco ad infilare sono una t-shirt grande quanto una tenda da campeggio e un paio di jeans morbidi e giganteschi che potrebbero essere usati senza difficoltà anche da un elefante.
"Durerà poco, durerà poco, durerà poco" - ripeto come un rosario - "oggi è il giorno del ritorno, fra poche ore sarò Oscar Dome di nuovo." Il solo pensiero mi eccita e mi commuove.
Ho deciso che la prima cosa che farò sarà una corsa a perdifiato. Non ho mai amato correre, neppure quando avevo il fisico per farlo, ma ora darei qualunque cosa per riuscire a sollevare le gambe in maniera sciolta, a lanciarle in avanti e cadere leggero sui piedi senza spezzarmi le caviglie.
Salto la colazione e mi dirigo immediatamente al laboratorio.
Ecco una cosa che ho imparato ad apprezzare di Black-Ciccio: il suo laboratorio! Ai tempi dell'OverPower 3.2 Black abitava nella periferia di Bellbourg più distante dalla centrale e questo ha fatto sì che la sua casa non venisse danneggiata dall'esplosione.
Il garage - come ho scoperto quando ho dovuto per forza di cose assumere la sua identità - era stato trasformato in un centro per gli esperimenti, e benché le apparecchiature fossero in generale dozzinali e datate, mi sono servite enormemente per ripartire con il mio progetto: ricostruire il DOTTER, procurarmi la domeìte, comprare un altro Benjamin e rifare tutto il percorso daccapo.
Ma - ovviamente - in molto meno tempo.
Entro nel laboratorio e penso che Oscar Dome, in questo stesso momento, si sta ancora arrabattando con un Benjamin poco potente e una disponibilità insufficiente di domeìte, assolutamente inadeguata al viaggio intertemporale che sta progettando di compiere. Pur tuttavia, non saranno questi elementi a fare fallire il suo primo tentativo di ritorno, bensì la carcerazione. Lui questo ancora lo ignora. So che non ce la farà a ritornare all'OverPower e conosco molto bene il suo profondo, dolorosissimo sconforto, che fu il mio. Io invece sono libero e ho un vantaggio enorme: so ciò che è accaduto e ciò che accadrà. Ci sono già passato.
Conosco l'ora esatta in cui arriverà il temporale, il momento in cui si svilupperanno i fulmini più potenti, so che il Benjamin attualmente sul mercato è ancora poco efficiente e per questo ho apportato delle migliorie che l'azienda produttrice inventerà solo fra due anni; so che la domeìte non era abbastanza, nella mia vita precedente, ma questa volta lo sarà.
Io tornerò e prenderò il posto di Oscar Dome, che è il mio, mentre il mio alter-ego sarà in carcere, a sbattere i pugni contro la parete e contemplare da dietro le sbarre il temporale, incapace di rassegnarsi al fatto che il rientro ad OverPower 3.2 debba essere rimandato.
Chissà che ne sarà di lui, una volta che io sarò di nuovo io!
A questo proposito ci sono innumerevoli teorie, tutte molto recenti (sembra infatti che dopo la scoperta delle proprietà della domeìte i fisici si siano dilettati a gettare nella spazzatura le vecchie teorie sui viaggi nel tempo risalenti al secolo scorso, declamandone di nuove che spesso si sono rivelate, tuttavia, semplicemente un rimaneggiamento di ipotesi novecentesche, ringiovanite dall'autorevolezza data dalla conoscenza della domeìte). Sempre di ipotesi si tratta, comunque, giacché l'unico che potrebbe legittimamente dire la sua sull'argomento - il sottoscritto - si guarda bene dal farlo.
Ne ho studiate tante, di teorie sui viaggi nel tempo. Ne ho accettate molte come plausibili, altre le ho rifiutate, altre ancora le ho derise. Poi ho cambiato idea su quasi tutte.
Ovviamente, nessuna ha mai contemplato il mio caso (io stesso non avrei mai immaginato fosse possibile, prima di quattro anni fa).
L'implicazione che mi intriga di più è: nel momento in cui si passa da un mondo in un tempo A allo stesso mondo in un tempo B, cosa accade al mondo nel tempo A?
Qui, le teorie spaziano a trecentosessanta gradi: molti sostengono che ogni singolo istante dia origine ad un universo parallelo, che quindi possano coesistere infiniti universi con infinite storie, e che il viaggio nel tempo altro non sia che il balzo da uno di questi universi all'altro; altri ipotizzano che il ritorno in un tempo passato azzeri l'universo presente, in modo che esista sempre e solo un universo possibile, in cui è possibile saltare avanti e indietro nel tempo e variare il destino a seconda dei vari avvenimenti.
Naturalmente c'è poi chi teorizza che viaggiando nel tempo si possa cambiare la storia e chi invece è assolutamente certo che gli eventi siano immutabili, chi passa ogni singolo istante della propria vita cercando di trovare una risposta plausibile ai vari paradossi dei viaggi nel tempo e chi, più filosoficamente, si arrende all'idea che la soluzione si scoprirà solo nel momento in cui si presenterà la circostanza.
Ho studiato molto ma non ho trovato una risposta che mi convincesse. D'altro canto non sono un filosofo, né un fisico teorico, sono uno scienziato e un inventore, e la mia preoccupazione principale - soprattutto ora - non è sviscerare i misteri e le incongruenze dei viaggi nel tempo, ma viaggiare io stesso. Possibilmente oggi!
Organizzare questo ennesimo giorno zero è stato solo un ripasso, salvo che per un elemento che in passato non avevo assolutamente calcolato e che invece era di importanza incommensurabile: rientrare nel corpo giusto. L'errore occorso è stato di gravità inaudita e le conseguenze che sto pagando sono incalcolabili.
A questo scopo ho affinato ulteriormente il DOTTER e ho rivissuto mentalmente ogni singolo istante del giorno OverPower 3.2 e di quelli immediatamente precedenti per ritrovare un intervallo di tempo in cui fossi completamente da solo, nel raggio d'azione di una massa di domeìte elettricamente carica.
Per fortuna, tale intervallo di tempo esiste.
Ne esistono due, in realtà, ma nel primo è presente Bingo, lo scimpanzé che usammo come cavia. Mi sentirei di escludere la possibilità che il mio evoluto cervello possa trasmigrare nel corpo di un primate, ma gli esperimenti in questo campo si limitano ad un unico, drammaticamente fallimentare episodio, e la sola prospettiva che questa eventualità sia realizzabile è raggelante.
Ho optato per il secondo intervallo di tempo, seppure molto più breve.
Improvvisamente, avverto il metallico ronzio del campanello della porta . Non aspetto visite e mi secca riceverne di inaspettate, anche se - ripensandoci - può essere un'unica persona: mia moglie.
Cioè, la moglie di Black-Ciccio.
Cammino sbuffando fino alla porta, apro e me la trovo davanti. Il suo viso in controluce è una maschera d'ebano ravvivata da due occhi tondi come lune. Sembra molto più vecchia di quanto non sia in realtà e la colpa è mia: non ho scelto io di diventare Black-Ciccio e non ho nessun desiderio di assomigliare a lui, né nel comportamento, né nel ragionamento, né - soprattutto - negli affetti. Da quattro anni, cioè da quando suo marito è diventato a sua insaputa una persona diversa, cerca di convincermi ad andare in analisi.
Ci manca solo questa! Dover raccontare ad uno psicologo la mia vita!
Nel frattempo, è stata lei a doversi rivolgere ad uno specialista, per capire cosa fosse cambiato e dove avesse sbagliato (è ancora convinta di essere una cattiva moglie, poveretta!)
Non potendo vivere con una sconosciuta trattandola come una moglie, l'ho lasciata - abitare da solo è anche la soluzione migliore per portare a termine il mio progetto di ritorno al passato - ma lei non ha mai ceduto: è convinta di potermi riconquistare e non ha firmato le carte per il divorzio.
La faccio entrare senza tante cerimonie. Non sono neppure le sei e mezzo del mattino, ma non è inusuale che mi passi a trovare a quest'ora: è un'affermata giornalista di una testata web e inizia a lavorare molto presto. Devo riconoscere che nella sua professione è veramente in gamba: in mancanza dei figli che non le ho dato, e che non le darò, si dedica con tutte le sue energie al lavoro, anche se il suo desiderio di maternità è evidentissimo. Se solo sapesse quali mocciosi impertinenti ne verrebbero fuori, mi ringrazierebbe! Ricordo ancora il volto di suo figlio quando, in una vita precedente, mi insultò chiamandomi assassino. Non è molto edificante gioirne, ma obiettivamente sono contento che quel rompiscatole non sia mai nato.
Il motivo della sua visita lo capisco dopo qualche istante, nel momento in cui mi mostra un capiente sacchetto, dal quale estrae un pacco regalo grande come un cuscino. "È per il tuo compleanno" precisa con paziente dolcezza, come se la sua caparbietà nel considerarsi mia moglie potesse un giorno, improvvisamente, scatenare il miracolo e far tornare il suo vecchio Black-Ciccio, quello che lei amava. Sicuramente ricambiata.
Prendo il pacco, lo appoggio sul tavolo e lo scarto con delicatezza. Il suo affetto per il marito mi incute un rispetto che prevarica sull'indifferenza che provo nei suoi confronti.
Il regalo è una camicia a fiori stile hawaiano dal gusto un po' vintage, come vanno di moda ora. Se la t-shirt era grande come una tenda da campeggio, questa camicia ha le dimensioni di una vela da parapendio. La provo e mi calza perfettamente. Sospiro: vuol dire che nessun'altra camicia tra quelle che ho nell'armadio è ormai sufficientemente ampia. Vuole anche dire che la mia pseudo-moglie mi osserva e si preoccupa per me. Rimango a fissare la camicia e mi scopro quasi commosso.
"Grazie, ne avevo bisogno. Danno temporali per questa notte e farà freddo" dico quasi senza rendermene conto. E poi ancora "Non era il caso che mi facessi un regalo..."
Lei mi sorprende con un bacio a fior di labbra che non ricambio e che accetto solo per gentilezza.
"Non per come sei, ma per come eri" sottolinea lei.
Dovevano essere una coppia molto innamorata - penso - e per la milionesima volta mi domando cosa ci faccia tra di loro quest'intruso di Oscar Dome.
Lei inizia a parlare, cercando come sempre di stringere un legame comunicativo tra noi, ma non c'è nulla che io possa o voglia dirle. Spesso ho pensato di rivelarle la verità, di spiegarle perché non sono l'uomo che ha sposato anche se ne indosso il corpo, ma poi ho preferito tacere: ho paura che divulgare la verità possa compromettere il progetto di ritorno.
Devo stare estremamente attento: ritornare al momento dell'OverPower 3.2 è la priorità assoluta, tutto il resto è secondario. Ciononostante, non riesco a non provare compassione per questa donna intelligente, tenace e profondamente innamorata. Fra poche ore questo dramma sarà finito - penso tra me, ma rivolto a lei - e quando il tempo sarà tornato indietro, potrai riavere il tuo vero marito, il suo affetto, la vostra vita insieme e anche i figli che finora ti ho negato (basta che se ne stiano alla larga da me).
Glielo auguro con tutto il cuore, perché in fondo è una donna così buona. Ha smesso di parlare e mi sistema la camicia, stirandomela con la mano sul torace. Mi chiedo che gusto ci provi ad accarezzare un uomo così grasso e molliccio.
Allontano la sua mano da me e noto il Tributo. Anni fa veniva indossato molto spesso, specialmente dalle donne, e ho sentito dire che è tornato di moda. Come sempre, provo sentimenti contrastanti.
Si tratta solitamente di due piccoli cappucci neri che coprono l'ultima falange del dito medio e anulare della mano sinistra.
Subito dopo l'incidente dell'OverPower, quando si scoprì che era stata Selene a sventare l'esplosione del reattore, mia sorella venne innalzata al ruolo di eroina e molte ragazze, in segno di riconoscenza, cominciarono ad imitarne l'abbigliamento e l'acconciatura. Presto comparvero anche questi cappucci che nascondevano le falangi di cui Selene era priva, per assomigliarle in una prerogativa che era unicamente sua. Una macabra iniziativa - secondo me - oppure un tributo - secondo gli altri. La moglie di Black-Ciccio non indossa la tradizionale versione nera (non darebbe il senso della mancanza, sulle sue dita naturalmente scure) bensì una variante più kitsch, di colore granato intenso a ricordare l'obelisco in porfido che svetta al centro del Parco della Rimembranza. Per quanto io ammiri mia sorella, e per quanto io le voglia bene, trovo di cattivo gusto queste dimostrazioni di solidarietà postuma.
"Porti ancora quei cappucci?" le chiedo. La mia pseudo-moglie si irrigidisce. La sua stima per Selene rasenta la devozione e sono quasi certo che una parte della benevolenza che ancora serba nei miei confronti è dovuta al fatto che io la conoscevo - come Black-Ciccio, naturalmente.
"Per alcuni indossare il Tributo è una moda, per me no" - mi risponde con dolce severità - "Saremmo tutti morti se quella ragazza non avesse sacrificato la sua stessa vita."
Annuisco svogliatamente, non volendo iniziare un dibattito sulla questione, ma lei mi riprende garbatamente, interpretando il mio atteggiamento come insofferenza.
"Neppure tu ti saresti salvato, lo sai. È stato provato che i rifugi antiatomici non avrebbero resistito all'esplosione del reattore. Inoltre, ci sarebbero state perdite radioattive tali da contaminare l'intera nazione. Pensaci: centinaia di migliaia di morti, e le conseguenze delle radiazioni che si protraggono per generazioni! Selene è stata la nostra salvatrice!"
"Certamente. E sono anche d'accordo sull'obelisco, sul parco e sulla cerimonia annuale di commemorazione, ma trovo l'idea del cappucci un po'... un po' feticista, ecco."
Lei inspira profondamente e le sue narici si dilatano come le froge di una giumenta. "Dovresti portarle più rispetto" - sottolinea - "E smettere di difendere il professor Dome, anche se è suo fratello."
Mi si drizzano i peli sulle braccia quando sento qualcuno parlare di me in terza persona, e quando si tratta di commenti negativi i miei muscoli si contraggono istintivamente. Lei non se ne accorge, ma sono tesissimo, in atteggiamento di difesa come un animale di fronte ad una minaccia.
"Oscar Dome è un genio. Quello che è successo non è colpa sua" obietto fin troppo precipitosamente, ma lei non può sospettare la verità.
"Non capisco come tu possa parlare così di lui, dopo come ti ha trattato! Gli hai chiesto un lavoro come ingegnere e ti ha sbattuto la porta in faccia; sei tornato quando avevi bisogno di soldi per curare tuo padre e ti ha assunto come tecnico della manutenzione pagandoti una miseria! Proprio te, che all'università avevi vinto due borse di studio per le tue capacità!"
Sbuffo con noncuranza e faccio finta di essere intento a ripiegare la camicia. Sembra quasi che il genio adesso sia Black-Ciccio, anziché Oscar Dome! Solo una moglie innamorata può sostenere una cosa simile.
"E comunque l'incidente è sicuramente colpa sua" - incalza infervorandosi - "anche al processo è venuto fuori che aveva disinserito i sistemi di sicurezza per fare in modo che il software non interrompesse l'esperimento, pur sapendo del rischio!"
Apro la bocca per obiettare ma lei continua ad inveire. Che ci posso fare? È una giornalista! Qualunque cosa io dica, si ostinerà a credere alla versione più intrigante, e incolpare il migliore è sicuramente un gioco che richiama frotte di invidiosi.
Ma è l'allusione al processo quella che mi secca la gola, tanto che sento il bisogno di bere un bicchiere di acqua fresca.
Subire un processo da innocente venendo accusato dai colpevoli è atroce; riviverlo dall'esterno, nelle spoglie di uno degli accusatori, è devastante. Penso a Switch, che era l'informatico responsabile dei sistemi di sicurezza e che al processo ha osato incolpare me di aver provocato l'incidente! È vergognoso che gli abbiano persino creduto! E pensare che sarebbe potuto diventare mio cognato! Mi riprometto di impedire ogni rapporto tra Selene e quel vigliacco traditore, una volta ritornato all'OverPower 3.2.
Anche gli altri componenti del team si sono rivoltati in blocco contro di me. Da un lato si atteggiano a grandi estimatori di Selene, e dall'altro fingono di ignorare che lei avrebbe sofferto a vedere il suo caro fratello trattato come un delinquente!
Tra gli accusatori, non posso non soffermarmi a pensare a Black-Ciccio.
La gola mi si inaridisce ulteriormente.
Bevo e cerco di concentrarmi su cosa proverò quando mi chiederanno di incolpare Oscar Dome - me stesso! - di avere rifiutato l'ingresso al bunker a due donne, condannandole pertanto (così sosterrà l'avvocato dell'accusa) a morire a causa dell'esplosione, prima di riuscire a raggiungere il bunker 2.
L'uomo di cui vesto il corpo fu il testimone chiave, nonché - nella mia vita precedente - la causa della breve prigionia che mi costò la possibilità di effettuare l'esperimento.
Ora sto per rivivere lo stesso episodio, ma dall'altro punto di vista. Oggi sono Black-Ciccio e sono chiamato a testimoniare contro Oscar Dome.
Lo farò?
Accuserò il vero me stesso?
Infangherò il mio nome e la mia dignità dichiarando che Oscar Dome è un assassino?
La risposta è: sì, lo farò.
La motivazione ha basi scientifiche più che etiche, come in quasi tutti gli atti che compio: niente deve discostarsi troppo da quanto già accaduto, o il futuro diventerà imprevedibile. Per la mia esperienza - e di certo sono l'unico ad averla! - la teoria secondo cui la storia è immutabile è quella più infondata. Posso ammetterlo con certezza. Un giorno - non in questo tempo, ma in quello che raggiungerò nuovamente oggi - diventerò l'uomo più famoso del mondo, scriverò innumerevoli trattati e terrò conferenze su questa mia incredibile esperienza.
Ma non con la faccia e la pancia di Black-Ciccio, questo è certo!
La verità è che ogni battito di ali di farfalla cambia gli eventi, e riavvolgendo il tempo per poi riviverlo, i battiti di ali si moltiplicano all'infinito, creando imprevedibili ramificazioni che a loro volta si diramano per ulteriori strade. Niente rimane uguale e il comportamento di un singolo atomo può cambiare l'universo.
Siccome potenzialmente tutto può cambiare, non mi stupisce che molto sia cambiato. Osservo il viso serio della mia pseudo-moglie e non posso non riflettere sul fatto che nella sua prima vita sarebbe già diventata madre, mentre con me come marito non lo diventerà mai.
Al di là di questo, per ora nessuna di queste modifiche ha provocato grandi sconvolgimenti negli eventi a livello generale, ed è per questo che, mio malgrado, sono costretto a commettere l'infamia suprema: testimoniare contro me stesso. Spedire Oscar Dome in galera per tre giorni e, successivamente, per altri cinque anni. Non ho alternative, purtroppo. Siccome in questo "tempo bis" sono io l'unico elemento di diversità, ogni cambiamento partirà a raggiera da me e influenzerà per primo le persone a me vicine, il paese in cui abito, le mie frequentazioni.
Finora, la marea strisciante delle conseguenze della mia presenza nel corpo di Black-Ciccio non ha apportato modifiche tali da impedire il mio progetto di ritorno al passato, ma cambiare il destino di Oscar Dome potrebbe influenzare la mia storia in maniera radicale, e non posso permettermelo.
Oggi pomeriggio, dopo il processo e dopo che Oscar Dome sarà stato incarcerato, io raggiungerò i ruderi della centrale e attiverò la domeìte proprio durante il temporale. Il DOTTER è settato in maniera perfetta; il Benjamin e stato potenziato e la domeìte... beh, per reperirla userò un colpo di genio: rubarla a me stesso! Cioè, rubarla ad Oscar Dome. Mi dispiace, ma dovrò farlo.
Nella mia prima vita ho speso più di tre anni e un discreto patrimonio per viaggiare nei luoghi dove erano avvenute delle piogge meteoriche e scavare alla ricerca della domeìte, nascondendola poi tra i ruderi della centrale.
In questa seconda, con il corpo e le misere finanze di Black-Ciccio, ho anticipato i tempi: sono andato a recuperare solo la domeìte che sapevo Oscar Dome avrebbe trovato in seguito.
Anche questa è nascosta alla centrale, in un altro punto. Oggi pomeriggio, mentre il vero me stesso piangerà di sconforto chiuso in una cella, quest'altro me stesso riunirà i depositi di materiale in uno solo, accenderà il DOTTER e il Benjamin, e lascerà che il fulmine lo riunisca al suo corpo nel passato, e per la precisione al momento esatto in cui la domeìte dell'OverPower 3.2 si attiverà.
Ma prima, ho un compito importante e gravosissimo da compiere.
Guardo la mia pseudo-moglie e lei - forse, involontariamente, gliel'ho domandato con gli occhi - mi risponde che mi accompagnerà al processo. Mi specchio con indosso la mia nuova camicia a fiori. "Non avrò nessuna nostalgia di te" penso rivolto alla goffa, strabordante immagine che mi osserva con uno sguardo che non è il mio.

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